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Le politiche per il clima. Il Parlamento europeo approva la riforma dell’Ets e il Fondo Sociale

where Strasburgo (Francia) when Lun, 27/06/2022 who roberto

Tre elementi importanti del piano Fit for 55 della Commissione di Bruxelles. Sì al dazio sul contenuto di CO2 dei prodotti importati da fuori dell’Europa

Il Parlamento europeo ha approvatofitfor55.jpg tre elementi del piano Fit for 55 della Commissione di Bruxelles. In particolare, sono stati votati la riforma dell’Ets, cioè il mercato delle quote di emissione di CO2; il dazio sul contenuto di CO2 dei prodotti importati da fuori dell’Europa e il Fondo sociale per il clima.

La creazione di un Fondo sociale per il clima serve ad aiutare le persone più colpite dalla povertà energetica e a far fronte all'aumento dei costi della transizione energetica. Il Fondo dovrebbe includere: misure temporanee di sostegno diretto al reddito (come la riduzione delle tasse e delle tariffe energetiche) per far fronte all'aumento dei prezzi del trasporto su strada e del combustibile per riscaldamento; investimenti nella ristrutturazione degli edifici, nelle energie rinnovabili e per passare dal trasporto privato a quello pubblico, al car-pooling e car-sharing e all'utilizzo di modi di trasporto attivi quali la bicicletta. Le misure potrebbero prevedere incentivi fiscali, voucher, sovvenzioni o prestiti a tasso zero.

Contrariamente a quanto sostenuto dalla Commissione europea, per evitare che i cittadini debbano sostenere costi aggiuntivi alla pompa del carburante o nella bolletta del riscaldamento, gli eurodeputati chiedono che edifici residenziali e i trasporti privati non siano inclusi nel nuovo sistema prima del 2029, e possano esserlo dopo quella data solo dopo una valutazione dell' impatto della misura. Di conseguenza, il Fondo sociale per il clima - che nei piani originari avrebbe dovuto alimentarsi dai proventi del nuovo Ets - appare ridimensionato rispetto alla proposta della Commissione europea.

Gli eurodeputati stimano le risorse a disposizione in 16,4 miliardi di euro dal 2024 al 2027. La Commissione europea indicava 23,7 miliardi nel periodo 2025-27, per arrivare a 72 miliardi nel 2032. Per quanto riguarda le emissioni, rispetto alla proposta della Commissione europea gli eurodeputati chiedono che la riduzione delle emissioni dei settori Ets sia più graduale nella fase iniziale per accelerare in quella finale, arrivando a un taglio della CO2 del 63% al 2030 rispetto al 2005. La Commissione chiedeva il 61%. È stata approvata l'estensione del sistema alle emissioni del trasporto marittimo; passa anche il progetto di un Ets specifico per edifici e trasporti, ma solo per le aziende.

La fine delle quote gratuite, su cui c'era stata rottura l'8 giugno a Strasburgo, è prevista in cinque anni, dal 2027 al 2032. Approvato anche l'emendamento che include gli inceneritori e termovalorizzatori municipali nel campo di applicazione del sistema Ets. Il meccanismo di adeguamento del prezzo della CO2 alle frontiere consiste nell'applicare ad alcuni prodotti importati il prezzo del carbonio dell'Ue-Ets, in modo da non svantaggiare le imprese europee nei confronti di quelle di Paesi che non hanno le stesse regole stringenti sul clima. Secondo gli eurodeputati, dovrebbe entrare gradualmente in vigore dal 2027 al 2032, data che segnerà il pieno regime del sistema e la corrispondente fine delle quote di emissione gratuite di cui beneficiano le industrie ad alta intensità energetica dell'Ue. Le quote gratuite rimarrebbero solo per i prodotti Ue esportati. Gli europarlamentari vogliono che il campo di applicazione sia esteso. Oltre a cemento, ferro/acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità (come proposto dalla Commissione europea), il Cbam dovrebbe coprire anche polimeri (plastica), sostanze chimiche organiche e idrogeno, previa valutazione di impatto della Commissione. I proventi del sistema dovrebbero andare nel bilancio Ue, per ripagare i debiti del Next Generation EU. Ma la richiesta dell'Europarlamento è che dal bilancio Ue arrivi una quota di finanziamenti pari ai proventi del sistema, per finanziare le politiche climatiche dei Paesi in via di sviluppo.

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