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Analisi. La pandemia ha accelerato la corsa delle rinnovabili, ma crescono i timori per l’affidabilità della rete

where Milano when Lun, 16/11/2020 who roberto

World Energy Markets Observatory: l’incremento della quota delle rinnovabili nel mix di energia elettrica e lo stop alla produzione energetica programmata rendono la stabilità della rete una preoccupazione per l’intero settore

Il significativo calo dei consumi dovutowemo.jpg al COVID-19 ha portato alla più grande riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) mai registrata dalla Seconda guerra mondiale. Lo si apprende da Capgemini che ha pubblicato la ventiduesima edizione del World Energy Markets Observatory (WEMO). L’edizione di quest’anno del rapporto si concentra sue due dinamiche opposte: nel 2019 abbiamo continuato ad assistere ai trend registrati negli anni precedenti relativamente a transizione energetica, energie rinnovabili e progressi nelle tecnologie per lo stoccaggio, problematiche relative al cambiamento climatico ed evoluzione del mercato dell’energia; nel 2020 il forte impatto che il COVID-19 ha avuto sull’intero settore è destinato a reimpostare gli standard e a creare una cosiddetta “nuova normalità”.

A seguire le principali evidenze dell’edizione 2020:
 
Rallenta la domanda
Il significativo calo dei consumi dovuto al COVID-19 ha portato alla più grande riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) mai registrata dalla Seconda Guerra mondiale in poi, ma gli obiettivi a lungo termine in materia di cambiamento climatico sono ancora molto difficili da raggiungere. Con il rallentamento della crescita economica a livello mondiale nel 2019, il PIL dei paesi del G20 ha riportato un calo di 0,8 punti rispetto all’anno precedente. La crescita della domanda di energia è rallentata, con i consumi che sono aumentati di appena lo 0,7% rispetto al 2,2% del 2018. Se da un lato le emissioni globali hanno continuato ad aumentare dello 0,6% nel 2019 (il livello più alto mai raggiunto), dall’altro quelle del settore energetico sono diminuite dello 0,4% a causa di un mix di fattori, tra cui il passaggio dal carbone al gas, l’incremento nell’utilizzo delle rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica.
Le stime prevedono una diminuzione delle emissioni tra il 7 e l’8% nel 2020, come risultato delle restrizioni agli spostamenti e del forte rallentamento dell’attività industriale.
 
Il rapido sviluppo di rinnovabili e stoccaggio
Gli investimenti in energie rinnovabili rappresentano più della metà di quelli globali per la produzione di energia elettrica, in misura maggiore nei paesi sviluppati rispetto a quelli in via di sviluppo, che continuano a costruire impianti a carbone e a gas per soddisfare la forte espansione della domanda di energia elettrica. Con la crescita del mercato delle rinnovabili e il progresso tecnologico, il costo dell’energia eolica e solare ha registrato una nuova riduzione di oltre il 10% nel 2019, con un calo costante mese dopo mese. L’eolico offshore sembra oggi essere un settore promettente, mentre il problema rimane il consenso su quello onshore. Le batterie per veicoli elettrici e i costi di stoccaggio fissi sono nuovamente diminuiti nel 2019, con un calo del 19% per le batterie Li-Ion, e sono stati registrati 115 progetti di mega-factory, di cui 88 in Cina. Il mercato è dominato dai player asiatici (Cina, Giappone e Corea del Sud). Al contempo, l’Europa sta distintamente facendo passi avanti nello sviluppo delle tecnologie a idrogeno come fonte di energia green per poter compensare la perdita del predominio nel settore delle batterie e dei pannelli solari. A luglio 2020 la Commissione Europea ha deciso di stanziare una cifra compresa tra i 180 e i 470 miliardi di euro da investire entro il 2050 per portare la quota di energia da idrogeno green al 12-14% all’interno del mix energetico europeo. I piani di stimolo di Germania e Francia stanzieranno rispettivamente 9 e 7 miliardi di euro per lo sviluppo delle tecnologie a idrogeno.
 
Il problema dell'affidabilità della rete
Con l’aumento della quota di produzione di energie rinnovabili intermittenti (energia solare ed eolica) è più difficile avere una rete bilanciata e la sicurezza dell’approvvigionamento potrebbe essere compromessa. Questa situazione è emersa quest’anno sia in Europa sia negli Stati Uniti: ad aprile 2020, durante il lockdown, con la diminuzione del consumo di energia elettrica in Europa e condizioni climatiche più favorevoli dovute a maggior luce e vento, si è registrato un aumento delle quote di energia rinnovabile all’interno della rete fino al 60-70%. Si sono registrati dei blackout parziali in Germania e nel Regno Unito, a dimostrazione del fatto che le reti e le normative non si sono adeguate a far fronte all’elevata quota di energie rinnovabili prevista per la fine del decennio. Verso la metà di agosto 2020, durante un’ondata di caldo, la California ha subito blackout a catena dovuti al fatto che la fornitura di energia elettrica dipende per il 33% da fonti rinnovabili, per lo più dall’energia solare.  La stabilità della rete richiede asset per una produzione programmata, capacità di stoccaggio o flessibilità di consumo funzionale. Capgemini identifica diversi modi per migliorare l’equilibrio della rete laddove questa presenti un’elevata quota di fonti rinnovabili, in particolare attraverso una migliore previsione della produzione di energia, opzioni di stoccaggio a zero emissioni di carbonio e, soprattutto, sviluppo a breve termine di batterie e altre tecnologie a idrogeno. Far leva su digitalizzazione, intelligenza artificiale e automazione per ottenere una maggiore precisione nel prevedere e gestire la domanda, così come implementare la smart grid su scala rappresentano strategie per migliorare la gestione di un mix energetico ben distribuito. L’evoluzione delle normative dovrebbe inoltre introdurre incentivi che stimolino segnali economici positivi e il giusto tipo di investimenti.
 
Una copia integrale del report e maggiori informazioni sono disponibili a questo indirizzo

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