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​Studio. I rifiuti nel cementificio non aumentano l’inquinamento

where Roma when Lun, 09/03/2015 who michele

Uno studio coordinato dal Politecnico di Milano analizza i fumi. Ecologisti e le aziende di servizi pubblici locali: d’accordo con gli studi scientifici, ma le regole sono importanti

Potenziale riduzione di 1,2 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 se la metà dell'energia termica consumata derivasse da combustibili alternativi. È quanto emerge da uno studio sulle implicazioni ambientali dell'utilizzo di combustibili alternativi derivati da rifiuti, urbani e industriali, nella produzione di cemento coordinato dal Dica (Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale) del Politecnico di Milano, e realizzato nell'ambito del Consorzio Leap (Laboratorio energia e ambiente di Piacenza), centro di ricerca consorziato con l'Ateneo.

Lo studio, presentato a Roma presso la sede di Confindustria durante un convegno promosso da Aitec, l'associazione dei produttori di cemento in Italia, ha coinvolto l'analisi al variare della percentuale di sostituzione calorica del combustibile tradizionale con combustibili alternativi, delle caratteristiche ambientali del prodotto finale e delle emissioni atmosferiche degli inquinanti, costituiti da diossine e furani, polveri e metalli pesanti, con particolare riferimento a mercurio, piombo, cadmio e tallio, all'interno del processo di produzione del clinker.cementificioitalcementi.jpg

Il complesso delle valutazioni formulate nell'analisi evidenzia l'assenza di variazioni apprezzabili nei valori delle emissioni e nella presenza di inquinanti nel prodotto, in caso di utilizzo di combustibili alternativi. Secondo l'ultimo rapporto di sostenibilità Aitec, nel triennio 2011-2013 si è registrata una riduzione delle emissioni di CO2 climalteranti pari a circa 305.000 tonnellate in virtù del maggior tasso utilizzo dei combustibili alternativi, aumentato dall'8 all'11,4%.
Con riferimento alle emissioni, lo studio evidenzia che l'incremento della sostituzione calorica tramite l'utilizzo di combustibili alternativi non determina variazioni apprezzabili nelle concentrazioni dei metalli pesanti al camino, né in relazione alla tipologia del processo di cottura nel suo complesso né di quella del combustibile secondario. I valori emissivi rilevati a sostituzione termica nulla non risultano significativamente diversi da quelli misurati durante l'esercizio con combustibili alternativi, indipendentemente dall'apporto in alimentazione. Per diossine e furani non si rilevano correlazioni evidenti tra le concentrazioni al camino e l'aumento della sostituzione termica con combustibile alternativo. In particolare, gli impianti dotati di preriscaldatore a cicloni e precalcinatore sono quelli che consentono di ricorrere con maggiore sicurezza a livelli di sostituzione termica più elevati, senza il rischio di un potenziale incremento delle presenze emissive al camino. Inoltre, l'utilizzo di combustibile alternativo e, più in generale, il processo produttivo del cemento non appaiono in grado di determinare effetti apprezzabili sulle presenze atmosferiche dell'ultrafine.
In sostanza, i cementifici non sono un'alternativa agli inceneritori ma possono dare un contributo a diminuire l'assedio dei rifiuti nelle discariche.

I dati - Ad oggi i cementifici utilizzano solo 300mila tonnellate di combustibili alternativi derivati dal trattamento dei rifiuti contro un potenziale di circa 1mln e 300mila tonnellate.
Secondo Daniele Gizzi, responsabile ambiente di Aitec, l'Associazione tecnico economica cemento, “le cementerie non potranno mai essere l'alternativa agli inceneritori perché hanno due obiettivi diversi”. E la motivazione è semplice: “Se il cemento non si vende la cementeria si ferma e se il forno da cemento viene spento di certo non può utilizzare rifiuti. L'inceneritore va invece alimentato h24 da rifiuti”. Non va però sottovalutato il contributo che i cementifici possono offrire alla gestione dei rifiuti. In Italia, “i cementifici utilizzano circa 300mila tonnellate l'anno di combustibili alternativi derivati dal trattamento dei rifiuti. Queste vanno a costituire l'11% di sostituzione calorica” e questa percentuale “in Germania è del 61%, in Olanda del 98%, in Francia del 26% e in Polonia del 45%. La media Europea è del 30%”. Secondo Gizzi, “raggiungendo il 50% di sostituzione calorica, i cementifici potrebbero arrivare ad utilizzare nei propri forni circa 1 milione e 300mila tonnellate di combustibili alternativi” che, secondo la definizione europea introdotta nel nostro ordinamento legislativo nel 2010, “derivano dal trattamento di rifiuti speciali no pericolosi”. In riferimento al combustibile da rifiuti urbani, Gizzi sottolinea che “la resa è del 30%”. Questo vuol dire che per “una tonnellata di combustibile derivato da rifiuti urbani servono almeno 3 tonnellate in input nell'impianto di pretrattamento di rifiuti urbani. Quindi quel 1.300.0000 tonnellate di combustibili alternativi che potrebbero essere utilizzati nei forni da cemento contro le attuali 300mila tonnellate, deriverebbero dal trattamento di una quantità di rifiuti più o meno 3 volte maggiore”. Si tratta di “un piccolo contributo nella gestione dei rifiuti ma sicuramente poco sfruttato”.

I commenti - Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, fa sapere che “da un anno è al lavoro il Comitato di vigilanza e controllo e presto verrà resa pubblica la relazione annuale. Si stanno esaminando, anche attraverso audizioni, le criticità su tutto il territorio per l'applicazione di questa norma, che discende da una direttiva europea” ed è largamente diffusa nel resto d'Europa.
Da Legambiente c'è l'ok ai Css nei cementifici dal punto di vista di impatto ambientale, ma boccia il provvedimento se inserito come strategia nazionale di gestione dei rifiuti. Secondo Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, il combinato del decreto Clini sui cementifici e dello Sblocca Italia, che apre alla possibilità di nuovi inceneritori, “è che c'è più spazio per il recupero energetico e questo non va bene perché il recupero energetico deve andare gradualmente in diminuzione, parallelamente alla diminuzione della discarica”.
Secondo l’associazione Medici per l'ambiente i cementifici “sono impianti industriali altamente inquinanti”: “per gli inquinanti gassosi i limiti di emissione dei cementifici sono da 2 a 9 volte maggiori rispetto a quelli degli inceneritori classici”.
Il futuro dei rifiuti “non è la discarica, ma neanche l'inceneritore”. Bisogna invertire la rotta e in questo contesto anche i cementifici possono dare il proprio contributo ma “il controllo e la qualità del materiale sono due condizioni essenziali”. Ne è convinto Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera.
A parere del presidente di Federambiente, Filippo Brandolini, “sicuramente i cementifici possono integrare gli atri sistemi di smaltimento rifiuti ma è evidente che il sistema è pianificato e programmato sulla base di esigenze aziendali e sulla base del mercato del cemento che non sempre può corrispondere alle esigenze di trattamento di rifiuti”.
 
 
 

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Cementificio Italcementi di Colleferro
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