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Disastri. Studio su Deepwater Horizon: danni ambientali più gravi di quelli dichiarati

where New York (Stati Uniti) when Lun, 17/02/2020 who roberto

I risultati dell’Università di Miami contestano le stime precedenti sul disastro nel Golfo del Messico perché le concentrazioni di petrolio più piccole e più profonde sfuggono alle rilevazioni satellitari

Dieci anni dopo il disastro ambientale deepwater.jpgcausato dallo scoppio della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, avvenuto il 20 aprile 2010 nelle acque del Golfo del Messico, un nuovo studio dell’Università di Miami, in collaborazione le università della Georgia e della Florida, rivela che i danni in realtà sono stati il 30% superiori a quanto stimato.

Se si tengono in considerazione le correnti oceaniche, la temperatura e la biodegradazione del greggio, i ricercatori hanno osservato che una sostanziosa parte del petrolio riversato in mare è fino ad oggi rimasta invisibile agli occhi dei satelliti, ma è tuttavia tossica per gli organismi marini fino a 1,3 chilometri di profondità. L’impatto ambientale, spiegano i ricercatori, molto più ampio rispetto a quello causato dalla marea nera identificata dai dati satellitari. Il greggio, spiegano i ricercatori, ha raggiunto la piattaforma continentale della Florida occidentale, le coste del Texas, e delle isole Florida Keys.

Per l’autore Igal Berenshtein “attualmente, i satelliti forniscono informazioni più rapide e accurate delle posizioni delle chiazze di petrolio. Ma un sversamento di petrolio può estendersi anche nella colonna d’acqua dove le correnti sono separate dalla circolazione superiore”. In sostanza, l’inquinamento è stato determinato solo a livello superficiale. Claire Paris-Limouzy, docente all'Università di Miami e co-autrice dello studio, ha spiegato che sono state usate delle simulazioni al computer tridimensionali per tracciare il petrolio e sono state notate delle discrepanze tra i nuovi risultati e le stime precedenti perché alcune concentrazioni di petrolio più piccole spesso sfuggono alle rilevazioni satellitari. "Quando si tratta della superficie - ha spiegato - si vedono come degli strati spessi, facilmente individuabili con un satellite". Riferendosi poi alle concentrazioni più piccole di petrolio, la professoressa ha detto che si possono sentire all'olfatto ma non vedere. Un portavoce della British Petroleum (BP), proprietaria della piattaforma, si è rifiutato di commentare i risultati dello studio. Quello della Deepwater Horizon è considerato il disastro ambientale più grave della storia americana, avendo superato di oltre dieci volte per entità quello della petroliera Exxon Valdez nel 1989: non a caso è stato ribattezzato Marea nera. Undici persone morirono all'istante in seguito alla violenta esplosione.

BP, emissioni zero entro il 2050 - Il colosso energetico britannico BP ha annunciato che raggiungerà la sua neutralità carbonica entro il 2050 senza indicare nel dettaglio quale strategia attuerà per raggiungere l'obiettivo. L'impegno riguarda sia le emissioni legate all'estrazione di petrolio che alla produzione di gas. BP ha indicato soltanto che intende aumentare gli investimenti nelle attività “verdi”, che attualmente rappresentano solo il 5% degli investimenti complessivi ma non ha fornito cifre di dettaglio. Altra indicazione che arriva da BP è la volontà di ridurre le emissioni di metano, gas con un pronunciato effetto serra, nella produzione di idrocarburi.

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