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Bonafè: “In Europa paghiamo l’elettricità il 30% in più che in America”

where Firenze when Mar, 05/12/2017 who roberto

L’allarme è stato lanciato a Firenze dall’europarlamentare, nel corso di una conferenza di alto livello sulla regolazione europea nel settore elettrico

In Europa i prezzi dell’elettricità simonabonafe.jpgsono superiori del 30% rispetto agli Usa. E' l’allarme lanciato a Firenze dalla europarlamentare Simona Bonafé (PD) nel corso della conferenza di alto livello sulla regolazione europea nel settore elettrico, dedicata al ruolo di consumatori, operatori e infrastrutture davanti alle nuove sfide del mercato e della transizione.
 
Tra i temi al centro del dibattito fiorentino anche quello delle interconnessioni elettriche tra i Paesi Ue, utilizzate ancora “in modo inefficiente”. Per il direttore di Acer, Alberto Pototschnig, “devono essere incluse pienamente nelle valutazioni di adeguatezza delle risorse di generazione nazionali”, pena un sistema “inefficiente e inefficace”.
Le interconnessioni, a giudizio di Bonafé, sono peraltro indispensabili per centrare l’obiettivo Ue per le rinnovabili al 2030 (che la commissione Envi, di cui la europarlamentare fa parte vorrebbe accrescere dal 27 al 35%), assieme alla priorità di dispacciamento e allo sviluppo dei contratti Ppa.
 
Nel suo intervento alla tavola rotonda dedicata ai consumatori, l’a.d. e presidente di Acquirente Unico, Andrea Péruzy, ha annunciato invece che la società “si sta strutturando per essere in grado di mettere a disposizione dell’Autorità dell’Energia le proprie competenze per sviluppare misure volte a indirizzare il ruolo del consumatore nella transizione energetica, anche secondo principi di economia comportamentale”. Péruzy, unico rappresentante del mercato elettrico italiano intervenuto alla conferenza, ha spiegato che senza un contributo consapevole dei consumatori sarà “molto più difficile” raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici ed energetici che attendono l’Europa.
 
Prima, però, ha evidenziato l’a.d., “occorre capire chi è il consumatore cui si fa riferimento”, altrimenti vi è il rischio di “elaborare spinte a un ruolo più attivo tarate su un ideale di consumatore che nella realtà non esiste”. Ma “identificare le leve per favorire una maggiore partecipazione dei clienti finali al mercato è tutt’altro che banale, come dimostra il fatto che gli operatori italiani hanno speso circa un miliardo di euro in dieci anni, riuscendo ad interessare alle offerte del mercato libero circa un quarto dei potenziali clienti”, ha detto Péruzy.

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