torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

Il nimby contro il teleriscaldamento: così Lecco si divide sulla nuova centrale

where Lecco when Ven, 10/10/2025 who roberto

L’impianto, che conterà su due ciminiere alte 25 metri, sarà alimentato per il 60% da calore di scarto e per il 40% da metano. Il progetto punta a riscaldare edifici pubblici e privati. Le associazioni: nessuno studio epidemiologico è stato presentato.

Il futuro impianto per il tlr-lecco-acinque.jpgteleriscaldamento divide Lecco. Nella zona del Caleotto, dietro Villa Manzoni, sorgerà una centrale che cambierà il profilo urbano: due ciminiere alte 25 metri e un impianto con caldaie a combustibili fossili su un’area di 130 metri quadrati. Per realizzare l’opera, scrive il quotidiano Il Giorno, il Comune ha modificato il Piano di governo del territorio (Pgt) poiché la zona non permetteva edifici superiori ai venti metri.
Il progetto, promosso dalla maggioranza cittadina, punta a riscaldare edifici pubblici e privati utilizzando principalmente il calore di scarto dall’inceneritore di Silea a Valmadrera e cascami termici prodotti dall’acciaieria Caleotto. Secondo il sindaco Mauro Gattinoni, il 60% dell’energia proverrà da questi residui termici, il restante 40% da metano (combustibile fossile). Inoltre, Silea sostiene di aver raggiunto un livello di recupero di materia ed energia pari all’88%, superiore alla media regionale.
 
12 milioni dal Pnrr
Sul fronte economico-ambientale, il teleriscaldamento ha già ricevuto quasi 12 milioni di euro di finanziamento dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), essendo considerato un progetto d’eccellenza nelle graduatorie nazionali.
 
Chi si oppone
Ma non mancano le critiche. Comitati locali e ambientalisti avvertono che l’impianto userà (anche) gas fossile e che le emissioni potrebbero avere effetti sulla salute. Il Wwf Lecco, aderente al coordinamento Rifiuti Zero, denuncia che bruciare rifiuti produce quantità di CO2, Pm10, ossidi di azoto “significativamente superiori rispetto a impianti alimentati a metano”. Gli ambientalisti riferiscono poi che manca al momento uno studio epidemiologico che valuti le ricadute sanitarie per i residenti, né sulle modalità con cui verranno gestite le emissioni delle nuove ciminiere.
 
Dal riciclo al riscaldamento
In conclusione, il progetto rappresenta una novità per Lecco: una grande infrastruttura energetica che tenta di conciliare riciclo termico e riscaldamento urbano. E anche una potenziale riduzione delle emissioni se il calore di scarto fosse valorizzato al massimo; ma i rischi ambientali richiedono “valutazioni serie e trasparenti”, chiedono i residenti e le associazioni spalleggiati dall’opposizione in consiglio comunale, “frutto di controlli indipendenti”.
In generale, il teleriscaldamento è una rete di distribuzione del calore: trasporta acqua calda o vapore da un impianto di produzione (centrale termica, termovalorizzatore, cogeneratore, geotermia, biomasse, ecc.) fino agli edifici.
Quindi non è la rete a emettere inquinanti, ma (eventualmente) la centrale da cui proviene l’energia termica.

immagini
tlr-lecco-acinque