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Centrale di Brindisi, Wwf e Clientearth ricorrono contro il rinnovo delle autorizzazioni

where Brindisi when Mar, 14/11/2017 who roberto

Le due Associazioni si rivolgono al Tar del Lazio contro la centrale a carbone più inquinante d'Italia: situazione drammatica dal punto di vista della salute pubblica e dell'ambiente

Il WWF Italia e ClientEarth hanno presentato ricorso al TAR del Lazio centralecarbonebrindisi.jpgcontro l'Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata alla centrale ENEL "Federico II" di Brindisi, la più grande centrale a carbone d'Italia e quella che emette più sostanze inquinanti e CO2 (13,11 milioni di tonnellate nel solo 2015), estesa al 2028 con un decreto del luglio scorso. L'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che le associazioni ritengono illegittima, rilasciata il 3 luglio 2017, consentirebbe all'impianto di funzionare fino al 2028, nonostante la situazione già grave.
Quattro i principali motivi del ricorso. Innanzitutto, l'Autorizzazione è stata rilasciata per l'ennesima volta senza alcuna Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), dopo un primo dissenso del ministro della Salute e del Comune di Brindisi, superato a seguito dell'intervento del Consiglio dei ministri. Da 24 anni la centrale Enel di Brindisi Sud opera senza essere mai stata sottoposta a valutazioni di impatto ambientale e sanitario di alcun tipo. Per WWF e ClientEarth questa situazione di illegittimità deve cessare.
Altro punto nevralgico del ricorso depositato dalle due associazioni riguarda gli impatti sanitari devastanti e più volte ignorati. I risultati di un recente studio realizzato dall'Arpa Puglia dimostra come ad una maggiore esposizione alle poveri sottili e all'anidride solforosa di origine industriale, corrisponda un aumento della mortalità per tumore, di patologie cardiovascolari e respiratorie. I principali risultati dello studio sono stati resi noti dall'Agenzia Regionale Sanitaria - ARES il 20 settembre 2016, quasi un anno prima del rilascio della nuova AIA, in una audizione alla Commissione Ambientale del Senato specificatamente dedicata alla centrale ENEL Federico II di Brindisi. Ma sono stati completamente ignorati nella procedura di rinnovo dell'AIA.
"Dietro questi fatti c'è la sofferenza di moltissime persone e di un'intera comunità - ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. - La centrale di Brindisi è il simbolo della battaglia del WWF per chiudere con il carbone, per la tutela della salute dei cittadini, del territorio e del clima globale. La storia di grande inquinamento che ha colpito una delle località più belle di Italia deve vedere la parola fine; ora deve iniziare il futuro del rilancio di un territorio naturalmente vocato allo sviluppo pulito e rinnovabile. Vorremmo da parte di tutti un impegno visibile e concreto a favore di un radicale e tempestivo cambio di rotta, ponendo fine alle produzioni inquinanti e risanando l'area".
"Le emissioni industriali hanno contribuito a creare una situazione sanitaria critica nel territorio di Brindisi", ha aggiunto Ugo Taddei, avvocato di ClientEarth, no profit europea specializzata in controversie legali nel campo della protezione dell'ambiente e della salute, con azioni avviate in tutta Europa. "È incredibile che un nuovo permesso sia stato concesso senza alcuna valutazione degli impatti sulla popolazione locale. Non esistono cittadini di serie A e serie B: abbiamo tutti diritto a vivere in un ambiente sano e pulito. Esiste un obbligo giuridico e morale di utilizzare le migliori tecniche disponibili per tutelare la salute e siamo intenzionati a farlo rispettare anche nella centrale di Brindisi".
Tra i principali imputati del disastro sanitario descritto nello studio epidemiologico della Regione Puglia ci sono, infatti, i livelli eccessivi di emissioni, terzo punto di censura del ricorso. Per molte delle sostanze inquinanti, non sono rispettati i parametri di legge per abbattere in modo più efficace gli inquinanti emessi dall'impianto.
Anche il trattamento dei rifiuti è fuori norma: la nuova AIA è gravemente carente per quanto riguarda le prescrizioni in materia di smaltimento dei rifiuti. Eppure, secondo quanto contestato dalla magistratura penale in un recente atto di sequestro, i rifiuti pericolosi e non pericolosi prodotti dalla Centrale Enel Federico II di Brindisi sarebbero stati mischiati insieme, con un indebito profitto contestato dalla magistratura di circa mezzo miliardo di euro in cinque anni. 

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