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Il valore della natura/1 – Nelle aree protette italiane 756mila imprese e 82mila posti di lavoro

where Roma when Lun, 16/12/2013 who roberto

La ricchezza complessiva prodotta nel 2011 ammonta a 34,6 miliardi di euro, ovvero il 3,2% di quella nazionale su un territorio che copre il 5% della Penisola. Si tratta di una media comunque superiore a quella di aree socio-economiche simili che, a parità di popolazione, si attesta al 2,6%

I parchi non sono luoghi di sola conservazione della natura: si è scoperto che sono anche aree di innovazione economica. Quelli nazionali hanno dati economici doppi rispetto alle aree geografiche simili: nelle imprese, trainate dall’agricoltura e il turismo, lavorano più giovani e donne; la natura protetta italiana ospita il 17% degli insediamenti produttivi nazionali; sono stati attivati più di 82.000 posti di lavoro “green” direttamente collegati all’attività dei parchi e le imprese attive nelle aree protette nazionali e regionali sono oltre 756mila. A scattare la fotografia economica delle aree protette italiane sono i dati del ministero dell’Ambiente presentati nella prima giornata della conferenza nazionale "La Natura dell’Italia. Biodiversità e aree protette: la Green economy per il rilancio del Paese", che si è svolta nei giorni scorsi.
Nei parchi nazionali le imprese crescono del doppio rispetto alle aree vicine, occupano il 10% in più di donne e di giovani, hanno una maggiore propensione sociale e cooperativa. L’economia dei parchi nazionali ha complessivamente numeri più bassi rispetto alla media italiana, che comprende nelle statistiche centri urbani e industriali.
La ricchezza complessiva prodotta nel 2011 ammonta, infatti, a 34,6 miliardi di euro, ovvero il 3,2% di quella nazionale su un territorio che copre il 5% della Penisola. Si tratta di una media comunque superiore a quella di aree socio-economiche simili che, a parità di popolazione, si attesta al 2,6%.
L’economia reale, nonostante lo scarso incremento demografico, ha registrato nei soli parchi nazionali il 4,6 % degli insediamenti produttivi del Paese, a fine del 2011. Questo dato è frutto di una forte crescita concentrata nell’ultimo decennio, ovvero da quando le aree protette nazionali hanno iniziato ad operare con continuità : tra il 2000 e il 2011 si registra un aumento del 12,7% degli insediamenti produttivi a fronte dell’1,9% della media italiana e del 6,7% di aree socioeconomiche simili, una velocità di crescita doppia.
Ma se i parchi vincono la battaglia dei numeri tutti economici rispetto alle aree interne non protette, quali sono i numeri strettamente attribuibili alle attività legate alla tutela della natura? Secondo i dati del 2011-2012 raccolti ed elaborati da Federparchi, nei parchi nazionali e regionali ci sono 82.00 posti di lavoro direttamente generati dalle attività ispirate e promosse dalla presenza di un’area protetta, ma non esiste a oggi una valutazione dei veri e propri green job.
Di sicuro, la maggior parte delle nuove imprese ha una fortissima caratterizzazione verde, e la maggioranza nasce attorno al recupero dell’agricoltura e della produzione alimentare e al turismo. Complessivamente, le imprese attive nelle aree protette nazionali e regionali sono oltre 756mila, secondo i dati forniti da Unioncamere, il 17% degli insediamenti produttivi nazionali. L’innovazione sicuramente è di casa nei parchi e nelle aziende che operano in un’area tutelata Nel solo settore agricolo, il 38% delle imprese che risiedono nelle aree protette (vale a dire circa 5.000) ha ridotto l’impiego di energia e di acqua per unità di prodotto negli ultimi 3 anni; 1.100 imprese (8%) hanno utilizzato energia da fonti rinnovabili negli ultimi tre anni e 1.800 imprese (14%) investiranno in tecnologie ambientali nei prossimi tre. I parchi infine costituiscono una partita in attivo per lo Stato. Secondo una stima di Unioncamere, se si ipotizza un’influenza diretta delle politiche dei parchi nazionali anche solo su un decimo della ricchezza prodotta al loro interno, si arriva a una valutazione di 3,5 miliardi di euro l’anno di creazione di valore in diretta dipendenza dell’esistenza dell’area protetta stessa. Una somma che, tradotta in tasse (Irpef, IVA, ecc.) vale circa 1,7 mld di euro di introiti per lo Stato, 25 volte di più di quello che lo stesso Stato spende per i 24 parchi nazionali italiani. 

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