Surprais. Il gigantismo suv fa crescere in Italia le emissioni delle auto
Lo studio dell’Osservatorio Sunrise con il Centro nazionale per la mobilità sostenibile. I consumi per i carburanti crescono e con i consumi fossili in cinque anni crescono del 2,9% anche le emissioni di CO2. I veicoli vecchi viaggiano pochissimo e inquinano poco. Il traffico inquina sempre meno. I suv peggiorano l’ambiente.
Tutti ecologici sì, ma a parole
, e quando si tratta di scegliere l’auto troppi italiani corrono verso i suv grandi come carri funebri (spesso luttuosi anche nel colore e negli allestimenti oscurati). E a dispetto di motori ibridi ed elettrici, i consumi per i carburanti crescono e con i consumi fossili crescono in cinque anni del 2,9% le emissioni di CO2. È stato presentato a Milano il primo rapporto dell’Osservatorio Sunrise, promosso da Most – Centro nazionale per la mobilità sostenibile.
Coordinato dal professor Ennio Cascetta, lo studio è frutto della collaborazione tra istituzioni, enti accademici e partner industriali: Almaviva, Autostrade per l’Italia, Cassa Depositi e Prestiti, Eni, Fondazione Filippo Caracciolo dell’Aci e Iveco.
Gasolio e benzina
Una domanda però non trova ancora risposta, e forse Most e Osservatorio Sunrise prossimamente sapranno trovarla. È noto – qui viene riassunto in termini estremamente semplicistici - che i motori a benzina fanno crescere le emissioni di CO2 e fanno calare quelle di ossidi di azoto, e al contrario i motori a gasolio fanno crescere le emissioni di ossidi di azoto e fanno calare quelle di CO2. La guerra contro i motori diesel e il passaggio verso ibridi a benzina ha spostato i consumi petroliferi dal gasolio verso la benzina: ci sono conseguenze in termini di riduzione degli ossidi di azoto e di crescita della CO2?
Aumento di emissioni
Lo studio presenta risultati inediti sulla mobilità stradale in Italia: tra le evidenze più significative c'è quella che mostra una ricarbonizzazione: negli ultimi cinque anni (dal 2019 al 2024), il venduto di benzina più gasolio è cresciuto del 3,5%, con un conseguente aumento delle emissioni di CO₂ pari al 2,9% e, nelle stime tendenziali, questo fenomeno potrebbe anche perdurare in uno scenario più pessimistico di evoluzione tendenziale.
I numeri del traffico
Uno degli elementi di maggiore discontinuità rispetto alle analisi precedenti riguarda la fotografia reale del parco veicolare circolante e delle effettive percorrenze sulle diverse tipologie di strada, che nel passato erano stimate con metodologie parziali e con risultati spesso contraddittori. Attraverso una solida metodologia multi-fonte, si è stimato che nel 2024 sono stati effettuati viaggi per circa 520 miliardi di veicoli per chilometro, di questi circa 415 miliardi da auto, oltre 56 miliardi da furgoni, circa 30 da mezzi pesanti e la restante parte da motocicli ed autobus.
Sempre spente le auto vecchie
Inoltre, emerge come siano circa 47 milioni i veicoli effettivamente in circolazione (tra quelli italiani e stranieri), un dato sensibilmente minore rispetto a quello del parco complessivo: l’analisi stima che il 12% delle automobili e il 32% dei motocicli registrati al Pubblico Registro Automobilistico non circolano.
Anche la composizione per classe Euro di emissione del circolante è molto diversa da quella “ufficiale” degli immatricolati. I veicoli più vecchi che circolano sono solo una frazione di quelli immatricolati e percorrono pochissimi chilometri all’anno. Infatti solo il 10% dei chilometri percorsi ogni anno è effettuato da veicoli più vecchi di 20 anni.
Meno smog
L’Osservatorio Sunrise evidenzia, inoltre, la necessità di aggiornare le stime sulle emissioni di NOx e PM del parco auto circolante. Le valutazioni tradizionali attribuivano al traffico il 57% delle emissioni di NOx e il 14% di PM2.5, ma i nuovi dati mostrano una prevalenza di veicoli Euro 6 e la crescita di ibridi ed elettrici, con impatti ambientali molto più ridotti. Di conseguenza, le quote imputate al trasporto stradale potrebbero essere significativamente inferiori rispetto al passato, portando a una rivalutazione del ruolo del settore nelle emissioni locali e a politiche più precise per migliorare la qualità dell’aria urbana.
