Per tutti gli isotopi! Sui rifiuti radioattivi Pichetto no, Pichetto sì, Pichetto forse
Il ministro dell’Ambiente parla di deposito unico pronto nel 2039, oppure di tanti depositi locali, oppure di un deposito unico, ma anche di tanti piccoli depositi locali, ma anche di deposito unico. In audizione alla Camera: bisogna placare l’effetto nimby con voci autorevoli, la legge delega sul nucleare aggiornerà il quadro normativo. La revisione del decreto aree idonee per le rinnovabili.
Su tutto domina la paura di disturbare la sensibilità delle comunità locali, cioè di stimolare l’effetto nimby e di perdere consenso. I rifiuti radioattivi che gli italiani producono tutti i giorni – medicina nucleare, sensori industriali, rilevatori di fumo, diagnostica medica, parafulmini e così via – e quelli accumulati in una ventina di depositi locali e anche quelli in parcheggio estero prodotti dalle quattro vecchie centrali atomiche spente, tutti suscitano paura nel cittadino poco consapevole e il ministro dell’Ambiente, il piemontese Gilberto Pichetto, continua a tentennare fra il progetto di un deposito unico nazionale e i 22 depositi locali distribuiti in tutta Italia vicino alle case dei cittadini ignari.
Pic in audizione
Giorni fa in audizione di fronte alle Commissioni VIII e X della Camera, il ministro ha detto:
“La legge delega sul nucleare darà la possibilità di aggiornare anche il quadro normativo su questo tema, non più rinviabile”.
“Sulla base delle recenti stime di Sogin orientativamente si ritiene che si possa prevedere per il 2029 il rilascio del provvedimento di autorizzazione unica e per il 2039 la messa in esercizio del deposito nazionale”.
“Le comunità locali avvertono un senso di minaccia; il nostro compito è avere e divulgare un quadro chiaro dello status quo e di dove si voglia andare, con voci autorevoli che plachino, o quantomeno riportino nei giusti binari le legittime preoccupazioni derivanti da un effetto nimby (not in my back yard, non nel mio giardino)”.
Bisogna “delineare una strategia condivisa con i territori di ampio respiro”.
I luoghi di Pic
Dice Pichetto che ci sono già i luoghi idonei gestiti “in totale sicurezza”, e “sono i seguenti:
1) 4 ex centrali nucleari in decommissioning gestite da Sogin;
2) 4 impianti del ciclo del combustibile in decommissioning gestiti da Enea e Sogin;
3) 1 reattore di ricerca Ispra-1 presso il Centro Comune di Ricerca (Ccr) di Ispra (Varese), gestito da Sogin;
4) 7 centri di ricerca nucleare (Enea Casaccia, Ccr di Ispra, deposito Avogadro, LivaNova, Cesnef Centro Studi Nucleari Enrico Fermi di Milano, Università di Pavia, Università di Palermo);
5) 4 centri del Servizio Integrato in esercizio (Nucleco, Campoverde, Protex, Mitambiente);
6) 1 centro del Servizio Integrato non più attivo (Cemerad);
7) 1 deposito del ministero della Difesa, Stato Maggiore della Marina, Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari (Cisam)”.
Qualche osservazione sui depositi indicati da Pichetto. Sono quasi tutti depositi nucleari attivi in aree urbane densamente popolate (a Milano, a Pavia, a Palermo, a Forlì e in altre zone fittamente abitate); il Cemerad di Statte Taranto è uno scandalo dopo anni di abbandono e ruggine, finalmente in fase di risanamento grazie alla Sogin.
L’iter secondo Pic
Sul luogo per il deposito, “non è stata presentata alcuna autocandidatura. È attesa la ricezione del parere di scoping da parte della Commissione Tecnica Via Vas”. Sulla carta nazionale delle aree idonee a ospitare il deposito (Cnai), “conclusa la Vas, la Cnai e il relativo ordine di idoneità saranno approvati con decreto del ministero dell’Ambiente, di concerto con il ministero delle Infrastrutture, previo parere tecnico dell’Isin” (l’ispettorato sulla sicurezza nucleare). Poi si attenderà “l’acquisizione di possibili manifestazioni di interesse”, seguiranno “indagini tecniche svolte da Sogin per la durata di quindici mesi e successiva proposta di localizzazione”, e poi ancora una “campagna informativa nella Regione in cui è situato il sito prescelto” e segue “lo svolgimento del procedimento di rilascio dell’autorizzazione unica e della procedura di Via”. Se non si candiderà alcun comune o se la Regione individuata si opporrà (come prevedibile), “saranno attivati comitati interistituzionali misti Stato-Regioni e sarà ricercata l’intesa della Conferenza Unificata”, e alla fine “la decisione sarà assunta con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, integrato con la partecipazione del presidente della Regione interessata”.
Aree idonee
Durante l’audizione, il ministro ha parlato anche del decreto sulle aree idonee per ospitare impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, contestato anche dal Tar del Lazio. “Alla luce delle contestazioni stiamo procedendo a una revisione rapida del decreto, che sottoporremo alla valutazione dei ministeri concertanti e delle Regioni nel più breve tempo possibile. Non è più rinviabile un’azione programmatoria che si basi su un atteggiamento costruttivo e responsabile di tutti gli attori in gioco, per garantire un ordinato sviluppo degli impianti rinnovabili sul territorio, traguardando gli obiettivi del Pniec, in modo tale da garantire il progressivo abbassamento della bolletta elettrica mediante il disaccoppiamento”.