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​Analisi - Cosa cambia dopo a scoperta del “tesoro” Eni in Egitto. Bene i conti e il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo

where Milano when Lun, 07/09/2015 who michele

Per il cane a sei zampe è un grande business, che farà bene all'intera economia italiana, vista anche la golden share statale. Limitato, invece, l’impatto sulle forniture

Non c’è dubbio che la scoperta di un nuovo giacimento con un potenziale futuro da 850 miliardi di metri cubi di gas nel Mediterraneo orientale sia un grande colpo per l'Eni e per l'Egitto. Per il cane a sei zampe è un affare assoluto, un grande business che farà bene all'intera economia italiana, vista anche la golden share statale. Ancora meglio - sia dal punto di vista energetico, sia da quello nel rapporto con i Paesi confinanti - per il presidente egiziano al-Sisi. Per quanto concerne l’impatto sulle forniture gas all’Italia, la scoperta ha conseguenze più limitate. Basterebbe una Libia normalizzata e un accordo russo-ucraino al 2017-18 per essere in sicurezza.enicaneseizampe.jpg

Addio business per Israele - Ma c’è anche un Paese che sta ingoiando un boccone amaro per questa notizia: Israele. L'Egitto era pronto a impegnarsi con un contratto da 15 miliardi di dollari per una fornitura quindicennale di gas israeliano. Leviathan, questo il nome del giacimento israeliano, ha riserve per 680 miliardi di metri cubi, il 40% meno di Zohr. La gran parte del gas servirà un mercato interno di quasi 100 milioni di consumatori, e qualcosa andrà anche all’export dei Paesi vicini come la Giordania.

Risvolti per l’Italia - Il giacimento Zohr non soddisferà le preoccupazioni italiane riguardo ad eventuali stop alle forniture russe. Su questo fronte sono in tanti - compreso Palazzo Chigi - a fare il tifo perché Putin e l'Occidente risolvano il contenzioso ucraino, con il conseguente taglio delle sanzioni anche prima dell’arrivo del gas egiziano sul mercato, tra poco più di due/tre anni. Non dimentichiamo, poi, che presto tornerà sul mercato anche il gas iraniano.

Per il presidente di Nomisma, Davide Tabarelli, la scoperta potrebbe “contribuire a fare dell'Italia un hub del gas, puntando di più sulla rigassificazione, e fornirci più potere di contrattazione”. Al momento, in verità, i tre rigassificatori italiani operativi sono decisamente poco utilizzati: hanno fornito l'8,5% circa dei consumi italiani dei primi 7 mesi del 2015. E c’è un motivo: l’oro blu proveniente dai gasdotti è molto più economico di quello liquefatto e trasportato. A quel punto è molto meglio - rileva Luigi De Paoli, ordinario di Economia dell'energia e di Economia ambientale all'Università Bocconi - stabilizzare la situazione in Libia, dove Eni è già presente, e far arrivare in Sicilia il gas dal Greenstream a soli 500 chilometri di distanza. Per l'ad di Snam Carlo Malacarne La scoperta di Eni al largo delle coste egiziane “aumenta l'importanza dell'Italia”: spiegando che è “positiva” la possibilità di avere fonti di gas nel Mediterraneo. “È una scoperta che nel medio-lungo periodo è destinata ad aumentare l'importanza dell'Italia come corridoio Sud verso l'Europa”.

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Mostra Eni presso la Comunità Europea
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