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Energy manager: sono oltre 2.400 in Italia, ma la crescita si è interrotta

where Roma when Ven, 02/12/2022 who roberto

Nomine in leggero calo rispetto all’anno passato, ma la figura si afferma sempre più nel rapporto con la dirigenza e amplia i campi d’azione. Il punto di FIRE

Sono 2.419 le nomine degli energyenergy-manager.jpg manager arrivate in FIRE quest’anno e riferite all’anno 2021; di queste, 1.606 sono relative ad energy manager nominati da soggetti obbligati e 813 da soggetti non obbligati. Dopo anni di crescita, si interrompe il trend positivo dei nominati dai soggetti obbligati (-5% rispetto allo scorso anno), dopo sette anni in aumento. È quanto emerge dal Rapporto http://em.fire-italia.org, presentato durante il webinar dedicato al tema, che ha l’obiettivo di fornire un quadro statistico dettagliato delle nomine degli energy manager pervenute. All’evento hanno partecipato, oltre a Dario Di Santo e Livio De Chicchis di FIRE, Alessandro Carettoni del MASE e tre energy manager che hanno descritto la loro esperienza e gli interventi realizzati: Nensy Natalino di Michelin, Vittorio Bardazzi del Comune di Prato e Giuliano Giacomelli di Trentino Trasporti.
 

I punti salienti
Il rapporto evidenzia che la decrescita registrata è più marcata per i soggetti obbligati che hanno consumi superiori alle soglie di legge. I settori della manifattura e del terziario sono riusciti invece a contenere la diminuzione. Preoccupa il calo della pubblica amministrazione, comparto da sempre caratterizzato da un elevato tasso di inadempienza che si collega con l’incapacità di cogliere le grandi opportunità derivanti dall’adozione di misure per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, senza dimenticare la possibilità di acquistare energia a condizioni più vantaggiose. La presenza di un energy manager competente e qualificato gioverebbe senz’altro al bilancio energetico ed economico di queste strutture pubbliche, specialmente nella congiuntura attuale. Il documento  nota, inoltre, come il settore industriale abbia una larga percentuale di nomine volontarie, mentre dall’altro lato nel trasporto la stragrande maggioranza dei soggetti nominanti sono soggetti all’obbligo. Tra i settori virtuosi in termini di nomine abbiamo il cartario e quello dell’industria alimentare. Il settore manifatturiero in generale si è mantenuto stabile rispetto al passato.

Andamento delle nomine nella P.A.
Il Rapporto approfondisce ulteriormente la figura dell’energy manager in relazione a quella dell’esperto in gestione dell’energia (EGE), certificazione in grado di dimostrare un’esperienza e competenze adeguate per la gestione efficiente dell’energia. Dai dati in possesso di FIRE si evince che gli energy manager interni all’azienda certificati sono il 21% del totale interni (stabile rispetto allo scorso anno); di contro, gli energy manager consulenti esterni e certificati sono il 71%, in aumento di due punti rispetto al 2020. In merito al livello di istruzione degli energy manager nominati, emerge come nel 2021 circa l’80% di essi possieda una laurea di tipo tecnico (ingegneria); nella quasi totalità dei restanti casi si tratta di figure diplomate in materie tecniche. Inoltre, i soggetti che hanno nominato un energy manager, e che al contempo sono in possesso della certificazione ISO 50001 per il loro sistema di gestione dell’energia, risultano essere 321, circa l’8% in più rispetto allo scorso anno. Il trend di continuo aumento negli anni, spesso anche in doppia cifra da un anno all’altro, è uno dei segnali più confortanti in ottica di ampliamento del raggio di azione dell’energy manager. Su questo tema si segnala, tra l’altro, lo studio realizzato nel 2021 da FIRE in collaborazione con CEI e CTI in merito ai sistemi di gestione dell’energia in Italia.

Le ultime indagini
Nel Rapporto annuale, oltre alle statistiche complete sugli energy manager, sono presenti i risultati derivanti dalle ultime indagini condotte da FIRE sul pacchetto Fit for 55 e sui meccanismi di incentivazione nei settori hard to abate. Riguardo alla prima, evidenziamo gli aspetti legati all’evoluzione tecnologica. L’opinione generale è che la soluzione non risieda in un’unica tecnologia o gruppo di tecnologie ma nella combinazione di più soluzioni differenti e tra loro integrate. Secondo gli stakeholder, occorre investire anche e soprattutto sulle tecnologie che già si prevede possano essere di aiuto nell’immediato, ma che ad oggi hanno costi troppo elevati. La seconda indagine è stata effettuata da FIRE presso gli energy manager nominati ai sensi della legge 10/91 nei settori cosiddetti “hard to abate” (settori industriali energivori come chimica, acciaio, carta, ceramica, vetro, cemento e fonderie). Oltre il 70% dei rispondenti ha utilizzato negli ultimi tre anni strumenti di sostegno gestiti dal GSE, mentre il 17% pensa di utilizzarli nel prossimo periodo. Occorre però semplificare l’accesso a questi meccanismi di incentivazione, in particolare in merito alla misura dei risparmi energetici.

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