Il peso dei suv
Lo studio sottolinea che il peso influisce in maniera significativa sulle emissioni, soprattutto nei veicoli a combustione interna, mentre il mercato dell’auto sta andando nella direzione di un minor rinnovo del parco auto, dell’aumento dei prezzi e un notevole aumento dei pesi. Tuttavia, l’incidenza del peso sui consumi si riduce nei veicoli elettrici, che grazie alla rigenerazione dell’energia in fase di frenata riescono a compensare, in parte, l’effetto dell’aumento di peso. Un suv elettrico, ad esempio, risulta meno impattante – in proporzione – rispetto a un suv a benzina o diesel. Resta il fatto che l’aumento generalizzato della massa media dei veicoli in circolazione, dovuto alla crescente popolarità dei suv, contribuisce a peggiorare l’efficienza complessiva del sistema.
Il futuro
L’Osservatorio dedica ampio spazio allo studio degli scenari futuri, con proiezioni al 2030 e oltre. Le analisi considerano diverse ipotesi evolutive, dalle più ottimistiche alle più pessimistiche, per riflettere l’incertezza che caratterizza la transizione energetica e tecnologica del settore, oltre all’andamento dell’economia e agli effetti delle politiche di decarbonizzazione in corso. Il quadro che emerge è chiaro: con le politiche attuali, l’Italia non riuscirà a raggiungere i target fissati dal pacchetto europeo “FIT for 55”. Negli scenari più favorevoli, la riduzione del traffico stradale rispetto al 2024 si attesterebbe attorno al 6%. In quelli meno favorevoli, si registrerebbe un aumento del 7%. In entrambi i casi, il peso emissivo del trasporto merci – in particolare dei mezzi pesanti – tende ad aumentare, poiché le tecnologie alternative come l’elettrico e l’idrogeno stanno appena muovendo i primi passi in questo segmento. Analogamente le emissioni di CO2 si ridurrebbero del -10% (scenario basso) o del - 24% (scenario alto) rispetto ai valori del 2005 (anno di riferimento della direttiva europea), contro il 43% previsto per il 2030 dal pacchetto “FIT for 55”.
Proposte e soluzioni
Nonostante lo scenario descritto, il rapporto individua percorsi di intervento concreti e misure potenzialmente efficaci per accelerare la transizione soprattutto nel breve e medio periodo. Tra queste: la diffusione dei biocarburanti, soprattutto per il trasporto pesante; la promozione di stili di guida sostenibili e dell’eco-driving; la riduzione del fenomeno del gigantismo automobilistico attraverso incentivi al ridimensionamento del parco veicolare; e l’ottimizzazione dei carichi soprattutto per i veicoli commerciali leggeri.
Il commento
“Sunrise fornisce dati molto interessanti e spesso inediti sul trasporto stradale in Italia e sul suo contributo alle emissioni inquinanti. Emerge un quadro nuovo, con un minor peso dei veicoli più vecchi rispetto alle informazioni precedenti. Il trasporto merci, furgoni e camion, incide molto sulle emissioni e l’incidenza è destinata a crescere nel futuro di breve e medio termine. La ricerca continua con tutti i partner e il prossimo report prevede aggiornamenti e nuovi dati, oltre a una indagine sui comportamenti di acquisto e uso dell’auto degli italiani”, ha commentato il professor Ennio Cascetta, coordinatore dell’Osservatorio.
“Gli Osservatori di Most sono uno strumento che, a partire dai dati e da metodologie di analisi trasparenti e condivise, mette a disposizione informazioni oggettive per orientare con maggiore consapevolezza le politiche e le strategie sulla mobilità del futuro”, ha dichiarato Ferruccio Resta, presidente di Most. “Per questo, desidero ringraziare i nostri soci dell’Osservatorio Sunrise e i partner accademici, le cui competenze scientifiche e capacità operative hanno reso possibile un contributo di altissimo livello a beneficio del Sistema Paese, frutto di un’alleanza pubblico-privata solida e autorevole”.


