L’Ue è più vicina agli obiettivi 2030 per clima ed energia
L’analisi della Commissione sui piani nazionali rivela che i partner sono prossimi a ridurre del 55% le emissioni di gas serra rispetto al ‘90. “Ma l’Italia è in ritardo e inadempiente”, accusa il Wwf. Polonia, Estonia e Belgio non hanno ancora consegnato i loro piani.
Secondo la valutazione della Commissione europea dei piani nazionali per l’energia e il clima (Pniec), gli Stati membri dell’Unione hanno notevolmente ridotto il divario per conseguire gli obiettivi su energia e clima per il 2030. I paesi dell’Unione hanno migliorato in modo significativo i loro piani a seguito delle raccomandazioni della Commissione del dicembre 2023.
Di conseguenza, l’Ue nel suo complesso è prossima a ridurre del 55% le emissioni di gas a effetto serra, come previsto dalla normativa europea sul clima, entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, raggiungendo una quota di almeno il 42,5% di energie rinnovabili.
Nell’attuale contesto geopolitico, ciò dimostra che la Ue “mantiene la rotta quanto a impegni sul clima, investendo con determinazione nella transizione all’energia pulita e dando priorità alla competitività industriale e alla dimensione sociale” del continente, si legge in una nota.
La valutazione della Commissione fornisce inoltre una solida base per le discussioni sulle prossime tappe del percorso di decarbonizzazione europeo per il 2040 e sul conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. La Commissione fa sapere che intensificherà la collaborazione con gli Stati membri per colmare i divari rimanenti e attuare ulteriori orientamenti, come stabilito nella valutazione odierna. Intanto, a quasi un anno dalla scadenza della consegna, mancano ancora i Piani di tre Paesi: Polonia, Estonia e Belgio.
I dati
Nel 2023, le emissioni nette di gas serra nella Ue sono diminuite dell’8,3% rispetto all’anno precedente, segnando il calo più significativo degli ultimi decenni (escluso il 2020 legato alla pandemia). Le emissioni sono ora inferiori del 37% rispetto ai livelli del 1990, mentre il Pil è cresciuto del 68%, evidenziando la possibilità di coniugare crescita economica e riduzione delle emissioni.
I principali settori responsabili di questa riduzione includono: produzione di energia elettrica e riscaldamento (meno 24%), grazie alla crescita delle energie rinnovabili, in particolare eolico e solare; i settori coperti dal sistema Ets (-16,5%), con un calo complessivo del 47,6% rispetto al 2005; edifici, agricoltura e trasporti (-2%).
Tuttavia, le emissioni del settore aereo sono aumentate del 9,5%, seguendo la tendenza post-Covid.
Nonostante i progressi, gli eventi climatici estremi “sottolineano la necessità di ulteriori azioni per raggiungere gli obiettivi del 2030 e la neutralità climatica entro il 2050”, insiste la Commissione.
Wwf: “Queste le lacune italiane”
Più complesso, secondo gli ambientalisti, il percorso del nostro Paese. Il Wwf ricorda infatti che, nell’Eu-wide assessment sui piani, il Pniec italiano è indicato come “ancora lontano dagli obiettivi europei” e con “gravi lacune e ambizioni insufficienti”. “L’Italia si mostra inadempiente”, attacca l’associazione in un comunicato, “recependo solo parzialmente le indicazioni di Bruxelles e mancando l’occasione di colmare davvero le profonde lacune già emerse nella versione preliminare del piano”.
Nonostante i lievi miglioramenti rispetto alla precedente bozza, scrive il Wwf, le carenze più gravi si registrano nei trasporti stradali, negli edifici, nei rifiuti, nell’agricoltura e nella piccola industria, oltre che nell’assorbimento del suolo e delle aree boschive, dove le misure previste risultano inadeguate rispetto agli impegni assunti in sede europea. “La Commissione invita l’Italia ad aumentare gli sforzi in tutti i settori e a valutare nuove misure per garantire il rispetto dei target vincolanti”, conclude il Wwf.
Ecco, criticità in trasporti e residenziale
“La valutazione della Commissione sui Piani nazionali energia e clima mostra che l’Europa può raggiungere gli obiettivi climatici, a patto che gli Stati membri non tornino indietro sulle politiche annunciate”, commenta Francesca Bellisai, analista di Ecco, il think tank italiano per il clima. “La transizione va a velocità differenti nei vari Paesi dell’Unione e in Italia permangono significativi ritardi nei settori trasporti e residenziale. A questo si affianca una governance fragile, in assenza di una legge Clima che possa declinare il piano nelle dimensioni particolari. Bruxelles evidenzia che l’Italia dovrà investire nel potenziamento della rete elettrica e in strumenti normativi che possano assicurare una giusta transizione”, conclude Bellisai.
Leggi la sessione di domande e risposte sul nuovo documento della Commissione: https://ec.europa.eu/commission/pres...
Qui la pagella di Ecco sul Pniec 2024: https://eccoclimate.org/it/pniec-202...