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Finanza verde. Bcg: servono contromisure per frenare i costi del meccanismo Cbam sull’import di CO2

where Milano when Lun, 17/10/2022 who roberto

Il nuovo report di Boston Consulting Group analizza lo scenario esistente e sottolinea il ruolo chiave della tecnologia dell’informazione

La Commissione europea ha stabilitocarbon-tax-v12jpg.jpg di introdurre dal 2023, un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam): un’imposta sui prodotti ad alta intensità di carbonio importati in Ue. La misura vuole sostenere l’industria europea in fase di decarbonizzazione e anche intensificare la pressione sui produttori extra-UE per la decarbonizzazione dei loro impianti, affinché possano rimanere competitivi in Europa. Se attuato efficacemente, quindi, il Cbam ridurrà le emissioni globali ridefinendo inoltre il vantaggio competitivo, e come emerge dal report di Bcg per Sap “How Technology Can Tame the EU Carbon Tax on Imports”, la chiave per implementarlo efficacemente in un contesto così complesso può essere la tecnologia dell’informazione. È indubbio, infatti, che una gestione corretta del processo Cbam risulti fondamentale per tutti i player, sia per evitare sanzioni e restare competitivi, sia per progredire nell’azione contro il cambiamento climatico.
La tassa avrà un impatto strategico e amministrativo significativo sulle catene di fornitura globali e riuscire a gestire la conformità ai requisiti, richiederà un notevole sforzo: per i primi tre anni la misura riguarderà i settori dell’elettricità, acciaio, ferro, alluminio, cemento e fertilizzanti, ma potrebbero essere inclusi anche idrogeno, plastica e prodotti chimici.

Dopo il periodo di transizione, gli importatori dovranno calcolare e pagare un’imposta su ogni tonnellata di CO2 associata ai materiali che introducono in UE: avranno la responsabilità di documentare e pagare l’impronta di carbonio sia dei materiali che dei prodotti finiti. Ciò equivale a farsi carico dell’impronta di carbonio di tutti i fornitori e anche di chi fornisce questi ultimi. Molte aziende dell’Ue dovranno quindi rivolgersi a fornitori con minori emissioni di carbonio, oppure impegnarsi affinché i processi dei propri fornitori diventino più efficienti da questo punto di vista. “Perché ogni azienda che fa parte della catena del valore possa caricare e scaricare in modo agile le informazioni sulle emissioni e calcolare correttamente l’imposta, diventano necessarie soluzioni informatiche in grado di calcolare le emissioni di carbonio secondo la metodologia approvata dall'UE e di garantire uno scambio sicuro di dati, - spiega Pietro Romanin, managing director e partner di Bcg. - Il rischio, altrimenti, è quello di incorrere in costi di gestione e manutenzione particolarmente ingenti oltre che di esporsi a eventuali errori di compliance”.
Un sistema integrato di questo tipo, invece, consentirebbe ai produttori di avere piena visibilità sulle emissioni della propria catena di fornitura, sulle tasse sul carbonio pagate alla frontiera e su quelle da pagare, e al contempo garantirebbe agli importatori di richiedere correttamente sconti ed esenzioni (che sono previsti, ma spetterà agli importatori stessi dimostrare l’ammissibilità e richiederli).

L’importanza di una soluzione informatica che possa aiutare le aziende a orientarsi in questo scenario complesso è ancora più evidente se si pensa che anche Canada, Regno Unito e Usa stanno valutando politiche simili, come l’Inflation Reduction Act (Ira), approvata recentemente dal Congresso statunitense con lo scopo di accelerare la transizione ecologica abbattendo il costo di molte leve di decarbonizzazione delle aziende.
Con il tempo, quindi, nascerà un sistema di nuove norme con cui le multinazionali dovranno necessariamente confrontarsi e per le aziende europee sarà determinante essere tempestive e pronte per conservare o guadagnare vantaggio competitivo.
Inoltre, il Cbam avrà un forte impatto finanziario: la Commissione europea ha calcolato che gli importatori dovranno sostenere costi aggiuntivi per circa 2 miliardi di euro all'anno entro il 2030.

L’analisi di Bcg suggerisce che entro il 2032 il costo del ferro e dell'acciaio importato nell'Ue da Usa e Regno Unito potrebbe aumentare del 6%, dalla Turchia del 10%, dalla Corea del Sud del 12%, dalla Cina del 17% e dall'India del 32%: l'impatto potrebbe ricadere sui settori automobilistico, edile, degli imballaggi e degli elettrodomestici, che sono i maggiori utilizzatori di prodotti legati al Cbam.
In ultima analisi, l’imposta dipenderà sia dall’intensità di carbonio del bene in questione che dal prezzo del carbonio per tonnellata, che sarà fissato dal mercato interno del carbonio dell’UE, soggetto a fluttuazioni.
“L’utilizzo di strumenti tecnologici abilitanti diventa necessario sia in termini di efficienza, poiché le nuove tecnologie permettono di fare un lavoro preciso evitando una burocrazia dispendiosa, che di efficacia, per evitare costi rilevanti legati ad un’eventuale non compliance. Avere poi uno strumento capace di assicurare dati certi è di fondamentale importanza, in particolare alla luce dell’attuale contesto di mercato, che vede l’introduzione dell’Ira americano e le conseguenti pressioni sull’operato dell’Ue in merito al Cbam”, conclude Romanin.
 
Lo studio di Bcg sul Cbam: https://www.bcg.com/it-it/publicatio...

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