Cara energia. Così l’efficienza può ridurre i costi per l’industria italiana
Mce ha coinvolto Enea e Aicarr nell’individuare le diverse opzioni tecnologiche per la riduzione dei consumi. Dall’isolamento termico alle pompe di calore, l’elenco completo.
Nel 2024, l’industria italiana ha registrato un calo del 3% nei consumi energetici, in linea con la contrazione della produzione industriale. Nonostante ciò, il prezzo dell’elettricità per le imprese è rimasto tra i più alti d’Europa, con una media di 143,03 €/MWh a gennaio 2025, superando Germania (114,14 €/MWh) e Francia (102,27 €/MWh). Per questa ragione Mce – Mostra Convegno Expocomfort - ha coinvolto Enea e Aicarr nell’individuare le diverse opzioni tecnologiche per la riduzione dei consumi negli usi finali dell’industria. L’occasione è stata l’evento “Industria ed energia: strategie e tecnologie per ridurre i costi senza compromettere la produttività” dove imprese e operatori hanno analizzato lo scenario energetico italiano.
Minchio: “Occorrono strategie innovative”
In particolare, Aicarr (Associazione italiana condizionamento dell’aria, riscaldamento e refrigerazione) ha individuato le diverse opzioni tecnologiche per la riduzione dei consumi industriali. Che sono: riduzione delle perdite, isolamento termico ed eliminazione degli utilizzi impropri; motori ad alta efficienza e regolazione; automazione e controlli avanzati; ottimizzazione del riscaldamento negli ambienti industriali; recupero termico; pompe di calore ad alta temperatura.
Secondo Fabio Minchio, presidente eletto di Aicarr, “l’incremento dei costi energetici e l’obbligo di ridurre l’impronta ecologica impongono alle industrie di implementare strategie innovative che salvaguardino la loro competitività”.
In questo contesto, i meccanismi incentivanti come i certificati bianchi possono svolgere un ruolo chiave nel promuovere l’efficienza energetica e l’innovazione tecnologica. Mentre il recupero termico e le pompe di calore ad alta temperatura appresentano le tecnologie chiave per l’efficientamento energetico: “Numerosi studi evidenziano l’elevato potenziale del recupero termico nell’industria, e di fatto il sotto-sfruttamento di questa risorsa”, prosegue Minchio, “sia se consideriamo i recuperi termici direttamente utilizzati per aumentare l’efficienza energetica del processo da cui il calore di scarto è originato, sia i recuperi termici destinati a produrre energia termica o elettrica per utilizzi esterni al processo stesso”.
Scende del 10% l’intensità energetica
Nel 2012 l’intensità energetica dell’industria italiana, l’indicatore che misura la quantità di energia necessaria per generare 1 milione di euro di valore aggiunto nell’industria, era pari a 101 tonnellate equivalenti di petrolio per milione di euro di valore aggiunto. Nel 2022 l’intensità energetica si è ridotta a 79,9 tonnellate a produttività pressoché invariata, segnando un calo del 10% rispetto al 2021. Il contributo più significativo è arrivato dal calo dei consumi elettrici industriali (-5,6% secondo Terna), superiore alla media nazionale.
“Questi dati possono essere interpretati alla luce di quanto è stato avviato in tema di transizione energetica”, spiega Livio De Chicchis, energy technologist dell’Enea. “Il gestore della rete ha fatto sapere che nel 2024, per la prima volta, le fonti rinnovabili hanno raggiunto una copertura di oltre il 40% del fabbisogno elettrico italiano. Oltre al record storico per la produzione fotovoltaica (36,1 TWh), il 2024 ha registrato anche un balzo del 30,4% per l’idroelettrico (52 TWh)”, approfondisce l’esperto dell’Enea.
Le previsioni
Nei programmi, “al 2030 si osserva un contributo sempre più rilevante delle fonti rinnovabili a discapito delle fonti fossili, con una quota sul mix energetico primario che aumenta dal 17,5% nel 2022 al 34,3% nel 2030 nello scenario Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), mentre nello scenario di riferimento si arriva a una quota del 24,1%”, specifica ancora De Chicchis. “Nonostante la crescita delle rinnovabili, il prezzo dell’energia in Italia è ancora fortemente influenzato dal gas, e in questo senso una capacità maggiore delle rinnovabili di coprire anche i picchi di domanda potrà portare a una riduzione strutturale dei prezzi dell’elettricità per i consumatori italiani”.
Nell’attuale panorama economico nazionale l’energia rappresenta quindi un asset strategico. E la sua quota di efficienza va migliorata, concordano gli esperti.