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Fanghi contaminati in Lombardia, ecco le misure della Regione

where Milano when Lun, 31/05/2021 who roberto

L’assessore Rolfi: fanghi nei campi vietati in 59 comuni bresciani, scelta lungimirante. Urgente cambiare norme per agevolare l’uso di sostanza organica

Da sempre i fanghi di depurazionefanghi-bs.jpg e i gessi di defecazione ottenuti con l’aggiunta di acido solforico al letame sono un ottimo concime per restituire sostanza organica ai terreni agricoli, ma recenti fatti di cronaca hanno rilevato abusi, come lo spandimento di fanghi contaminati. Secondo i Carabinieri Forestali di Brescia, si è trattato smaltimento illecito di rifiuti l’uso di 150mila tonnellate di fanghi rilasciati nei campi agricoli senza sottoporre i fanghi al trattamento previsto e con l’aggiunta di acido solforico; questo materiale è stato usato per concimare 3.000 ettari di terreni agricoli nelle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.

"I recenti fatti di cronaca dimostrano come i fanghi industriali siano problematici per l'agricoltura e per i campi. Rivendico con orgoglio la scelta di vietarne lo spandimento in 59 Comuni bresciani, 167 in tutta la Lombardia". Lo ha detto l'assessore regionale lombardo all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi. La Regione Lombardia ha vietato anche per l'anno campagna 2020-2021 lo spandimento dei fanghi da depurazione per uso agronomico in 167 Comuni del territorio. L'impiego dei fanghi per uso agronomico è consentito solo su terreni non localizzati in Comuni in cui la produzione di effluenti da allevamento, dovuta al carico zootecnico, superi il limite fissato dalla Direttiva nitrati e dalla norma regionale di settore (170 chili di azoto per ettaro l’anno per le zone vulnerabili; 340 chili per le zone non vulnerabili). "Quella dei fanghi in agricoltura - ha aggiunto l'assessore - è una materia delicata, che qualcuno cerca di sfruttare per un tornaconto economico. Per questo la rigidità normativa della Regione Lombardia è da prendere come modello".

"Per il futuro - ha affermato l'assessore - occorre favorire una vera economia circolare in agricoltura, che parta da un utilizzo intelligente della sostanza naturale, ossia dei prodotti organici delle nostre stalle, semplificando la normativa e stimolando i processi di innovazione nella gestione dei reflui per consentire di abbattere notevolmente l'azoto e le emissioni attraverso l'iniezione o la fertilizzazione sotterranea. È necessario il riconoscimento del digestato derivante dalla digestione anaerobica come fertilizzante per creare una alternativa green alle scorciatoie dei gessi di defecazione che vengono trasformati in fertilizzanti per aggirare la normativa sulla direttiva nitrati". "Le soluzioni esistono - ha concluso Rolfi -, serve un approccio non ideologico. L'alternativa ai fanghi e alla chimica nei campi è la materia organica in grado di dare fertilità e capacità di ritenzione idrica al terreno".
 
Legambiente: "Una piaga che affligge il territorio”
“Quello dello spandimento di fanghi da depurazione e gessi di defecazione è una delle pratiche che più sta mettendo a dura prova la vita dei residenti nei territori della bassa bresciana – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. – Troppo spesso vengono segnalate dai cittadini situazioni al limite a cui però spesso non seguono fatti concreti per limitare i danni alla salute dei cittadini. Una situazione insostenibile, che ha generato situazioni al limite come questa, un vero e proprio sistema criminale. Più volte in questi anni abbiamo denunciato le pratiche illegali presenti nel territorio bresciano, ma frequenti ovunque anche nel resto della Lombardia. Per questo serve urgentemente un cambio di passo con controlli più puntuali e stringenti, si deve alimentare un circuito agricolo virtuoso e la definizione di un percorso di economia circolare del sistema della depurazione”.
 
Il Movimento Cinquestelle
Simone Verni, consigliere regionale del M5S Lombardia, afferma: “L’indagine della procura di Brescia, purtroppo, ci dà ancora ragione e conferma l’assoluta stasi di Regione Lombardia che continua ad ignorare le nostre sollecitazioni in materia. Abbiamo già depositato, il 25 maggio, un’ennesima interrogazione. In aggiunta, chiederemo in aula, il prossimo 8 giugno, di chiarire quali siano i rapporti, esistenti o asseriti, emersi dalle intercettazioni pubblicate dalla stampa, tra Luigi Mille, attuale presidente di AiPo, l’ente interregionale che cura la sicurezza idraulica lungo il Po e gli affluenti, gli assessori regionali Rolfi e Guidesi, ma soprattutto con Fabio Carella, direttore di Arpa Lombardia. Chiederemo di sospendere in via cautelativa (ed eventualmente revocare) Luigi Mille dal suo incarico e chiederemo a Regione Lombardia di uscire dal letargo decennale e imporre il controllo puntuale di ogni spandimento da parte di Arpa”.

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