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Cresciuti gli energy manager in Italia, ma non nella pubblica amministrazione

where Roma when Ven, 09/10/2020 who roberto

I numeri del Rapporto Fire: 1.633 sono i manager nominati da soggetti obbligati e 758 da soggetti non obbligati.Il settore pubblico è largamente inadempiente

Sono cresciuti dell’11% in sei anni gli energy-manager-termocontrol.jpgEnergy manager nominati dalle aziende. Lo rileva il rapporto della Fire, la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia. I dati: nel 2019 in Italia sono stati nominati 2.391 energy manager; di questi, 1.633 sono gli energy manager nominati da soggetti obbligati e 758 da soggetti non obbligati. E aumentano anche le nomine volontarie, dove a primeggiare è il settore industriale. Lo rileva il rapporto della Fire, la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia.

La pubblica amministrazione è indietro
Come negli scorsi anni, rileva il rapporto di Fire, la Pubblica amministrazione permane largamente inadempiente all’obbligo, perdendo così l’occasione di partecipare più attivamente ed efficacemente alla decarbonizzazione dell’economia: la presenza di un energy manager competente e qualificato gioverebbe senz’altro al bilancio energetico ed economico di queste strutture pubbliche, e risulta ancora più opportuna se si pensa all’ampio numero di enti che hanno sottoscritto il Patto dei Sindaci.
 
Evoluzione del ruolo
Ogni anno, assieme al rapporto viene approfondito un tema specifico. Quest’anno la Federazione ha condotto l’indagine sull’evoluzione del ruolo dell’energy manager. Tra i risultati emersi si evidenziano l’utilità di adottare un sistema di gestione dell’energia, la formazione e l’aggiornamento, l’aumento degli energy manager certificati Ege, e il maggiore numero di soggetti che monitorano gli indicatori di prestazione energetica. Tuttavia, non sempre l’alta direzione richiede che siano raggiunti degli obiettivi energetici specifici, come indicato dal 33% degli energy manager intervistati. Tra coloro i quali hanno dei target in capo, un aspetto da notare rispetto al 2015 è l’aumento della presenza di obiettivi energetici rispetto a quelli economici, con variazioni nell’ordine di 6-7 punti percentuali; questo rappresenta sicuramente un elemento positivo, a conferma della maggiore attenzione agli aspetti energetici anche svincolati dai meri ritorni economici.
L’indagine mostra inoltre come il settore industriale mostri una maggiore attenzione al tema della sostenibilità e dell’uso razionale dell’energia. Continua ad aumentare infatti il coinvolgimento dell’energy manager nelle attività primarie delle imprese energetiche e manifatturiere, così come cresce l’analisi multibenefici (ossia non limitata agli aspetti puramente energetici).

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