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​Venezuela, la siccità aggrava la crisi delle centrali idroelettriche

where Caracas (Venezuela) when Lun, 02/05/2016 who redazione

Le centrali idroelettriche alimentano i due terzi del Paese che esporta l’88% del suo petrolio e oggi fa i conti con il crollo delle quotazioni

raffineriaamuaypdvsa.jpgSempre più drammatica la situazione elettrica in Venezuela. La notte venezuelana è illuminata dalle fiamme dei fuochi. Le uniche luci nel Paese, alle prese con la gravissima crisi energetica, effetto diretto della siccità la peggiore in duecento anni di storia, che sta mettendo in crisi le centrali idroelettriche, costruite negli anni sessanta e settanta, che coprono due terzi del consumo elettrico interno. Il governo Maduro ha ordinato che i dipendenti pubblici lavorino solo due giorni alla settimana per risparmiare energia elettrica e sono stati programmati anche blackout di quattro ore al giorno nei dieci stati più popolati e industrializzati dei 24 che formano il Venezuela. A parte gli effetti sulla vita quotidiana, i problemi maggiori sono per ospedali e scuole.

Le interruzioni nella fornitura di luce hanno suscitato le proteste dei cittadini e causato atti di vandalismo e repressione, aggravando la crisi politica, economica e sociale venezuelana. Ma il problema è  soprattutto la crisi economica che ha messo in luce la mancanza di investimenti nelle infrastrutture.  Già nell’ottobre la principale raffineria si fermò a causa di un black-out. In un paese come il Venezuela, dove il petrolio rappresenta l’88 per cento delle esportazioni, quando il prezzo del greggio è salito dai 15 dollari del 1999 ai 140 del 2008, la spesa pubblica per il welfare è potuta passare dal 12 al 20 per cento del pil, adesso un barile di petrolio costa 45 dollari, e secondo uno studio delle università Católica Andrés Bello, Central de Venezuela e Simón Bolívar la povertà colpisce il 76 per cento della popolazione. “Non si fa manutenzione delle centrali che potrebbero sostituire l’energia idroelettrica, non capisco perché non ci siano più centrali petrolifere”, dice Óscar Ugarteche, un economista peruviano che insegna all’Universidad nacional autónoma de México (Unam).

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La raffineria di Amuay
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