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​Interrogazione del M5S sull’idroelettrico importato dalla Serbia

where Roma when Lun, 10/03/2014 who michele

La storia parte da un’inchiesta di Qual Energia, che denunciava un accordo del 2011 sottoscritto da Berlusconi e che vede protagonisti la serba Eps e la bolognese Seci: è ora oggetto di un'interrogazione parlamentare a firma dei senatori Girotto e Castaldi del M5S

Dodici miliardi di euro dalle bollette degli italiani, che potrebbero essere regalati per importare energia dalla Serbia all'Italia con un'infrastruttura ad hoc, pagata da tutti e destinata di fatto all'uso esclusivo di un paio di imprese private. La storia, che parte da un’inchiesta di QualEnergia che denunciava quell'accordo, è ora sfociata in un'interrogazione parlamentare a firma dei senatori Girotto e Castaldi del M5S.
I fatti: nel 2011, l'allora ministro Paolo Romani stipulò un accordo fra Italia e Serbia - a seguito di un precedente accordo di cooperazione italo-serbo sull’energia firmato nel 2009 da Scajola - per l’importazione di energia rinnovabile da quel paese. Erano previsti investimenti per 800 milioni in centrali idroelettriche divisi (51 e 49%) tra la bolognese Seci Energia, del gruppo Maccaferri, e la società statale serba Eps (Elektroprivreda Srbije). Il costo totale del progetto, infrastrutture comprese, fu stimato dai serbi in 2 miliardi di euro, che sarebbero stati recuperati dai serbi e dai loro soci privati italiani grazie alla disponibilità del governo Berlusconi di pagare l’elettricità importata a una tariffa omnicomprensiva di 155 euro/MWh, cioè più del doppio del prezzo medio del MWh sul mercato elettrico italiano nel 2013, pari a 63 euro/MWh. L’Italia oggi si troverebbe così a sborsare ogni anno, e per 15 anni, circa 930 milioni di euro per importare l’elettricità balcanica, di cui la metà o più come sovrapprezzo rispetto ai costi di mercato, contribuendo notevolmente a un ulteriore rialzo del costo della nostra elettricità, senza neanche i vantaggi degli incentivi spesi nei confini nazionali.
A questo si collega direttamente la vicenda dell'elettrodotto: l'accordo prevede anche la posa di un cavo sottomarino per collegare il Montenegro e l’Italia. Questo elettrodotto costerebbe un miliardo, a carico di Terna e quindi dei consumatori italiani. I lavori per costruirlo sono da poco cominciati vicino a Villanova, in Abruzzo. Il nostro Paese sta già finanziando l’opera con 4 milioni all'anno presi dalle nostre bollette, nonostante l'opera finora sia mai stata inserita dal nostro ministero nell'elenco delle opere “rientranti nella rete nazionale”. A questo si aggiunga il fatto che l'uso del nuovo elettrodotto sarebbe riservato per 15 anni al gruppo Maccaferri e ai partner; un'ipotesi che andrebbe probabilmente a violare le direttive europee in materia. Ora si attende la replica del ministro sulla faccenda.
 
 

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Operai per la posa di cavi sottomarini