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La scienza e il dolore. Scoperti 80 nuovi composti dai pericolosi Pcb della Caffaro di Brescia

where Brescia when Lun, 06/12/2021 who roberto

I policlorobifenili cancerogeni dell’antica fabbrica dismessa - che nel secolo scorso contaminò Brescia - degradano in nuove sostanze inquinanti

Nell’ambito di una ricerca legata pcb-sin-caffaro.jpgalle possibilità di bonifica tramite tecniche biologiche dei suoli agricoli del SinN Brescia Caffaro, storico sito contaminato di interesse nazionale caratterizzato dalla presenza di elevate concentrazioni di policlorobifenili (Pcb) oltre che di diossine, furani, arsenico e mercurio oltre ai limiti consentiti, sono state ritrovate nuove molecole presumibilmente prodotte dalle trasformazioni dei Pcb in Pcb-sulfonati e Pcb-idrossi-sulfonati.
Queste molecole, sconosciute finora, sono state identificate grazie ad una collaborazione fra il gruppo di modellistica ambientale, diretto da Antonio Di Guardo, professore del dipartimento di scienza e alta tecnologia dell’Università dell’Insubria (sede di Como), da Renzo Bagnati ed Enrico Davoli, ricercatori presso il centro di ricerche di spettrometria di massa per la salute e l’ambiente dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e al gruppo di biotecnologie e microbiologia ambientale diretto da Sara Borin, docente dell’Università statale di Milano, dipartimento di scienze per gli alimenti, la nutrizione e l’ambiente.
 
Che cos’è il sito di Caffaro
Da più di un secolo, ai primi del ‘900 alle porte di Brescia non lontano dal cimitero municipale nacque uno stabilimento di produzioni elettrochimiche alimentate dalla centrale idroelettrica sul fiume Caffaro tra le vicine montagne. La Caffaro poi produsse Pcb (policlorobifenili) e altri composti altamente pericolosi, che in un secolo di attività contaminarono la periferia di Brescia e le aree agricole in cui defluiscono i corsi d’acqua della zona.
Oggi l’area è un Sin, sito di interesse nazionale, sottoposto ad attività di risanamento.
 
La ricerca sui composti
Questa ricerca è inserita nell’ambito dell’accordo di collaborazione fra Ersaf (ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste di Regione Lombardia) e i dipartimenti dell’Università dell’Insubria e di Milano per la collaborazione tecnico-scientifica finalizzata al biorimedio dei terreni delle aree agricole del Sin Brescia-Caffaro e loro successiva bonifica. I Pcb sulfonati e idrossi-sulfonati sono stati rilevati nei suoli delle aree agricole del Sin in concentrazioni pari a circa 1% di quelle dei Pcb. La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Science and Technology, dimostra come queste nuove sostanze (più di 80 diversi composti) siano onnipresenti nei suoli agricoli del Sin Brescia-Caffaro, oltre che nei suoli circostanti, mostrandosi come possibili metaboliti dei Pcb.
Attualmente non sono stati ancora identificati i meccanismi biologici della trasformazione dei Pcb nei loro metaboliti sulfonati e idrossisulfonati. In uno studio appena pubblicato dagli stessi ricercatori sulla rivista Environmental pollution si è però mostrato che queste molecole, le cui proprietà tossicologiche ed ecotossicologiche sono al momento ignote, sono accumulate nei lombrichi, invertebrati alla base della rete trofica terrestre e quindi possono rappresentare un potenziale rischio per l’ambiente e l’intero ecosistema terrestre. Infatti, mentre le molecole genitrici (Pcb) sono poco mobili nel suolo, i loro prodotti di trasformazione sulfonati e idrossi-sulfonati sono molto più mobili, soprattutto in acqua, e quindi sono in grado di contaminare le acque potabili e di falda.
 
Il commento degli scienziati
“La scoperta di queste sostanze - commentano i ricercatori - getta una nuova luce in merito al risanamento delle aree contaminate da Pcb, che impone lo svolgimento di studi sul loro destino ambientale (in particolare sulla loro mobilità nel suolo), la loro biodegradabilità, l’identificazione degli organismi responsabili della loro produzione, gli effetti sull’uomo e l’ambiente”.

immagini
pcb