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​Relazione autorità - Cala la domanda e i prezzi sono sempre alti per le imprese, ma cresce lo “switch” tra le famiglie

where Milano when Lun, 23/06/2014 who redazione

Sul fronte dei prezzi si conferma un costo minore rispetto alla media Ue per i consumi più bassi e per le aziende energivore, mentre le aziende tra 2500-5000 kWh restano molto penalizzate

La crisi economica continua ad incidere negativamente sulle aziende energetiche che hanno visto, anche nel 2013, una diminuzione degli introiti a causa del crollo della domanda; a fronte di questo si assiste, però, a una crescita ininterrotta del passaggio delle famiglie al mercato libero. Sul fronte dei prezzi si conferma infine un costo più basso rispetto all’Unione europea per i consumi più bassi e per le aziende energivore (anche rispetto a quelle tedesche), mentre rimangono più penalizzate le aziende tra i 2500 e i 5000 KWh. Sono alcuni dei punti principali della relazione 2013 del presidente dell’Autorità per l’energia e gas per quanto riguarda la voce relativa al mercato elettrico. A seguire alcune delle voci principali affrontate.
Produzione -3,8%, termoelettrico gas -26% in cinque anni - Nel 2013 in Italia sono diminuiti i consumi di energia elettrica (-3,4%) e la produzione nazionale lorda (-3,8% a 287 TWh), registrando il calo più forte dalla crisi del 2008-2009 (nel 2012 era -1%). La produzione di energia elettrica da gas è scesa dal 50% di cinque anni fa al 43% del 2012, per attestarsi al 38% del totale; l’utilizzo di gas è sceso del 26% nello stesso periodo.
I principali produttori sono Enel con 89,9 TWh, Edison con 18,7 TWh e Eni che con i suoi 10,4 TWh conquista il posto di Acea, ora quarto gruppo nazionale con 9,9 TWh. La quota di produzione di Enel si è attestata al 25,2% contro il 25,1% del 2012; in calo, invece, Eni (dal 9,4% all’8,5%) ed Edison (dal 7,1% al 6%), mentre A2A (+3,1%) ed Erg (+3,1%) sono in leggero aumento. Gli altri produttori di minori dimensioni passano dal 32% al 35%.
Nella vendita finale, nonostante la costante erosione delle quote (dal 37,8% del 2012 al 34,9% del 2013) Enel resta l’operatore dominante, con il 76% del totale dell’energia fornita ai clienti domestici e il 43% ai non domestici in bassa tensione; l’Eni è terza con il 4,1% per effetto di vendite importanti a clienti non domestici seguita da Acea con il 3,9%. Enel Distribuzione è la prima nel settore, con 31,7 milioni di punti di prelievo serviti, seguita da Acea Distribuzione (1,6 milioni) e A2A Reti elettriche (1,1 milioni). Nel settore operano 138 soggetti (140 nel 2012) con circa 269 TWh distribuiti (10 TWh in meno del 2012).
Mercato libero, crescita ininterrotta - Nel 2013 sono aumentati i tassi di switching, ovvero la quota di clienti che hanno scelto un fornitore sul mercato libero dell’energia elettrica. A fine 2013, al netto dei rientri in maggior tutela, erano il 26,5% delle famiglie pari a circa 7 milioni e 700 mila clienti domestici (+ 22,5% rispetto al 2012) su un totale di circa 29,2 milioni di clienti domestici. Nonostante la contrazione dei consumi e la crisi, per il mercato libero si conferma un trend di crescita ininterrotto. A crescere sono le imprese di vendita di minori dimensioni e il numero degli operatori, per un totale di 381 soggetti (nel servizio di maggior tutela sono 136), 50 in più dello scorso anno e 246 in più dal 2007 quando è scattata la completa liberalizzazione del settore elettrico.
Prezzi, bene famiglie ed energivori, non le aziende - Anche nel 2013 le famiglie italiane con bassi consumi (fino a 2.500 kWh/anno) hanno pagato prezzi dell’energia elettrica inferiori a quelli medi dell’Area euro. Per i consumi inferiori ai 1.000 kWh/anno, la differenza è del 17% in meno come nel 2012. Per i consumi fra i 1.000 e i 2.500 kWh/anno (che, insieme alla classe 2.500-5.000 kWh/anno, sono quelli in cui si concentra gran parte delle famiglie italiane nel 2012 c’è stato un miglioramento, passando dal 9% al 12% in meno.
