L’addio al gas russo della Ue, presentata la roadmap. Tutti i commenti
Tra le misure più significative, la possibilità di appellarsi alla “forza maggiore” per sciogliere gli accordi, eludendo le onerose clausole “take-or-pay”. I vincoli di Slovacchia e Ungheria.
La Commissione Europea ha lanciato la nuova e decisiva fase della strategia energetica europea con la presentazione ufficiale della roadmap per porre fine, entro il 2027, a ogni importazione di gas naturale dalla Russia. Il piano, fulcro del progetto RePowerEU, punta a liberare l’Europa dalla dipendenza da Mosca, avviata dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, coinvolgendo questa volta anche le imprese private.
La tabella di marcia prevede l'eliminazione graduale di petrolio, gas ed energia nucleare russi dai mercati dell’Ue, in modo coordinato e sicuro, mentre prosegue la transizione energetica. Le misure sono state concepite per preservare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell’Ue, limitando al contempo qualsiasi impatto sui prezzi e sui mercati.
I contenuti
Il documento, illustrato dal commissario Ue all’Energia Dan Jørgensen, introduce strumenti giuridici che permetteranno alle aziende di uscire dai contratti a lungo termine con Gazprom senza subire sanzioni. Tra le novità, la possibilità di appellarsi alla “forza maggiore” per sciogliere gli accordi, eludendo le onerose clausole “take-or-pay” che impongono il pagamento fino al 95% delle forniture, anche in caso di mancata consegna. Una proposta legislativa vincolante è attesa nei prossimi mesi e dovrà ottenere il via libera dei governi nazionali.
La svolta e i veti
Dal 2022 a oggi, l’Unione Europea ha intrapreso un’importante svolta energetica: diversificazione degli approvvigionamenti, crescita delle fonti rinnovabili, e sanzioni contro il carbone e il petrolio russo via mare. Il gas, tuttavia, è rimasto escluso dalle restrizioni a causa del veto di Ungheria e Slovacchia, paesi fortemente dipendenti dalle pipeline russe. Per questo motivo Bruxelles ha cercato strade alternative che non richiedano l’unanimità dei 27 Stati membri. I risultati cominciano a vedersi: la quota di gas russo è passata dal 45% nel 2021 al 19% nel 2024, con una stima al ribasso fino al 13% nel 2025, anche grazie alla fine del transito attraverso l’Ucraina. La pubblicazione della roadmap, inizialmente prevista per marzo, è stata rinviata a causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti e delle minacce di dazi da parte di Donald Trump. Bruxelles aveva aperto alla possibilità di aumentare le importazioni di gnl americano, ma l’instabilità dei rapporti transatlantici ha frenato l’iniziativa. Inoltre, un eventuale accordo di pace tra Russia e Ucraina, sostenuto da Washington, potrebbe riaprire la porta all’energia russa, compromettendo gli sforzi finora compiuti e allentando le attuali sanzioni.
I commenti
Numerosi i commenti alla proposta. Secondo l’ex commissaria Kadri Simson, “non è accettabile acquistare gas russo quando esistono valide alternative.” Andres Sutt, ministro estone dell’Energia, lancia un monito: “Guardate cosa è successo nel 2022 quando la Russia ha chiuso i rubinetti. Volete davvero tornare a dipendere da Mosca? Questo è il prezzo dell’instabilità.”
Anche lo stesso settore energetico resta diviso sulle prospettive future: il ceo di TotalEnergies, Patrick Pouyanné, ha dichiarato: “Non mi sorprenderei se i gasdotti dalla Siberia tornassero in funzione. L’Europa non saprebbe dire no al gas economico.” Una visione più cauta arriva da Cristian Signoretto, vicepresidente di Eni e presidente di Eurogas: “Tra vincoli legali, infrastrutture danneggiate e nuovi assetti di mercato, tornare indietro non è semplice. Oggi il sistema europeo è più stabile e diversificato.”
Anche sul piano politico emergono posizioni nette. Davide Panzeri , responsabile politiche Italia-Europa di Ecco, il think tank italiano per il clima, ha detto:
"Per eliminare la dipendenza dalle forniture energetiche russe è necessario continuare a lavorare prioritariamente sulla riduzione della domanda stessa di queste forniture, attraverso efficienza energetica, rinnovabili, come già indicato nel REPowerEU, e attraverso l'elettrificazione dei processi industriali. Perché è la dipendenza dalle fonti fossili la causa principale della volatilità e maggiori costi degli approvvigionamenti energetici dell'Unione. Ridurre la dipendenza da combustibili fossili di qualunque origine, significa difendere l'indipendenza e la competitività europea."
Simili le considerazioni della coalizione Clean Heat Europe: “La Commissione sembra aperta a sostituire il gas russo con più combustibili fossili, come il gas naturale liquefatto, importato da altri mercati. Questo sarebbe un terribile errore e ci legherebbe a infrastrutture costose come i terminali gnl, che sono destinati a rimanere asset non recuperabili nel percorso verso le emissioni zero”,
Leggi qui la road map europea https://energy.ec.europa.eu/document...