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​La riqualificazione energetica in edilizia creerà 600mila nuovi posti di lavoro

where Roma when Lun, 01/02/2016 who redazione

Lo rilevano organizzazioni sindacali e Legambiente nel rapporto congiunto dedicato al settore

logo-legambiente.pngLa riqualificazione energetica in edilizia fa bene all'ambiente al portafoglio dei cittadini, ma soprattutto garantisce una spinta all'occupazione. Sviluppando maggiormente le filiere industriali nazionali di produzione dei materiali e dei componenti per l'edilizia, attivando cicli di recupero e riciclo dei materiali da costruzione, si potrebbero creare 600mila nuovi posti di lavoro. È lo scenario tracciato dalle organizzazioni sindacali e da Legambiente nel quarto rapporto Oise “Innovazione e sostenibilità nel settore edilizio”, che vede insieme l'associazione ambientalista, Feneal Uil, Filca Cisl e Cgil Fillea. Il rapporto fornisce anche una stima dei riflessi occupazionali della riqualificazione energetica degli edifici, almeno per i lavori che hanno usufruito degli incentivi fiscali.

Investimenti per più di 28 miliardi - Gli investimenti attivati che hanno usufruito delle detrazioni sono stimati, per il 2014, in circa 28,4 miliardi, di cui circa 4 miliardi ascrivibili agli interventi di riqualificazione energetica. A tali investimenti corrispondono circa 224mila occupati diretti e 336mila complessivi (compresi gli indiretti), impiegati per tutti gli interventi incentivati. Di questi la quota parte della riqualificazione energetica ammonta a 39mila diretti e 59mila complessivi, compresi gli indiretti.

Stime sull’occupazione - Le stime per il 2015 sono in calo, ma se si considera l'intero periodo 2007-2014, quello per cui l'incentivo per la riqualificazione energetica è stato in vigore, l'impatto occupazionale complessivo è stimato in 257mila lavoratori diretti e 386mila compreso l'indotto. In media, nel periodo, si sono attivati 32mila occupati diretti e 48mila complessivi ogni anno, con un trend in forte accelerazione fino al 2013 e di complessiva tenuta nell'ultimo biennio. C'è però anche una percentuale, difficile da quantificare, di lavori che restano esclusi dalla valutazione in quanto realizzati senza usufruire dell'incentivo. A questo riguardo, basta pensare che tutti gli interventi che hanno usufruito degli incentivi hanno rappresentato, nel 2014, il 42,9% del totale dei lavori di rinnovo edilizio. Numeri importanti, sottolinea il rapporto, se si considera che nel 2014 il settore ha perso circa 69mila occupati. Insomma, “l'attività di rinnovo edilizio e quella di riqualificazione energetica hanno evitato una vera e propria débacle del settore delle costruzioni in questi anni di crisi”.

Non sfugge a nessuno, tuttavia, l’esigenza di uscire dalla crisi più generale del settore edilizio, mettendo proprio al centro delle politiche le città e la rigenerazione energetica e statica del patrimonio esistente. Per questo sindacati e Legambiente chiedono al governo di semplificare gli interventi, dare certezze agli investimenti e rendere strutturali le detrazioni fiscali legandole alla classe energetica degli edifici, premiare il miglioramento delle prestazioni, introdurre controlli e sanzioni per garantire i cittadini sulle prestazioni energetiche e la sicurezza degli edifici. Per rilanciare il settore, secondo il rapporto, sono tre le strade da percorrere. Al primo punto c'è la riqualificazione del patrimonio edilizio.

Basti pensare che ad oggi il recupero edilizio rappresenta circa il 70% del mercato complessivo. Inoltre, intervenire sulle prestazioni energetiche degli edifici consentirebbe di ridurre la spesa energetica delle famiglie che mediamente, tra elettricità e riscaldamento, in Italia si aggira tra i 1500 e i 2000 euro all'anno. Al secondo punto c'è la riqualificazione dei condomini, con oltre 20 milioni di persone che vivono in edifici condominiali. Per promuoverne la riqualificazione, secondo sindacati e Legambiente, occorre semplificare gli interventi e introdurre specifici incentivi, perché la complessità dei lavori e le difficoltà di accesso alle detrazioni fiscali sono le ragioni fondamentali di questo stallo. Infine, al terzo punto, c'è la necessità di un vero e proprio progetto industriale per il settore, per aprire i cantieri della rigenerazione edilizia attraverso soluzioni standardizzate e replicabili di retrofit, che permettano di ridurre tempi e costi a fronte di prestazioni garantite in termini energetici e di sicurezza antisismica.

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