Per tutte le altre classi di consumo, invece, i prezzi italiani dell’energia elettrica sono superiori della media dell’Area euro. Il divario si va però restringendo: per i consumi fra 2500-5000 KWh, i prezzi sono aumentati del 4,2%, meno del +5,5% dell’Area euro, con picchi del +10,8% in Germania e del +7,7% in Francia. Rispetto ai prezzi industriali, invece, i prezzi italiani restano più elevati rispetto all’Area euro per tutte le classi di consumo e sono paragonabili per l’alto livello solo a quelli della Germania.
Tuttavia, il differenziale fra i due paesi si sta riducendo in tutte le classi ed è diventato negativo per i consumi più elevati, da 20 a 70 GWh/anno e da 70 a 150 GWh/anno. In particolare, per le imprese cosiddette “energivore” con consumi tra 70 e 150 GWh/anno, il prezzo italiano al lordo delle imposte è diminuito di 1,4 c€/kWh.
Pun -16,6%, si riduce il divario con l’Europa - Nel 2013 in tutte le principali Borse elettriche europee i prezzi in media annua sono diminuiti dell’11%, attestandosi tra i 44 €/MWh della Spagna e i 37,78 €/MWh della Germania (EPEX). Il calo più significativo (-16,6% ) è stato registrato alla Borsa elettrica italiana, avvicinando i prezzi in nazionali a quelli delle principali Borse. Nel dettaglio, il differenziale fra il prezzo italiano e quello tedesco si è ridotto del 23% a 25,21 €/MWh, del 31% a 19,75 €/MWh con la Francia e del 34% a 18,72 €/MWh con la Spagna. Resta tuttavia una distanza significativa con il prezzo medio di acquisto nazionale, pari a 62,99 €/MWh.
Prelievi da rete elettrica -15% - Malgrado l’attenzione agli investimenti incrementali e ai relativi costi, il forte calo dei volumi ha comportato un aumento delle tariffe unitarie. Negli ultimi anni il tasso di utilizzo delle nostre infrastrutture di trasporto è sceso in maniera evidente per effetto congiunto di diversi fattori, tra cui la crisi economica e il rapido sviluppo delle fonti rinnovabili. Queste ultime hanno inciso sia sul settore elettrico, sia sul settore del gas naturale e, a differenza della crisi o delle condizioni climatiche, sono un fenomeno irreversibile, non congiunturale o stagionale. Dal 2010 al 2013 l’energia elettrica prelevata dalla rete di trasmissione si è ridotta del 15%,
Capacity market essenziale per integrazione mercati - Sempre in materia di mercati elettrici, l’Autorità saluta con favore l’ingresso del nuovo segmento del mercato della capacità produttiva, proposto dall’Autorità stessa già un anno fa a seguito di un iter biennale di confronto. Con questo segmento si dà una forte risposta fattuale al cambiamento di paradigma del settore, nell’interesse di tanti soggetti e, soprattutto, si fornisce una spinta essenziale all’integrazione con mercati simili europei. Il capacity market è di interesse per le fonti rinnovabili, quelle di oggi incentivate e quelle del futuro senza incentivi, perché potranno trovare remunerazione in accordo alla struttura di costi dei propri impianti, principalmente fissi, ed è interessante per i consumatori, in quanto il mercato della capacità proposto dall’Autorità è volto a stabilizzare il prezzo futuro dell’energia elettrica. È poi di interesse, per la produzione termoelettrica, trovare spazi concorrenziali nel mercato della capacità, non dovendo ricorrere a speculazioni costose nel Mercato del dispacciamento. Infine, è di interesse primario per l’Europa un’integrazione di mercati tra loro simili, per non avere distorsioni o penalizzazioni unilaterali agli scambi di energia tra Paesi.

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Presidente Autorità Energia, gas e sistema idrico
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