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Confindustria contro il Decreto bollette: i perché della prima bocciatura al governo Meloni

where Roma when Mar, 06/05/2025 who roberto

Tra le proposte non inserite quello sugli oneri di sistema ma anche il no all’installazione facilitata degli impianti rinnovabili nei terreni agricoli. “Servono interventi strutturali: urgente un nuovo decreto”. Irritazione di palazzo Chigi.

È la prima volta che accade giorgiameloniconhermanntertschyvictorgonzalez.jpgma sta già facendo rumore: il decreto bollette è stato bocciato dagli industriali. Da quando si è insediato il governo di centrodestra, non c’era mai stata una presa di posizione così dura da parte di Confindustria nei confronti del governo Meloni. 

 
Il botta e risposta
All’indomani dell’approvazione definitiva in Senato del Decreto Bollette, con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 29 aprile ed entrata in vigore il 30 aprile della legge di conversione del cosiddetto DL Bollette n. 19/2025, Confindustria continua a “esprimere forte preoccupazione e contrarietà per l’assenza di misure concrete a sostegno del cuore produttivo del Paese”. A quasi un anno di distanza dall’insediamento del nuovo presidente Emanuele Orsini, che finora aveva mantenuto un atteggiamento molto dialogante col governo, si consuma il primo vero strappo con l’esecutivo. E del resto il tema dell’energia è vissuto dal mondo delle imprese come uno dei fattori che più degli altri frena la competitività.
Giorgia Meloni, invece, ancora è tornata a magnificare un provvedimento che “mette in campo misure concrete per sostenere famiglie e imprese di fronte al caro energia” prevedendo “un investimento di circa 3 miliardi, destinato ad alleggerire le bollette” ma è poi filtrata “l’irritazione di Palazzo Chigi” per le dichiarazioni di Confindustria, visto che come hanno spiegato poi fonti di governo il provvedimento era stato “ampiamente discusso” con tutte le associazioni imprenditoriali, a partire da Confindustria. "Stupisce che l'Associazione degli industriali abbia manifestato la sua contrarietà solo dopo l'approvazione definitiva del provvedimento da parte del Senato”.
 
Pensato per le famiglie
Il Decreto Bollette è stato pensato principalmente per le famiglie. E la premier non aveva nascosto che l’intenzione fosse questa. Su un totale di 3 miliardi di euro stanziati, 1,6 miliardi sono destinati a un bonus di 200 euro per i nuclei familiari con un ISEE inferiore ai 25mila euro. Questo lascia solo 1,4 miliardi per le imprese, una cifra che Regina considera insufficiente. Ma soprattutto mal distribuita.
La bolletta energetica delle imprese supera i 20 miliardi all’anno: l’Italia ha un costo dell’energia tra i più alti d’Europa. Senza tener conto che la misura principale per le aziende – la compensazione dei costi dei certificati di emissione della CO2, per un valore di 600 milioni di euro – era già prevista. E non si può considerare un aiuto aggiuntivo.
 
Le proposte non accolte
In realtà, la lobby confindustriale si era messa all’opera durante i lavori parlamentari. Sono state presentate numerose proposte di modifica, molte delle quali a costo zero e con il sostegno trasversale di diverse forze politiche. Ma non sono state prese in considerazione.
Una di queste è l’estensione dell’azzeramento degli oneri di sistema. Misura di cui avrebbero dovuto beneficiare non solo i negozi, come prevede il decreto, ma anche le piccole e medie imprese. Si passa poi alla semplificazione delle autorizzazioni per le rinnovabili: una misura per facilitare l’installazione di impianti rinnovabili in terreni agricoli limitrofi alle aree industriali.
Tra le misure più sentite dagli imprenditori c’è l’abbattimento del differenziale nel costo del gas. Confindustria ha proposto di ridurre il divario tra il prezzo del gas in Italia e quello nel resto d’Europa, una misura che avrebbe potuto alleggerire notevolmente i costi energetici per le imprese. In alternativa, andava bene anche la distribuzione di metano a prezzi “politici”. In cambio di investimenti verdi, le imprese avrebbero potuto accedere a forniture di metano a prezzi calmierati. Dando anche una mano alla transizione energetica.
Confindustria si è trovare a fare i conti con le resistenze di alcune lobby. Gli agricoltori, ad esempio, hanno osteggiato l’installazione facilitata degli impianti rinnovabili nei terreni agricoli. Spalleggiati come in altre occasioni analoghe dal ministro Lollobrigida. La lobby dei produttori di energia, che in questi anni hanno presentato bilanci molto positivi grazie all’aumento delle bollette e della domanda di elettricità, si sono messi di traverso ai tentativi di calmierare i prezzi.

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