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Sindrome Nimby – La crisi non arresta le contestazioni agli impianti: +7%

where Roma when Mar, 21/05/2013 who matteo

Salgono a 354 in tutta Italia i “no” a nuove centrali e infrastrutture. Colpiti perfino i piccoli impianti a energia rinnovabile. Tra i contestatori, i comitati superano i soggetti politici locali

Not in my back yard. Non nel mio giardino. La sindrome Nimby che affligge gli italiani, ma non solo, peggiora. E lo fa nonostante la crisi: nel 2012 i progetti contestati raggiungono quota 354, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2011, il più significativo negli ultimi anni.
Sul totale degli impianti sottoposti al “no” dal nord al sud del paese, 151 sono i casi emersi per la prima volta nel 2012, mentre dei restanti 203 alcuni sono presenti nel database Nimby già dalla prima edizione.
I nuovi numeri sono stati presentati a Roma dall’ottavo osservatorio media permanente Nimby Forum, la banca dati nazionale che dal 2004 monitora la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o in progetto.
Contestate anche le piccole rinnovabili – Anche nel 2012, con 222 opere contestate (62,7% del totale), il comparto elettrico torna a posizionarsi alla testa della classifica. In questo ambito, un fronte di opposizione molto caldo ha investito gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui sono riconducibili 176 contestazioni sulle 354 totali. In particolare, su dieci impianti di produzione di energia elettrica oggetto di opposizioni, ben nove prevedono l’uso di fonti rinnovabili.
I numerosi “no” colpiscono in maniera trasversale centrali di grandi dimensioni ma anche - e soprattutto - piccoli impianti, di potenza inferiore al megawatt: questi ultimi si sono infatti moltiplicati anche in virtù del nuovo percorso autorizzativo semplificato.
In calo di tre punti percentuali rispetto al 2011 sono invece le contestazioni afferenti al settore dei rifiuti (28,3% sul totale), che mantiene tuttavia la seconda posizione dopo il comparto elettrico. Al terzo posto arrivano le infrastrutture, che con un 7,6% sul totale delle contestazioni registrano un trend in ascesa sull’anno precedente (quando si attestavano al 4,8%).
Tra chi dice “no” svettano i comitati – La sindrome Nimby, spiegano dall’osservatorio, “è un fenomeno complesso, capace di assumere le fattezze di soggetti diversi, come privati cittadini, enti pubblici, politici e associazioni”. In prima fila, sul fronte della protesta, si attestano quest’anno i comitati (24,2%), che sottraggono il primo gradino del podio ai soggetti politici locali (20,7%), seguiti dai comuni (18,3%).
Tra le ragioni della contestazione, il 2012 vede prevalere le preoccupazioni per l’impatto ambientale dei progetti: con un’incidenza del 37,3%, questa voce registra una crescita decisa rispetto al 2011 (29,1%), probabilmente anche a causa del cosiddetto effetto Ilva, che ha acuito la sensibilità di tutti gli stakeholder territoriali rispetto al tema dell’ambiente.
“L’incremento record di contestazioni nel 2012 racconta il paradosso di un’Italia divisa tra la necessità di investire per uscire dalla crisi e la paralisi della burocrazia, tra una progettualità che resiste e l’azione strumentale della politica, tra il coraggio di immaginare nuovi percorsi di sviluppo e l’assenza di meccanismi di autentico coinvolgimento dei territori”, commenta Alessandro Beulcke, presidente di Aris, l’associazione che promuove l’osservatorio con la collaborazione di Cittalia – fondazione Anci ricerche.

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