Antitrust, la congestione della rete elettrica costa agli utenti 1,3 miliardi
Lo evidenzia l'Autorità garante del mercato nella sua segnalazione al Governo con le proposte per la legge sulla concorrenza
"Fenomeni di congestione della rete possono determinare un costo per gli utenti stimato in 1,3 miliardi di euro all'anno". Lo evidenzia l'Antitrust in uno dei punti della segnalazione inviata al Governo con le proposte per la legge sulla concorrenza, nella quale l’authority avanza una serie di idee in materia di infrastrutture energetiche sul "tempestivo recepimento della Direttiva Ue 2019/944 relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica, sulla tempistica delle procedure per l'approvazione del Piano di sviluppo della rete predisposto da Terna in qualità di Transmission System Operator, così da velocizzarne l'attuazione, e sullo sviluppo di modalità innovative di fornitura dei servizi necessari per la gestione e il controllo della rete".
Aggregazione da favorire
In tema di energia, l'Antitrust ritiene inoltre auspicabile che, "accanto a interventi di adeguamento dell'infrastruttura elettrica, necessari a eliminare le strozzature che agevolano la formazione di poteri di mercato, venga favorita un'offerta più concorrenziale dei servizi acquistati da Terna sul mercato, grazie allo sviluppo di nuovi soggetti abilitati a fornirli". In particolare, "in base alle nuove tecnologie e alla diffusione di più efficienti modalità di stoccaggio di energia elettrica (i cosiddetti accumuli), è oggi possibile aggregare soggetti che immettono o ritirano energia dalla rete (produttori di fonti rinnovabili non programmabili ma anche consumatori finali), i quali individualmente non sarebbero in grado di soddisfare le esigenze di Terna, ma se opportunamente aggregati nelle cosiddette Unità virtuali abilitate, con il coordinamento di apposite società di servizi, possono agire in concorrenza con gli impianti più tradizionali".
Oneri di sistema
L’Antitrust propone anche “una riforma del finanziamento delle energie rinnovabili, che mira a eliminare il peso improprio degli oneri di sistema dalla bolletta elettrica e a introdurre, invece, forme di fiscalizzazione coerenti con i principi ambientali, così che tali oneri gravino, in modo selettivo, sul consumo di combustibili fossili nel riscaldamento e nei trasporti, ricorrendo, se necessario a una opportuna gradualità nell’attuazione della riforma". In una prima fase, rileva l'Antitrust, "si propone che alcune voci oggi impropriamente rientranti tra gli oneri di sistema siano eliminate dai costi in bolletta e si provveda alla relativa copertura finanziaria con il bilancio dello Stato; inoltre, si propone il trasferimento dal bilancio dello Stato alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea) di almeno una parte del gettito derivante dalla vendita all’asta delle quote di emissione di CO2, affinché la Csea la utilizzi per finanziare in misura corrispondente gli oneri di sistema".