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Si riapre il buco nell’ozono, al Polo Sud un varco di 28 milioni di chilometri quadrati

where Washington (Usa) when Lun, 02/11/2015 who roberto

Dopo anni di riduzione, il fenomeno è tornato ai livelli di qualche anno fa

Secondo le rilevazioni della Nasa e della Noaa (l’agenzia Usa che studia atmosfera e oceani), si è allargato il bucoozonopolonord.jpg nello strato di ozono che, ad altissima quota, protegge la Terra dai raggi ultravioletti dannosi per la vita: possono causare tumori della pelle, cataratta (prima causa di cecità nel mondo secondo l'Oms) e l'indebolimento del sistema immunitario. Il fenomeno non ha niente a che vedere con i cambiamenti climatici ed è legato invece all’uso di cloro, i cui composti chimici, quando diffusi in atmosfera, spezzano il legame dell’ozono.
In particolare, i killer dell’ozono erano i clorofluorocarburi (come il freon) che venivano usati come gas nelle bombolette spray e nei circuiti di raffreddamento di frigoriferi e congelatori. Anche il bromuro di metile, un tempo usato largamente in agricoltura per la preparazione dei terreni prima delle semine, causa gravissimi danni allo strato di ozono. Per richiudere il buco nello strato di ozono l’Onu aveva varato uno dei primi e più riusciti accordi ambientali globali, il Protocollo di Montréal, che ha messo fuori mercato i composti più dannosi per l’ozono.
Una falla da 28 chilometri - Non è ancora allarme, ma nel 2015 - dopo anni in cui la situazione sembrava in miglioramento - la falla nello strato che protegge il Pianeta dai raggi nocivi del sole ha toccato una grandezza massima di 28,2 chilometri quadrati (una superficie pari alla somma di Europa, Usa e Brasile) contro i 24,1 milioni del 2014. Il picco nei cieli dell'Antartide si è registrato il 2 ottobre, più tardi rispetto agli altri anni, e non era mai stata verificata un'ampiezza così elevata in ottobre.
Stando ai dati diffusi dalla Nasa, nei trenta giorni di massima estensione il buco dell'ozono antartico si è attestato su una grandezza media di 26,9 milioni di chilometri quadri, cioè quasi quanto negli anni peggiori, il 2000 e il 2006. Il picco di 28,2 milioni del 2 ottobre è al quarto posto per superficie massima raggiunta.
Dobbiamo restare vigili - "Anche se l'attuale buco dell'ozono è più grande rispetto agli ultimi anni, ciò è coerente con le nostre conoscenze sulla chimica della riduzione dell'ozono, ed è coerente con le condizioni meteo più fredde del solito nella stratosfera terrestre, che favoriscono il fenomeno", ha spiegato Paul Newman della Nasa. Dello stesso avviso l'Organizzazione mondiale della meteorologia (Wmo) delle Nazioni Unite. Il dato "dimostra che il problema del buco dell'ozono è ancora con noi e che dobbiamo restare vigili, ma non c'è motivo per allarmarsi eccessivamente", ha detto Geir Braathen del Wmo.
Nel tempo, il buco si chiuderà: "Un recupero sostanziale è atteso per la metà di questo secolo, anche se sopra l'Antartide avverrà più in là, probabilmente intorno al 2070", quando secondo la Noaa l'ozono stratosferico dovrebbe tornare ai livelli del 1980.

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