Il nimby degli altri. Il Marocco: “Non saremo la pattumiera d’Italia”
Anche A2A e Greenpeace sono intervenuti sulla vicenda, ma su posizioni opposte. Manifestazione antitaliana a Rabat
Si è svolta davanti al ministero dell'Ambiente di Rabat una manifestazione contro l'arrivo dei rifiuti dall'Italia in Marocco. La protesta è stata organizzata dalla Rete democratica per la conferenza sul clima Cop22, che si terrà a novembre a Marrakech.
La manifestazione si è svolta in contemporanea con la conferenza stampa della ministra marocchina dell'Ambiente Hakima el-Haité sul tema dell'importazione dei rifiuti italiani in Marocco, e in particolar modo sulla polemica in corso nel paese sul fatto che le ecoballe arriverebbero (pare) da Napoli, sebbene il ministro italiano dell’Ambiente Gian Luca Galletti abbia specificato che i rifiuti sono stati caricati legalmente in un porto abruzzese.
Gli ambientalisti marocchini hanno chiesto l'apertura di un'inchiesta sul traffico di denaro che gira intorno allo smaltimento di rifiuti provenienti non solo dall'Italia, ma anche dalla Francia, sottolineando che è necessario appurare chi sono le persone coinvolte.
I rifiuti in arrivo - Si tratta di 2.500 tonnellate di rifiuti da smaltire nei cementifici di al-Jadida, Casablanca e Settat. Secondo il cementificio di al-Jadida, dove era programmato lo smaltimento dei rifiuti, i materiali non sarebbero pericolosi: "È un mix di plastica e carta, cose che tutti noi abbiamo in casa nostra. Abbiamo deciso di testare le nostre nuove macchine di riciclaggio con questi rifiuti importati dall'estero, nella prospettiva di poter riciclare anche la nostra spazzatura in futuro". Le due navi cariche di rifiuti provenienti da Francia e Italia "hanno ricevuto tutte le autorizzazioni ambientali del caso: tutto era nella norma e non abbiamo riscontrato alcun pericolo".
Le proteste - La protesta è montata su internet: "Il Marocco non è una discarica!" è il titolo della petizione che ha raccolto sul web decine di migliaia di firme. “No all'arrivo dei rifiuti dall'Italia sul territorio marocchino in quanto rappresentano un pericolo per la salute pubblica”, recita l'appello. L'iniziativa è volta anche a chiedere al governo di non smaltire quei rifiuti “per le possibili conseguenze sull'agricoltura e per l'eventuale diffusione di malattie”.
I sindacati che fanno parte della Coalizione marocchina per la giustizia climatica ritengono “inaccettabile il fatto che il Marocco accetti i rifiuti da qualsiasi paese, perché questo può provocare danni e minacciare la salute dei cittadini”. I sindacati appoggiano inoltre la campagna contro l'uso delle buste di plastica e per l'introduzione delle buste biodegradabili nel paese nordafricano.
I politici marocchini - Il gruppo al Senato di Rabat del partito islamista moderato liberale Giustizia e Sviluppo, al governo in Marocco, ha dato il via libera alla creazione di una commissione d'inchiesta sul carico di rifiuti giunto dall'Italia. Secondo il sito web marocchino Le 360, la creazione di questa commissione è attesa nei prossimi giorni. Attraverso il sito internet del Pjd, il senatore Abdel Ali Hamidine ha confermato la disponibilità del suo gruppo a dar vita alla commissione d'inchiesta sull'importazione dei rifiuti, in quanto "la salute dei marocchini viene prima di tutto, a prescindere dalle polemiche politiche". Wadi Ben Abdullah, presidente del gruppo parlamentare liberale nel parlamento a Rabat, ha spiegato a Hespress di “voler fare chiarezza per il popolo, considerato che siamo in campagna elettorale vogliamo avere un rapporto di trasparenza con i nostri elettori. Non ci bastano le parole del governo: vogliamo sapere di più“.
La denuncia alla magistratura - L'associazione nazionale per la lotta alla corruzione di Rabat ha incaricato l'avvocato marocchino Ishaq Sharia di fare causa al ministero dell'Ambiente. Secondo il quotidiano locale Siyasi, Sharia è stato “incaricato di sporgere denuncia davanti al tribunale amministrativo e penale di Rabat contro il ministro dell'Ambiente, Hakima el-Haité, e contro l'amministrazione della dogana che ha consentito l'arrivo di questo carico di rifiuti”. L'accusa è quella “aver compiuto dei crimini che minacciano la salute dei cittadini marocchini e aver violato le leggi in materia”.
Valotti A2A protesta - "È uno scandalo che si dica che a un bambino viene un tumore per un termovalorizzatore, è una cosa che andrebbe punita dalla magistratura". Non usa mezzi termini il presidente di A2A e di Utilitalia, Giovanni Valotti, nell'attaccare "un certo ambientalismo" e la strumentalizzazione del dibattito sullo smaltimento dei rifiuti "a fini politici", nel corso della presentazione del piano di sostenibilità della multiutility. "Vogliamo essere un'azienda leader anche nel dibattito sul Paese, quando incontro certe associazioni di ambientalisti e consumatori glielo dico, ‘siete rimasti indietro di 15 anni’. In Italia c'è un dibattito scandaloso, le città più verdi in Europa, da Copenaghen ad Amsterdam, hanno un termovalorizzatore, perché bruciare rifiuti per ottenere energia è meno inquinante che utilizzare combustibili fossili" ha detto Valotti. "Credete che le ecoballe di Acerra vengano smaltite in modo sostenibile in Marocco? Noi crediamo che sia necessario confrontarsi sui numeri, sui dati e le risultanze scientifiche, mentre vediamo che c'è chi sfrutta il dibattito per fini politici o elettorali. È uno scandalo che si dica che a un bambino viene un tumore per un termovalorizzatore". A2A gestisce i termovalorizzatori di Brescia, Bergamo, Milano, Pavia e Acerra ed è impegnata a ottenere l'autorizzazione per costruire un termovalorizzatore a San Filippo del Mela, nell'ambito della trasformazione in un polo energetico integrato della centrale a carbone di cui è proprietaria nei pressi di Milazzo (Messina).
Greenpeace scrive a Galletti - Greenpeace Italia ha scritto una lettera al ministro dell’Ambiente per chiedere chiarimenti sulla natura delle diverse tonnellate di rifiuti italiani che, secondo quanto riportato da diversi media, sarebbero stati trasportati di recente in Marocco. Secondo gli accordi internazionali in vigore, l’Italia, in quanto firmataria della Convenzione di Basilea, non può in nessun caso esportare rifiuti pericolosi verso altri Paesi non-Ocse, come appunto il Marocco. Per esportare tipologie di rifiuti considerati non pericolosi, ovviamente l’Italia ha il dovere di rispettare eventuali divieti contenuti nelle leggi del Paese importatore. Ad esempio, poiché il Marocco ha ratificato il Protocollo di Smirne della Convenzione di Barcellona, le norme di importazione dei rifiuti in questo Paese sono particolarmente severe ed escludono, ad esempio, materiali derivanti dalla raccolta indifferenziata di rifiuti solidi urbani e rifiuti infiammabili come gli pneumatici fuori uso. “Se, come riferito dai media, l’Italia ha davvero esportato in Marocco rifiuti urbani e pneumatici fuori uso, saremmo in presenza di una palese violazione del diritto internazionale”, dice Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. “Il trasporto nel Mediterraneo di rifiuti da incenerire è comunque un grave pericolo per l’ambiente. L’incenerimento di qualsiasi tipo di rifiuti dovrebbe essere vietato, per impedire l’immissione nell’ambiente di sostanze chimiche pericolose che potrebbero avere un grave impatto sulla salute delle persone e sugli ecosistemi”, conclude.