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Rapporto Ambrosetti: 9 miliardi di investimenti in più con concessioni idroelettriche più lunghe in Italia

where Roma when Mer, 27/04/2022 who roberto

Il Rapporto The European House – Ambrosetti “Le concessioni idroelettriche in Italia: incertezze e opportunità per il rilancio del Paese” evidenzia le criticità di questa fonte energetica rinnovabile

Nonostante la strategicità concessioni-idroelettriche.jpgdell’idroelettrico e l’importanza che questa fonte ricopre per il raggiungimento dei target europei, l’attuale quadro normativo limita lo sviluppo del settore in Italia. In particolare, a livello europeo, l’Italia è l’unico Paese ad aver effettuato un’apertura così ampia del proprio mercato delle concessioni per uso idroelettrico, operando quindi in un contesto di non reciprocità all’interno dell’Unione Europea. È quanto è emerso dal dibattito dell’evento che si è tenuto  presso il Centro Studi Americani, durante il quale è stato presentato il Rapporto The European House – Ambrosetti “Le concessioni idroelettriche in Italia: incertezze e opportunità per il rilancio del Paese”. L’evento ha visto la partecipazione di stakeholder rilevanti del settore energetico, nello specifico, dell’idroelettrico e della relativa filiera estesa, del mondo accademico, giuridico, economico e istituzionale, con l’obiettivo di facilitare e aprire un confronto costruttivo sulle questioni più importanti da affrontare al fine di valorizzare il più possibile un settore chiave e strategico per il sistema-Paese.
 
Concorrenza solo in Italia
Assume dunque un peso centrale l’apertura del mercato idroelettrico in giro per l’Europa: ebbene, l’archiviazione delle procedure di infrazione da parte della Commissione UE nei confronti dell’Italia e anche degli altri Stati Membri (ad esempio, Austria e Svezia) - che non hanno aperto alla concorrenza - fa ragionevolmente supporre che non vi sarà, quanto meno nel breve periodo, un’apertura di altri mercati pari a quella italiana. Non solo: l’Italia registra una durata massima delle concessioni idroelettriche tra le più basse, con un minimo di 20 e un massimo di 40 anni (vs. 75 anni di Francia, Portogallo e Spagna). A livello nazionale, poi, la forte disomogeneità nelle discipline regionali e le regole relative alle modalità di trasferimento e valorizzazione dei beni a fine concessione rappresentano un ulteriore elemento ostativo al pieno sviluppo degli investimenti nel settore idroelettrico. Inoltre, più del 70% degli impianti idroelettrici in Italia ha più di 40 anni e l’86% delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche è già scaduto o scadrà entro il 2029.
Diventa, quindi, prioritario affrontare le criticità dell’attuale quadro normativo italiano e sbloccare gli investimenti, affinché l’idroelettrico possa giocare il ruolo centrale che gli spetta per la transizione energetica e la messa in sicurezza dei territori italiani, sia in termini di sicurezza di approvvigionamento energetico sia per l’assetto idrogeologico.
 
Nuove concessioni, più investimenti
In particolare, The European House – Ambrosetti ha stimato che l’introduzione di una rideterminazione della durata delle concessioni idroelettriche metterebbe gli operatori nella condizione di investire in Italia 9 miliardi di euro aggiuntivi rispetto allo scenario attuale. Gli investimenti addizionali, poi, permetterebbero di generare ulteriori 26,5 miliardi di euro sul territorio attraverso gli effetti indiretti e indotti (infatti, il moltiplicatore economico dell’idroelettrica è pari a 2,96: ciò significa che, per ogni euro di impatto diretto, si genererebbero nell’economia ulteriori 1,96 euro). Infine, le ricadute sarebbero positive anche per le casse dello Stato: solo il gettito dell’IVA derivante da questo investimento addizionale sarebbe pari a 3,9 miliardi di euro.
Gli investimenti abilitati dalla rideterminazione della durata delle concessioni idroelettriche consentirebbero, dunque, un efficientamento e un aumento della produzione di energia idroelettrica già nei prossimi anni, con un incremento stimato tra il 5% e il 10% rispetto allo scenario attuale (rispettivamente +2.475 e +4.950 GWh), ovvero il fabbisogno elettrico di circa 1 milione di famiglie. Questo aumento avrebbe ricadute importanti anche relativamente al contributo delle FER nella composizione del mix energetico nazionale in termini di generazione: la produzione lorda complessiva derivante dalle FER sul totale della produzione nazionale passerebbe, secondo le stime elaborate da The European House – Ambrosetti, dal 41,7% del 2020 a un valore pari al 43,4% (+1,7 punti percentuali).
 
“L’attuale crisi energetica ci pone di fronte a un bivio: iniziare a investire nelle risorse strategiche presenti sul nostro territorio o continuare a essere pericolosamente esposti agli shock esogeni che impattano sul mercato dell’energia. Ripensare il quadro normativo italiano relativo alle concessioni idroelettriche rappresenterebbe un primo (ma fondamentale) passo verso una maggiore sicurezza e resilienza del nostro settore energetico, con investimenti addizionali immediatamente attivabili pari a 9 miliardi di euro (ed effetti a cascata fino a 26,5 miliardi di euro), che potrebbero essere rilasciati con ricadute positive per i territori e le famiglie italiane. Bisogna agire con tempestività e sbloccare gli investimenti. Non possiamo permetterci di perdere questa storica opportunità.” ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti.

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