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Venezia addio. L’innalzamento del Mediterraneo inonderà Veneto ed Emilia

where Roma when Lun, 18/02/2019 who roberto

Studio dell’Enea indica le aree costiere e i porti a rischio inondazione al 2100. Interessati l’Alto Adriatico; la foce del Pescara; Lesina e Taranto; Versilia, Cecina, Follonica, Piombino; Fondi; l'area di Cagliari

Il livello del Mediterraneo si sta innalzandopiazza-san-marco.jpg velocemente a causa del riscaldamento globale. Secondo le proiezioni dell'Enea, entro il 2100 migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento.
Entro la fine del secolo, l'innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 metri (modello cautelativo) e tra 1,31 metri e 1,45 metri (su base meno prudenziale). A questi valori bisogna aggiungere il cosiddetto storm surge, ossia la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa 1 metro.
Il fenomeno dell'innalzamento riguarda praticamente tutte le regioni italiane bagnate dal mare per un totale di 40 aree costiere a rischio inondazione: una vasta area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna; la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l'area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia; La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull'Isola d'Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana; la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio; la piana del Volturno e del Sele in Campania; l'area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna; Metaponto in Basilicata; Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia; Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria.
Sommando la superficie delle 15 zone costiere già mappate nel dettaglio si arriva a un'estensione totale a rischio inondazione di 5.686,4 km2, pari a una regione come la Liguria.
Le 40 aree italiane a rischio allagamento al 2100:
Pianura Padano-Veneta (Friuli-Venezia Giulia -Veneto - Emilia-Romagna)
Oristano (Sardegna)
Cagliari (Sardegna)
Area costiera di Lesina (Puglia)
Pantano Longarini (Sicilia)
Granelli (Sicilia)
Valledoria (Sardegna)
Fertilia (Sardegna)
Taranto (Puglia)
Marina di Campo (Isola d'Elba - Toscana)
Orosei (Sardegna)
Foce Pescara (Abruzzo)
Foce Tronto (Marche-Abruzzo)
Foce Sangro (Abruzzo)
Area costiera Marsala
Area costiera Trapani
Porto Pino
Noto
Nodigheddu
Pilo
Platamona
Porto Pollo
Olbia-Lido del Sole
Colostrai-Flumendosa
La Spezia e Luni mare
Versilia e Massaciucoli
Cecina
Follonica e Piombino carbonifera
Grosseto
Albinia
Burano
Piana del Tevere
Piana Pontina
Piana di Fondi
Piana del Volturno
Piana del Sele
Alento
Metaponto
Santa Eufemia
Gioia TauroIl sollevamento del mare nei porti - L'innalzamento del mare nei principali porti nel 2100 è stimato intorno a 1 metro. I picchi a Venezia (+ 1,064 metri), Napoli (+ 1,040 mt), Cagliari (+1,033 mt), Palermo (+1,028 mt) e Brindisi (+1,028 mt).
Qui di seguito i dati sull'innalzamento in 21 porti italiani.
Ancona
Augusta
Bari
Brindisi
Cagliari
Catania
Civitavecchia
Genova
Gioia Tauro
La Spezia
Livorno
Massa
Messina
Napoli
Olbia
Palermo
Salerno
Savona
Taranto
Trieste
Venezia

L'economia del mare in Italia - La blue economy, l'insieme del sistema economico nazionale, riconducibile trasversalmente alla risorsa mare, comprende quasi 200 mila imprese, tra pesca, cantieristica, trasporti marittimi, turismo e attività di ricerca, pari al 3,2% del totale.
È un cluster che produce circa il 3% del Pil e dà lavoro a oltre 880mila occupati, con dinamiche di crescita negli ultimi anni ben superiori a quelle dell'intera economia.
Inoltre, se si considera che ogni euro generato direttamente dal comparto ne attiva circa altri due sull'economia nazionale, si arriva a un valore aggiunto prodotto dall'intera filiera pari a di 130 miliardi di euro all'anno e che sfiora il 10% del totale dell'economia .
L'importanza della pianificazione e manutenzione delle infrastrutture
Un'infrastruttura stimola l'economia a condizione che sia efficace, sicura e utile. Per questo in diverse buone pratiche internazionali la valutazione dell'impatto dei cambiamenti climatici (innalzamento dei mari, inondazioni, tempeste, ecc.) è a tutti gli effetti una priorità nella pianificazione e manutenzione delle infrastrutture, attraverso un processo che coinvolge tutti gli attori interessati: imprese private, gestori dell'infrastruttura o costruttrici, Stati e istituzioni centrali, assicurazioni e banche erogatrici di finanziamento.
Nel nostro Paese questo ancora non avviene e ciò appare paradossale, se consideriamo che da qui a fine secolo ci si attende un forte innalzamento del livello del mare. Anche le nostre infrastrutture portuali, che sono cerniere di collegamento tra la terra e il mare, e le città che le accolgono, devono, pertanto, essere messe in condizione di poter fronteggiare i cambiamenti climatici, con un'adeguata pianificazione sia degli interventi di manutenzione delle infrastrutture esistenti che delle nuove realizzazioni.
Mari più alti significano anche moti ondosi più intensi, che andranno inevitabilmente a impattare sui fenomeni di sgrottamento delle banchine dei porti, così come sulla già annosa questione dei dragaggi.
D'altra parte, la Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici ha già posto nel 2015 l'attenzione su questi temi, indicando, tra i possibili percorsi di lavoro, l'aumento delle conoscenze in materia di infrastrutture "climate-proof" e l'integrazione di questi concetti all'interno dei criteri di progettazione e manutenzione delle opere. In questo senso, tra le azioni proposte dal Ministero dell'Ambiente era indicato anche di "procedere al regolare dragaggio del fondo delle aree portuali". Tuttavia, proprio un’inefficace integrazione ambiente-trasporti ha reso molto difficile la realizzazione degli escavi a causa dei numerosi vincoli ambientali.
Gli effetti del riscaldamento globale valutati nella pianificazione delle infrastrutture sostenibili e resilienti andrebbero, quindi, considerati all'interno del più generale e ambizioso processo d'integrazione tra le politiche su infrastrutture e trasporti e quelle su ambiente ed energia.
Una strategia per la blue economy - Con oltre 8mila chilometri di coste e l'80% dei propri confini sul mare, il nostro Paese può diventare una palestra avanzata europea della politica marittima integrata, una politica che valorizzi innanzitutto la filiera dell'accoglienza turistica ed il cluster marittimo portuale.
È necessaria una gestione più coerente delle acque. In questo senso, l'Italia non ha ancora messo in campo azioni concrete, pur avendo recepito la Direttiva sullo spazio marittimo. In questa partita il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti può giocare un ruolo strategico.
La salvaguardia delle coste per il turismo - Dalla salvaguardia delle coste dipende anche il futuro di tante imprese e professionisti del turismo che in questo ambiente operano e che hanno necessità di programmare oltre il breve periodo. Allo stesso tempo, dal coinvolgimento delle attività turistiche passa inevitabilmente l'impostazione di azioni corrette per la tutela delle aree costiere.

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