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Rifiuti. Scoperti gli incendi dei capannoni e i traffici

where Treviso when Lun, 11/05/2020 who roberto

Operazione dei carabinieri del Noe di Treviso e della finanza a Salerno. Costa: "Un duro colpo alla criminalità ambientale, portato a segno grazie all'impegno in contrasto dei roghi di rifiuti"

Due durissimi colpi al crimine ambientalerifiuti-capannone.jpeg in Veneto e in Campania, “un grande risultato che è scaturito dall'attenzione che lo Stato ha impresso negli ultimi anni al contrasto del fenomeno dei roghi dei depositi di rifiuti" è il commento del ministro dell'Ambiente Sergio Costa.
 
I capannoni dei rifiuti a Treviso
I Carabinieri del Noe di Treviso, diretti in quasi un anno di indagini dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia, hanno dato esecuzione alle ordinanze di misura cautelare per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti a carico di 9 persone.
I rifiuti provenivano da varie regioni, tra cui la Campania, per essere scaricati in capannoni abbandonati del Veneto e dell'Emilia Romagna e essere poi dati alle fiamme.
L'indagine avviata nel febbraio del 2019 ha avuto origine da un monitoraggio condotto in ambito nazionale dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale nell'ambito di una mirata azione di contrasto al fenomeno degli incendi, sia di alcuni impianti formalmente autorizzati alla gestione dei rifiuti, sia di diversi capannoni industriali dismessi.
 
Il capannone abbandonato
Questa particolare attenzione al fenomeno ha portato alla segnalazione dei Carabinieri della Compagnia di Legnago, che informavano il NOE di Treviso di alcuni movimenti sospetti di mezzi pesanti nei pressi di un capannone sito nella provincia veronese in disuso da anni. L'attività si è inizialmente sviluppata sotto la direzione della Procura della Repubblica scaligera per poi migrare, per la competenza dell'ipotesi di reato che si andava delineando, alla Procura Distrettuale di Venezia.
 
L’analisi dei dati
Attraverso l'incrocio di numerosi servizi svolti sul territorio, l'ausilio di tecnologie ed un'approfondita analisi documentale, sono stati acquisiti elementi di responsabilità nei confronti di soggetti operanti nell'ambito del trattamento e trasporto dei rifiuti i quali, previa attribuzione di falsi codici dell'Elenco Europeo Rifiuti e nei formulari, gestivano illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali provenienti dalla Campania, dalla Toscana e da altre Regioni del Nord Italia.
 
La rete di abusi
Le indagini hanno ricostruito importanti elementi in ordine a ben 25 trasporti illeciti e il deposito in capannoni in disuso in Veneto e in Emilia Romagna, tempestivamente sequestrati nel corso dell'attività e hanno individuato elementi di responsabilità per lo smaltimento di circa 2700 tonnellate di rifiuti, per lo più rifiuti speciali.
In merito alle ditte che appaiono maggiormente coinvolte è stato possibile calcolare un illecito profitto di oltre 700mila euro, desunto dallo smaltimento dei rifiuti del tutto irregolare ed effettuato anche con mezzi non autorizzati.
 
Il blitz
Il blitz conclusivo effettuato nelle prime ore di stamattina ha visto all'opera, oltre al NOE di Treviso, supportato da un velivolo del 3° Nucleo Elicotteri di Bolzano, i militari dei NOE coordinati dai Gruppi Tutela Ambientale di Milano e Napoli oltre che personale dei Comandi Provinciali di Verona, Padova, Vicenza, Mantova, Milano, Monza/Brianza, Napoli, Salerno e Caserta.
 
Risultati
Nove persone tratte in arresto e sottoposte agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico; due persone sottoposte all'obbligo di dimora; sequestro preventivo degli impianti, uffici, sedi legali ed operative di tre ditte delle quali due di trattamento e una di trasporto rifiuti; di 10 motrici/rimorchi variamente utilizzati per il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti, per un valore complessivo di circa 500 mila euro;  della somma di oltre 700mila euro a carico complessivo delle 3 ditte indagate, quale profitto del reato di traffico illecito di rifiuti
 
Il traffico internazionale dei rifiuti
Vede coinvolti due spedizionieri doganali e sette africani interessati ai carichi il traffico internazionale di rifiuti emerso nell'ambito della maxi-operazione scattata in Campania che ha visto impegnati 250 militari della Guardia di Finanza di Salerno.
 
I pannelli solari rubati
L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore di Salerno Elena Guarino e dal procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale, ha consentito il sequestro di oltre 60 tonnellate di rifiuti, speciali e non, nonché di oltre 1.000 pannelli fotovoltaici e di circa 100 accumulatori di energia elettrica di provenienza furtiva e destinati al continente africano.

Insospettabili
Nell'indagine risultano coinvolti il direttore ad interim dell'ufficio delle Dogane di Salerno, il vicedirettore ma anche di due avvocati del foro di Salerno e di un dipendente del Ministero della Giustizia. A questi ultimi tre viene contestato un illecito accesso ai sistemi informatici e la divulgazione di dati riservati legati al procedimento penale per acquisire informazioni non autorizzate nell'interesse dei funzionari doganali che temevano di essere coinvolti nelle indagini in corso. Una misura interdittiva è stata notificata anche a un militare della Guardia di Finanza che, in concorso con un funzionario doganale, avrebbe attestato fittiziamente il rientro di merci temporaneamente esportare, in realtà mai transitate nel porto di Salerno.
 
Il tabacco per narghilè
L'indagine è partita ad aprile 2018 in seguito a una segnalazione dell'Olaf, l'ufficio europeo antifrode, relativa a un sospetto contrabbando di tabacco per narghilè, in transito per il porto di Salerno e apparentemente destinato in Marocco.
Gli accertamenti, come spiegato in videoconferenza dal procuratore Giuseppe Borrelli, hanno consentito di accertare come il transito, riguardante oltre 5 tonnellate di tabacchi lavorati esteri, era giunto solo apparentemente negli spazi doganali per la successiva esportazione in quanto, con il coinvolgimento di funzionari doganali, era stato registrato fittiziamente in uscita dall'Ufficio doganale di Salerno laddove era stato immesso illecitamente sul mercato. Il tutto ha provocato un'evasione dei diritti doganali stimata in oltre un milione e 200mila euro. Fondamentali ai fini investigativi sono risultate le intercettazioni telefoniche e ambientali audio/video all'interno degli uffici doganali. 

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