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Ecco la Sen. I commenti di Galletti, Realacci, Valotti, M5S e Greenpeace

where Milano when Lun, 15/05/2017 who roberto

Secondo gli ambientalisti e le utility, la Strategia energetica è un documento importante ma può essere migliorato

Ecco alcuni commenti alla proposta di Strategia energetica nazionale.realaccigalletti.jpg
Gian Luca Galletti - "La Strategia Energetica nazionale indica una rotta chiarissima all'Italia: il raggiungimento degli obiettivi di Parigi, una fortissima spinta per l'efficienza energetica specie nel settore residenziale e nella mobilità sostenibile, la progressiva de-carbonizzazione a lungo termine. La Sen è uno strumento dinamico in grado di adattarsi, con diversi scenari possibili, ai mutamenti macroeconomici, facendo sempre perno sulle scelte ambientali concordate in sede europea al 2030 ma tenendo conto anche dell'evoluzione al 2050. Mettiamo questo documento a disposizione di una consultazione aperta con istituzioni, portatori d'interesse e cittadini, sapendo bene che su queste scelte, come quelle che nello stesso percorso coerente delineeremo nella Strategia di Sviluppo sostenibile e nel Piano Clima-Energia, si sta giocando il salto di qualità ambientale ed economico del Paese nei prossimi decenni".
Ermete Realacci - "Ci sono oggi tutte le condizioni per tenere insieme la lotta ai mutamenti climatici e la green economy con la disponibilità di energia a un costo contenuto. La nuova Strategia Energetica Nazionale chiede coerenza e lungimiranza da parte di tutti e deve coinvolgere il Parlamento, avere obiettivi ambiziosi e praticabili, prevedere, oltre agli scenari al 2030, anche un orizzonte al 2050. Può essere una Sen in sintonia anche con il messaggio di Obama. La proposta avanzata è un'ottima base, ma la nuova Sen dovrà coinvolgere tutti i settori produttivi a cominciare dall'edilizia, con il ruolo positivo degli ecobonus, e dai trasporti. Una politica energetica che dovrà incrociare il progetto di Industria 4.0 e la gestione del patrimonio immobiliare pubblico, a partire dalla scuole e dalle università. Per questo ritengo che la consultazione pubblica debba avere più tempo per consentire il coinvolgimento pieno del Paese e un ruolo attivo del Parlamento che dovrebbe esprimersi sul merito.
Giovanni Valotti - "La nuova Strategia energetica segna una buona partenza. Punti positivo ed insieme segnale di cambiamento è la collaborazione tra i ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico". Così il presidente di Utilitalia (l'associazione dei gestori dei servizi acqua energia e ambiente) Giovanni Valotti, commenta la proposta di Strategia energetica nazionale. Per Valotti "le grandi città, dove si concentra la maggior parte della popolazione, dove si sperimentano i progetti innovativi per l'ambiente e per i servizi, dovrebbero essere il punto di partenza per l'attuazione delle linee indicate dal documento. Il nostro Paese deve avere chiaro come obiettivo quello di tenere insieme le politiche energetiche con quelle ambientali, rispettando gli obiettivi di sviluppo e le esigenze di sostenibilità ambientale. Le aziende associate alla nostra federazione sono da sempre convinte che l'impegno industriale sul territorio sia il modo per garantire lo sviluppo sostenibile con l'obiettivo di delineare l'evoluzione del sistema energetico alla luce di scenari in profonda trasformazione sui piani delle fonti alternative di produzione, della complessiva sicurezza e stabilità del sistema di offerta, dell'innovazione tecnologia, delle dinamiche dei prezzi e dei consumi. Il tutto in un quadro di rapida e profonda trasformazione dei mercati e delle tecnologie”. In un quadro del genere, continua il presidente di Utilitalia, è "quanto mai importante la messa a fuoco di una visione di grande respiro, una rotta che sappia traghettare il sistema energetico nel futuro, dandogli al tempo stesso la capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Il punto è come garantire a cittadini ed imprese consumi decrescenti, prezzi competitivi e, non da ultimo, benefici sul piano ambientale; da un lato è evidente il rilievo alle politiche e agli interventi di efficienza energetica dall'altro sarà quanto mai importante spingere il settore verso una razionalizzazione dell'offerta attraverso la crescita di player sempre più qualificati, oltre che una regolazione efficiente del mercato affidata ad autorità sempre più indipendente".
Movimento Cinquestelle - Automatizzare l'iter per ottenere il bonus energetico attraverso una voce ad hoc nella dichiarazione dei redditi: è questa una delle strade più veloci per facilitare la fruizione dell'agevolazione individuata dal M5S e presentata nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio insieme a Cittadinanzattiva, capofila della campagna "Bonus a sapersi". Le associazioni dei consumatori, dice il deputato grillino Davide Crippa, ha lanciato "un vero e proprio grido di allarme rispetto al fatto che c'è una diffusa difficoltà di accesso". E così, M5S ha presentato una risoluzione nella commissione Attività produttive della Camera proprio per chiedere la "veloce" introduzione di un meccanismo automatico. "Le soluzioni - dice ancora Crippa - si possono trovare, ma dopo anni che si parla di bonus energetici la politica deve fare la sua parte". Oltre alla difficoltà di accesso, dalla campagna delle associazioni dei consumatori emerge anche - spiegano sempre i grillini - una "non conoscenza dello strumento". Per Crippa il ministro Calenda “cercando di stigmatizzare la proposta M5S di uscire dal carbone al 2020, ha evidenziato la presenza di costi non recuperabili in caso di accelerazione della chiusura degli impianti al 2025. Ma andando a vedere meglio i conti, un recente studio dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis ci dice che con i nuovi limiti di emissione introdotti dal 2021 con il Regolamento LCP BREF, 108 centrali europee sarebbero a rischio chiusura perché troppo costose da mettere in regola. In Italia le centrali low hanging fruit, quelle più convenienti da chiudere sarebbero 3, due di Enel e 1 di A2A. Uscire dal carbone al 2030, dati Mise, costerebbe tra i 2,3 e i 2,7 miliardi di Euro di più con costi ulteriori (ma non quantificati) al 2025".
Greenpeace - Greenpeace apprezza quanto annunciato in materia di fuoriuscita dal carbone. Il contributo che questa fonte fossile offre al sistema energetico nazionale non è essenziale; se l'Italia vuole mostrarsi seria nel sostenere gli Accordi di Parigi non può che darsi obiettivi ambiziosi per chiudere al più presto l'era del carbone. "Ovviamente c'è una notevole differenza tra chiudere l'ultima centrale a carbone nel 2025 o nel 2030. Calenda dice inoltre che uscire dal carbone costerà tre miliardi di euro. Questa stima include i risparmi che il nostro Paese avrebbe dal mancato import di carbone, i benefici sanitari, climatici ed economici che verranno dall'azzeramento delle emissioni? L'Agenzia Europea per l'Ambiente, pochi anni fa, stimava in oltre 500 milioni l'anno gli impatti del solo impianto di Brindisi: qualcosa ci dice che all'Italia converrebbe uscire dal carbone anche dal punto di vista economico", dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. Sul fronte trasporti, infine, per Greenpeace, ogni investimento per rinnovare il parco veicoli deve andare verso la mobilità elettrica, ovvero per la realizzazione di una infrastruttura diffusa di ricarica e per l'acquisto di veicoli elettrici. Neppure un centesimo per passare a nuove categorie, tipo Euro 6, specie se diesel. 

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