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Orso bianco senza casa. Minimo storico per la banchisa artica

where Ottawa (Canada) when Mar, 26/03/2013 who matteo

La “Last ice area” tra Canada e Groenlandia è l’ultimo baluardo per la conservazione dell’animale simbolo riconosciuto di tutte le specie a rischio estinzione a causa del cambiamento climatico e le ricerche di petrolio. Nuova campagna del Wwf

Viene chiamata “Last ice area”, ed è l’ultimo baluardo per la conservazione dell’orso polare, simbolo riconosciuto di tutte le specie a rischio estinzione a causa del cambiamento climatico: circa 1,3 milioni di chilometri di ghiacci spessi, a cavallo di Groenlandia e Canada, in grado di resistere alla fusione estiva e supportare la vita della fauna selvatica e dei popoli indigeni, oggi minacciati dall’innalzamento delle temperature globali e dallo spettro delle esplorazioni petrolifere favorite dall’apertura di passaggi navigabili tra i ghiacci.
Dal 1979 – quando sono iniziati i primi rilevamenti satellitari – l’area si è quasi dimezzata e la superficie della banchisa artica estiva, che si forma naturalmente durante i freddi inverni artici per poi ridursi quando le temperature crescono in primavera ed estate, ha raggiunto nel 2012 il minimo storico passando da 7 a 3,41 milioni di chilometri quadrati. A questi ritmi, nel 2050 il 75% degli orsi polari saranno scomparsi. Non a caso l’Iucn ha recentemente iscritto gli ultimi 22mila esemplari rimasti nella lista degli animali a rischio estinzione.
Il Wwf lancia in queste ore la nuova campagna per proteggere l’orso polare e la Last ice area (www.wwf.it/orsobianco): l’occasione è il quarantesimo anniversario dell’Agreement on the conservation of polar bears, l’accordo internazionale sottoscritto da Canada, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia e l’ex Unione Sovietica nel 1973.
“Gli orsi possono nuotare per ore, per decine di chilometri, prima di raggiungere la banchisa polare da cui poter cacciare – osserva Isabella Pratesi, direttore delle politiche di conservazione internazionali del Wwf Italia. – Meno ghiaccio significa meno cibo, e minori possibilità di sopravvivere per i piccoli. Ma significa anche aprire la via alla navigazione industriale e alle esplorazioni petrolifere, che minacciano questo paradiso di acqua e ghiacci, un tempo inaccessibile ma oggi sempre più vulnerabile a causa delle attività dell’uomo”.

Tutte le info della campagna per salvare l’orso polare: wwf.it/orsobianco

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