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​Veleni. Sentenza d’appello per il polo di Bussi: fu avvelenamento

where L'Aquila when Lun, 20/02/2017 who redazione

I giudici ribaltano i capi d’imputazione e ricalcolano i tempi della prescrizione: condanne per gli accusati e al via i risarcimenti

Due anni dopo la sentenza della Corte d’assise di Chieti, venerdì la Corte d'assise d'appello dell'Aquila ha stabilito che il sito industriale e le discariche dei veleni del polo chimico Montedison di Bussi sul Tirino (Pescara) hanno effettivamente avvelenato le acque di falda.

I giudici hanno riconosciuto che sul disastro colposo esistono dei comportamenti aggravati che impediscono la prescrizione del reato determinata dai giudici in precedenza. Di conseguenza, il presidente della Corte, Luigi Catelli, ha letto una sentenza che riconosce l'avvelenamento delle falde, seppure prescritto, e condanna dieci imputati per disastro colposo, con provvisionali milionarie.

limpiantochimicoabussi.pngIl polo industriale e l’inquinamento – Nato più di un secolo fa, il polo industriale di Bussi sul Tirino produsse nel tempo perfino piombo tetraetile per la benzina rossa e armi chimiche, ma produsse soprattutto chimica del cloro: soda, cloro e loro derivati, come solventi clorurati e trieline. Oggi i tempi sono diversi e fra le produzioni vi sono i perossidi usati come base a basso impatto ambientale per i detergenti sostenibili. Dagli anni ’60 agli anni ’90 gran parte del polo di Bussi era della Montedison, oggi sostituita da altre aziende che nulla hanno a che fare con quel passato. Molte sostanze pericolose e rifiuti chimici furono sepolti nell’area degli impianti, con inquinamento delle falde acquifere sotterranee e degli acquedotti che vi si approvvigionano.
Tra gli inquinanti, il mercurio sviluppato dalle vecchie celle dell’impianto clorosoda.

La sentenza - In primo grado, il 19 dicembre 2014, la Corte d'Assise di Chieti aveva derubricato il reato di disastro ambientale in disastro colposo e giudicato gli imputati non colpevoli per sopraggiunta prescrizione; i giudici di secondo grado, oggi, sono arrivati alla condanna perché un ricalcolo dei tempi ha portato a stabilire che la prescrizione non era scattata. La Corte ha stabilito che tutte le condanne, che vanno dai 2 ai 3 anni di reclusione, sono condonate perché i fatti sono tutti antecedenti al 2 maggio 2006. A pene fra i 2 e i 3 anni di reclusione, pena condonata, sono stati condannati diversi ex dirigenti della Montedison. Assoluzione netta per Guido Angiolini (amministratore di Montedison dal 2001 al 2003) perché il fatto non sussiste. Le provvisionali e le spese legali da riconoscere alle parti civili ammontano a 3,7 milioni di euro, suddivisi in 2,705 milioni di provvisionali e 592 mila euro che, con gli oneri, arriveranno a un milione di spese legali.
In tal modo la sentenza ha stabilito il principio del risarcimento danno che viene per ora coperto solo parzialmente dalle provvisionali; il conto successivo sarà fatto in sede civile.

Commenti - "È una grande sentenza perché dimostra la giustezza delle nostre tesi: i fatti ci sono, è stato riconosciuto l'avvelenamento delle falde acquifere" ha detto l'avvocato dello Stato Cristina Gerardis. "L'obiettivo finale resta comunque la bonifica del territorio e l'applicazione del sacrosanto principio del chi ha inquinato paghi" commenta il delegato Wwf Abruzzo, Luciano Di Tizio, che ha seguito il processo per il Wwf Italia. Secondo il Wwf, "cambia totalmente lo scenario di quello che è diventato ormai famoso come il processo di Bussi: la Corte d'assise d'appello dell'Aquila ha emesso una sentenza nella quale sostanzialmente riconosce la verità storica di entrambi i reati: sia l'avvelenamento delle acque sia il disastro ambientale riqualificandoli in fatti di colpa".

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