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Cyberattacco. Riparte l’oleodotto Usa. Rumors: pagati 5 milioni di riscatto agli hacker russi

where Washington when Lun, 17/05/2021 who roberto

Il Colonial Pipeline, che trasporta il 45% del totale della costa Est, ha lentamente ripreso a funzionare. Il suo fermo ha causato prezzi alle stelle e lunghe code nelle stazioni di rifornimento e -forse - il pagamento di 5 milioni in criptovaluta

"Colonial Pipeline è tornata pienamentecolonial-pipeline.jpg operativa e la disponibilità di carburante tornerà alla normalità entro il weekend”. Così, la scorsa settimana, il presidente Biden ha cercato di rassicurare gli Stati Uniti e ha invitato a non farsi prendere dal panico causato da cyber attacco sferrato contro il più grande oleodotto del paese, quello che trasporta la benzina per le auto e gli aerei dal Golfo del Messico a New York servendo circa il 45% del totale della costa est, la più popolata della nazione.
 
Benzina alle stelle
Il blocco dell'infrastruttura, in atto da venerdì otto maggio, ha fatto impennare il costo della benzina (oltre tre dollari al gallone) e causato lunghe code nelle stazioni di servizio, 17 mila delle quali sono rimaste a secco, tanto da indurre i governatori di Florida, Virginia, North Carolina e Georgia a dichiarare lo stato di emergenza. Una crisi che ha rievocato le immagini dello shock energetico della presidenza Carter e che ha costretto Biden ad intervenire anche con un ordine esecutivo per rafforzare la cyber sicurezza.
 
Riscatto da 5 milioni?
La mossa arriva proprio nel momento in cui trapela la notizia che, secondo l'agenzia Bloomberg, Colonial Pipeline avrebbe pagato un riscatto di 5 milioni di dollari agli hacker russi di Darkside, smentendo le dichiarazioni della società di non volersi piegare all'estorsione. La compagnia avrebbe fatto ricordo alla criptovaluta per rendere non tracciabile il pagamento. Una volta ricevuto il denaro, gli hacker hanno fornito alla società gli strumenti informatici per ripristinare l'operatività del network dei suoi computer. 
 
Cybersicurezza

Con il suo decreto, Biden ha ordinato di rafforzare le capacità federali nella cyber sicurezza e ha incoraggiato il miglioramento degli standard della sicurezza digitale nel settore privato, chiedendo inoltre alle società di software che vendono i loro prodotti al governo di riferire se sono stati colpiti da hacker. Il presidente stesso ha ammesso che non può imporre regole al settore privato sulla cyber sicurezza, un settore in cui dovrebbe semmai agire il Congresso. Diverso il caso di hackeraggi ad agenzie federali, per i quali Biden ha minacciato ritorsioni. Ma nell'attacco all'oleodotto, ha ribadito, non c'è prova del coinvolgimento del governo russo, anche se ha promesso di parlarne nel futuro vertice con Vladimir Putin. Il settore privato decide valutando il rapporto costi/benefici e in genere tende a pagare, con tutti i rischi che restano.
 
I precedenti
Nel marzo 2020 la contea di Tillammok, in Oregon, ha pagato 300mila dollari per recuperare dati hackerati da pirati informatici. Quattro mesi dopo l'università dello Utah ha versato 460 mila dollari per salvare i dati dei propri studenti e dipendenti, criptati dai 'pirati'. L'ultimo caso è quello della polizia di Washington, con gli hacker del gruppo russofono Babuk che minacciano di diffondere i dossier amministrativi e personali degli agenti se non verrà pagato un adeguato riscatto.

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