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Oceani. Al via il progetto Hotmic contro la microplastica nell'Atlantico

where Pisa when Lun, 08/06/2020 who roberto

L'Università di Pisa metterà al servizio di Hotmic le innovative tecniche sviluppate per identificare le diverse tipologie di microplastiche: si tratta di milioni di tonnellate l’anno

Un oceano di plastica: si stima che hotmic.pngnell'Atlantico ne arrivino ogni anno dai cinque ai tredici milioni di tonnellate, una presenza di cui però si conosce molto poco, appena il 10%, soprattutto a causa delle microplastiche. E proprio per colmare questa lacuna è partito Hotmic (Horizontal and vertical oceanic distribution, transport, and impact of microplastics), un progetto triennale finanziato con 2,3 milioni di euro nell'ambito del programma europeo JPI Oceans a sostegno dei mari denominato Healthy and Productive Seas and Oceans.

 
La ricerca
I paesi europei impegnati nel progetto Hotmic sono sei e per l'Italia l'unico partner è il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa. Hotmic ha l'obiettivo di mappare la presenza delle microplastiche dalla costa Atlantica europea sino al vortice nord atlantico. Con questo progetto si metteranno a punto metodologie analitiche e si faranno campagne di campionamento delle microplastiche, anche sotto i 10 micron, per valutarne entità, tipologia, distribuzione, rotte dagli estuari fino al mare aperto e dalla superficie sino ai fondali, modalità di degradazione e di interazione con organismi biologici.
L'intento è porre le basi per una più accurata valutazione dei potenziali rischi per l'ambiente e per gli organismi marini. In particolare, i chimici e ricercatori dell'Ateneo pisano metteranno in campo le tecniche uniche che hanno ideato per identificare e quantificare le diverse varietà di microplastiche.
 
Una metodologia innovativa
"Abbiamo sviluppato una metodologia del tutto originale che ci consente di identificare i diversi tipi di microplastica, polimero per polimero - spiega Valter Castelvetro dell'Ateneo pisano - : sino ad oggi la tecnica più comune e utilizzata si limitava infatti a fare una separazione grossolana delle microplastiche dai sedimenti, seguita da una laboriosa e inaccurata conta tramite tecniche di microscopia e spettroscopia microscopica".
Per caratterizzare le microplastiche saranno quindi utilizzate diverse tecniche di separazione tramite estrazione o depolimerizzazione delle microplastiche, associate a tecniche analitiche di spettroscopia non distruttiva (Raman, FT-IR, microscopia) e distruttiva (HPLC, Py-GC/MS, EGA/MS).
 
Identificare le insidie
"La sfida è identificare i principali inquinanti plastici: le insidie maggiori - conclude Castelvetro - arrivano dai frammenti di plastica più fini, come ad esempio i prodotti di degradazione di imballaggi plastici, le microsfere di polistirene che derivano da alcuni prodotti cosmetici o le microfibre dei tessuti sintetici, che più facilmente entrano nella catena alimentare degli organismi acquatici".
 
I ricercatori
Il gruppo di ricerca dell'Università di Pisa coordinato da Valter Castelvetro è composto da Francesca Modugno, Alessio Ceccarini, Andrea Corti, Mario Cifelli e Antonella Manariti. Oltre all'Ateneo pisano fanno parte del consorzio di Hotmic GEOMAR come capofila insieme all'Università Tecnica di Monaco per la Germania, l'Università della Danimarca meridionale, l'Instituto Português do Mar e da Atmosfera e il centro MARE della Universidade Nova de Lisboa per il Portogallo, l'Università di Ghent in Belgio e l'Università di Tartu in Estonia.
 
Per saperne di più www.oceanblogs.org/hotmic/

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hotmic
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