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Agici: efficienza energetica per uscire dalla crisi, serve la stabilizzazione decennale del Superbonus

where Milano when Ven, 04/03/2022 who roberto

La crisi geopolitica e la crescita delle bollette spingono per investire nell’efficienza energetica. La proposta del CESEF per semplificare gli interventi per oltre 30 miliardi previsti dal PNRR

Una delle strategie per aumentareagici.png il livello di sicurezza energetica del Paese è tagliare gli sprechi investendo in efficienza energetica, cioè ottenendo di più e consumando di meno. Va dunque considerato con urgenza la necessità di riformare il bonus 110% in un'ottica di maggiore semplicità, ed efficacia, introducendo aliquote modulari sulla base dei risultati di efficienza energetica e stabilizzando l'incentivo per almeno un decennio. La spinta verso l'efficienza fa parte di una strategia di diversificazione essenziale che vale il 15% dell'importazione annuale di gas dall'estero, con la conseguente riduzione della dipendenza energetica del nostro Paese. Per stimolare questo processo il CESEF, l'ufficio studi di Agici Finanza d'Impresa, ha elaborato una proposta: è nel rapporto annuale 2021 “Il mercato dell'efficienza energetica” che è stato presentato da Stefano Clerici, di CESEF.  
 
Il nodo certificati bianchi
L'Italia - è stato detto - ha un capitolo di spesa che può già fare da volano a un'accelerazione in direzione dell'efficienza energetica. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto 191,5 miliardi di euro per la ripresa economica, e di questi oltre 36 miliardi sono dedicati ad attività riconducibili all'efficienza energetica, da anni un pilastro delle politiche energetiche e ambientali a livello europeo. Un vero boost per gli interventi nel settore che, rileva il rapporto, soprattutto grazie alla misura del superbonus 110%, hanno contribuito al rilancio economico del Paese dopo la crisi legata al Covid-19. A frenare gli investimenti, si legge nel rapporto, contribuisce l'ancora elevata instabilità e incertezza del quadro dei meccanismi incentivanti. Il superbonus con la legge 2022 è stato revisionato senza però modificare l'impianto generale. Il primo nodo da sciogliere riguarda il sistema dei titoli di efficienza energetica: nonostante siano stati oggetto di importanti modifiche, l'atteso decreto del maggio scorso non ha risolto la principale criticità del meccanismo, ovvero la mancanza di liquidità del mercato.
 
Un saldo positivo
Poi c'è il meccanismo delle detrazioni fiscali per la riqualificazione edilizia. E qui, osserva ancora il CESEF, è necessario riformare, non abbandonare il sistema dei bonus che ha permesso di ottenere il più importante di decarbonizzazione nel risultato dell'efficienza energetica.
Il 2021 è stato un anno cruciale per l’implementazione del superbonus. La misura, varata in un contesto emergenziale per supportare un settore in forte crisi ma cruciale per l’economia nazionale, ha comportato importanti benefici, accompagnati però a ingenti costi per lo Stato. La detrazione ha infatti attivato 16,2 miliardi di euro di investimento, generando circa 17,8 miliardi di euro di mancate entrate per lo Stato. Nonostante ciò, per il sistema economico nazionale la misura ha un saldo complessivamente positivo (circa 4 miliardi di euro), principalmente grazie all’aumento del volume di affari delle imprese e alle retribuzioni degli impiegati nei settori coinvolti. Le dinamiche degli ultimi mesi dei prezzi energetici richiedono più coraggio nell’incentivare comportamenti virtuosi dei consumatori finali. Comportamenti che in buona misura si basano su un incremento degli strumenti di efficienza energetica.  Per questo è importante - sottolinea il CESEF - ottenere una semplificazione del complesso quadro normativo del Superbonus e una prospettiva di lungo periodo della misura capace di dare certezze a operatori e cittadini. Un “dopo Superbonus 110%” per evitare che l’interruzione della misura blocchi gli investimenti e la competizione tra le imprese con un effetto positivo in termini di riduzione dei costi: detrazioni agganciate alle performance energetiche e antisismiche degli interventi.
 
Il rischio che le PA non realizzino i progetti
“È elevato il rischio che i 16 miliardi che il PNRR destina alle Pubbliche amministrazioni per interventi di efficienza energetica non riescano a essere integralmente spesi a causa delle stringenti regole definite a livello europeo, con tempistiche definite per la realizzazione dei progetti”, osserva Stefano Clerici, coordinatore della ricerca. “Fattori critici sono l’assenza di competenze interne alla PA, la necessità di garantire che la riqualificazione energetica continui anche dopo il 2026 e lo scarso coinvolgimento dei soggetti privati nella realizzazione degli interventi. Occorre dunque sostenere la domanda attraverso obblighi di efficientamento del patrimonio pubblico e il supporto tecnico alle PA da parte di privati. Ma va anche accelerata la realizzazione dei progetti, integrando con risorse PNRR progetti già avviati, con l’utilizzo di strumenti come il partenariato pubblico privato, accordi quadro e strumenti di finanziamento dei fondi privati. Infine, le procedure di gara vanno velocizzate introducendo tempi perentori e premialità per le PA che agiscono nel rispetto dei tempi”.

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