torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

​La Cina diversifica ma non riesce a ridurre il ricorso al carbone

where Pechino (Cina) when Lun, 10/02/2014 who michele

Il nuovo piano energetico impone obiettivi ambiziosi per le fonti rinnovabili

L’amministrazione cinese per l’energia ha presentato gli obiettivi del 2014 confermando l'impegno del governo nel rispetto dell'ambiente, ma il consumo di carbone per il prossimo anno segnerà un aumento dell'1,6% rispetto ai valori del 2013, nelle proiezioni dell'ente cinese, a 3,8 miliardi di tonnellate di carbone equivalenti. In crescita dell'1,8%, invece, il fabbisogno di greggio, a 510 milioni di tonnellate. Molto più alta invece, la domanda apparente di gas, che rispetto ai valori dello scorso anno, dovrebbe crescere del 14,5%, a 193 miliardi di metri cubi. Un ruolo sempre più importante avranno il nucleare, l'energia idroelettrica, l'eolico e il solare, anche se secondo molti esperti, non servirà a ridurre la dipendenza della Cina dal carbone. Troppo basso il livello di riduzione del consumo energetico per unità di prodotto interno lordo, al 5,4% di media annua dal 2011, contro una prevista diminuzione del 16% a partire dal prossimo anno. Anche il dato ufficiale sulla riduzione di carbone su base quinquennale non soddisfa le aspettative della commissione: solo il 6,6% contro un atteso 17%.
Le proiezioni al 2035 dell'Energy Outlook di BP prevedono una crescita ancora alta per il carbone, fino a circa il 2030, nonostante gli sforzi dei legislatori cinesi per contrastarla. Ci vorranno ancora quindici anni, secondo le stime del gruppo petrolifero britannico per iniziare a vedere un lento declino nell'uso del carbone da parte della Cina, e il relativo declino dell'industrializzazione del Paese. Ancora nel 2035, però, la Cina rimarrà il maggiore consumatore di carbone, con il 51% del totale mondiale, seguita, a partire dal 2024, dall'India, che con la sua quota supererà gli Stati Uniti. «A partire del 2030 - si legge nel rapporto - la domanda probabilmente diminuirà, a causa del ribilanciamento dell'economia cinese verso i servizi e il consumo interno, e sarà sostenuta dai miglioramenti nell'efficienza e da politiche ambientali più severe».
Ambiziosi anche gli obiettivi per il futuro delle risorse energetiche non convenzionali, anche se, secondo l'opinione di molti, difficilmente la Cina arriverà ai livelli di sfruttamento di shale gas degli Stati Uniti. Nel 2013, la Cina ha prodotto una media di due milioni di metri cubi di shale gas al giorno, ed entro il 2030, la produzione di gas e petrolio non convenzionale dovrebbe essere pari a un terzo del totale della produzione interna di queste due risorse. Ancora poco, secondo le stime dell'Energy Outlook di BP, rispetto agli standard di Stati Uniti e Canada che faranno affidamento sulle riserve di shale gas per il 99% della produzione interna di gas fino al 2016, e per il 70% da allora al 2035. Insieme, Washington, Ottawa e Pechino contano di sfruttare circa l'81% delle riserve mondiali di shale gas mondiale entro i prossimi venti anni, secondo le stime di BP.
 
 

leggi anche: