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Ultime dalla Cop24 - L’accusa dei Paesi poveri, gli investimenti nel carbone e tanto altro

where Katowice (Polonia) when Lun, 10/12/2018 who roberto

Dalle dichiarazioni di Jember Endalew, presidente delle delegazioni dei Paesi meno sviluppati, a quella della segretaria esecutiva di Unfccc Patricia Espinosa fino alla ricerca di rete Unfriend Coal

Si chiuderà venerdì, con la presenza cop24.jpgdi circa 60 delegazioni internazionali e la presenza di capi di Stato di Bulgaria, Svizzera, Slovenia, Montenegro, Macedonia, Fiji, Nepal la COP24 che dovrebbe fissare le regole operative per per rendere operativi gli impegni assunti dall'Accordo di Parigi.
A seguire i fatti e le dichiarazioni sin qui più rilevanti:
Paesi meno sviluppati - "Siamo i meno responsabili del cambiamento climatico, ma anche i più vulnerabili alle sue conseguenze": lo ha sottolineato Gebru Jember Endalew, presidente delle delegazioni dei Paesi meno sviluppati (Ldc), a Katowice per la conferenza delle Nazioni Unite Cop24.
Le assicurazioni non investono nel carbone - La rete Unfriend Coal, di cui fanno parte Greenpeace e Re:Common, ha lanciato il suo ultimo rapporto sul sostegno delle compagnie assicurative al comparto carbonifero. Il rapporto esamina e classifica le 24 maggiori compagnie assicurative mondiali, valutando le loro politiche in materia di investimenti, copertura dei rischi e altri aspetti legati all'azione climatica, con un focus sugli investimenti sul carbone. Per realizzare il report, la rete Unfriend Coal si è basata su informazioni disponibili pubblicamente e sulle risposte date dalle stesse società a un questionario. I dati raccolti sono incoraggianti. Ad oggi, 19 marchi assicurativi, che in totale gestiscono asset per 6mila miliardi di dollari, hanno disinvestito dal carbone. Nel solo 2018, quattro dei più grandi gruppi assicurativi mondiali - ovvero Generali, Allianz, Axa e Zurich - hanno introdotto nuove restrizioni alla sottoscrizione di assicurazioni di progetti carboniferi.
 
Duda: dignità e natura
- Per il presidente polacco Andrzej Duda, che insieme con Guterres ha aperto i lavori della conferenza, la responsabile politica sul clima deve essere basata sullo sviluppo equilibrato fra natura e tecnologia nonché il rispetto della dignità umana.
 
Espinosa: tutti chiamati a un role book
- La segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) Patricia Espinosa parla di una "Parigi 2.0". Speriamo sia davvero così. Le aspettative infatti sono molto alte: nei prossimi giorni si dovrà indicare la direzione che il mondo vuole prendere. I partecipanti saranno chiamati a creare un "Rule Book", un sistema di regole condivise per rendere operativi gli impegni assunti nella capitale francese. Si definiranno anche le azioni da intraprendere prima del 2020, quando l'Accordo diventerà effettivamente operativo e soprattutto si cercherà di definire una volta per tutte la spinosissima questione dei finanziamenti necessari per la lotta ai cambiamenti climatici e per l'adattamento da parte delle nazioni più vulnerabili.
 
Silvestrini: una riscossa dal basso per impedire il disastro
- "Siamo in una fase molto delicata - commenta Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club -: malgrado l'accelerazione degli eventi estremi, l'isolazionismo di Trump rischia di trovare terreno fertile in alcuni paesi, vedi il Brasile. D'altra parte, le mobilitazioni dal basso e le posizioni sempre più ambiziose di molte città, regioni, Stati e imprese fanno sperare in una riscossa volta a scongiurare il disastro climatico."
Secondo lo scienziato è necessario agire in fretta: "Siamo di fronte a un'accelerazione senza precedenti dei cambiamenti climatici - dichiara Silvestrini - e a rischiare non sono più solamente le generazioni future, ma anche la nostra".
 
ISS, tra vent’anni sarà tardi
- "Due generazioni, ovvero 20 anni, per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici e dagli effetti devastanti che questi avranno sulla salute dell'uomo e dei territori". A lanciare l'allarme è il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi: "È questo il tempo che ci rimane per mettere in atto misure concrete. Fra 20 anni potrebbe già essere troppo tardi. Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l'anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito".

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