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Rifiuti: riempivano capannoni al Nord, 11 arresti

where Milano when Lun, 14/10/2019 who roberto

I rifiuti della Campania, le carte di credito, le intercettazioni, gli incendi

Riempivano di rifiuti illeciti capannoni rifiuti-capannoni.jpgabbandonati nel Nord Italia e ne seppellivano altri in una cava dismessa in Calabria. Undici persone, tutte operanti nel settore dei rifiuti, e connesse allo stesso giro illecito che emerse dopo il rogo di Corteolona (Pavia) sono state arrestate dai Carabinieri forestali. I carabinieri forestali dei gruppi di Milano, Lodi, Pavia, Torino, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro, hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Milano.
Le indagini, dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, sono la prosecuzione dell'Operazione "Fire Starter", che nell'ottobre del 2018 ha portato all'arresto di altre sei persone ritenute legate al rogo del capannone di Corteolona (Pavia), e "hanno permesso di evidenziare dinamiche di più ampia portata - si legge in una nota dei Carabinieri - individuando un'organizzazione criminale, capeggiata da soggetti di origine calabrese, tutti con numerosi precedenti penali, i quali, attraverso una struttura composta da impianti autorizzati e complici, trasportatori compiacenti, società fittizie intestate a prestanome e documentazione falsa, gestivano un ingente traffico di rifiuti urbani ed industriali provenienti da impianti campani e finivano in capannoni abbandonati del Nord Italia o interrati in Calabria".
Anche dal Mezzogiorno
C'erano anche rifiuti campani, e in particolare di Napoli e Marcianise (Caserta). Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa tenutasi stamani al Comando provinciale dei carabinieri, a Milano, alla presenza del procuratore aggiunto, Alessandra Dolci, e del sostituto, Silvia Bonardi.
I rifiuti, compreso umido e indifferenziato provenienti da Napoli, arrivavano in Lombardia tramite un'azienda di Busto Arsizio (Varese), e di qui poi, una volta intasati i capannoni locali, finivano in Calabria, "in zone a vocazione agricola e paesaggistica", anche vicino al mare.
Nel Comasco
I rifiuti finivano al Nord a Como (in località La Guzza), a Varedo (Monza e Brianza) nell'area ex Snia, a Gessate e Cinisello Balsamo (Milano), per un ammontare di circa 60 mila tonnellate accertate.
Il sito ex Snia "copre un'area ampissima nei comuni di Limbiate e Paderno Dugnano per 400mila mq di superficie. Da circa 15 anni il sito è in stato di abbandono a causa della fine della produzione industriale e non è stato ancora oggetto delle opere di bonifica previste". Al Sud finivano in una cava a Gizzeria (Catanzaro), dove già nel 2014 erano stati scoperte armi e droga in fusti interrati, e alla Cava Parsi a Lamezia Terme, in modo così incurante di ogni regola da causare "la devastazione di un intero territorio".
Sequestri e arresti
Complessivamente, nel corso dell'indagine, sono state sequestrate 14mila tonnellate di rifiuti, che solo nel 2018 "hanno fruttato 1 milione e 400 mila euro". Il principale indagato ha 35 anni ed è originario di Siderno (Reggio Calabria), definito il "dominus del sodalizio", catturato a casa sua, a Erba (Como). Con lui è finito in carcere un uomo di 41 anni originario di Locri (Reggio Calabria). Per altri nove sono stati chiesti i domiciliari. Tra di loro anche una consulente ambientale, iscritta all'albo in Lombardia, che operava per consigliare le migliori modalità di smaltimento illecito.
L’intercettazione
"È sequestrato, tu mi devi dare l'impianto indietro...tu me lo devi dare!  Avevamo il problema dell'amministratore? Bene ora l'amministrazione non c'è più, è pulito, candido come la candeggina". Lo afferma, nel corso di una intercettazione ambientale, uno dei principali indagati durante una trattativa a Saronno (Varese) per convincere padre e figlio imprenditori a cedere le loro quote di una società ambientale.
Gli incendi
C'era anche la Ipb di via Chiasserini, a Milano, tra le aziende in cui sono stati conferiti irregolarmente i rifiuti oggetto dell'indagine coordinata dalla Dda di Milano, che ha portato a 11 arresti in diverse regioni d'Italia. La Ipb fu oggetto di un rogo doloso divampato il 14 ottobre 2018, per il quale sono stati effettuati 15 arresti da parte della Polizia di Stato e chieste condanne fino a 6 anni di carcere nel corso del processo che ne è seguito. La Smr Ecologia, l'azienda-chiave dell'ultima indagine, di rifiuti ne ha conferiti in grande quantità nel sito milanese.
L'indagine ha una fortissima connessione con un altro rogo avvenuto in Lombardia, quello di Corteolona (Pavia) verificatosi il 3 gennaio 2017, come anticipato dai Carabinieri forestali. Il principale indagato per i fatti nel Pavese, infatti, ha avuto 700 contatti telefonici con il principale indagato di quella odierna.
Le carte di credito
Non contanti portati in borse di nascosto, ma carte di credito, bonifici in chiaro e prestanome "candidi come la candeggina": tutto online, tutto tracciabile e tutto a prezzi altissimi, come di norma nel settore dello smaltimento illecito di rifiuti. Secondo quanto spiegato dagli inquirenti, a Milano i pagamenti dei conferimenti illeciti giravano su regolarissimi bonifici, che venivano effettuati "in anticipo" dal proprietario dei rifiuti, o da chi li aveva in carico, verso chi se li prendeva in carico alleggerendo lo smaltimento, generalmente al collasso. "I conti correnti venivano poi drenati - hanno spiegato i magistrati - tramite l'utilizzo sistematico di carte di credito prepagate". Le indagini hanno anche accertato connessioni con Germania, Turchia (contatti per esportazioni di materiale plastico) e Tunisia (dove l'uomo avrebbe una partecipazione societaria in un cementificio).
I commenti
"Un'operazione importantissima, condotta dai Carabinieri Forestali dei gruppi di Milano, Lodi, Pavia, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro: nord e sud uniti per smantellare un gruppo di criminali che riempivano di rifiuti del Sud i capannoni del Nord. I miei complimenti agli uomini dei Carabinieri Forestali e della Direzione distrettuale antimafia di Milano". Così il ministro dell'Ambiente Sergio Costa sull'arresto di undici persone aggiungendo che "questa è la strada giusta perché un'operazione del genere ha anche una forte azione deterrente”.

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