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Emissioni di metano. Obiettivo vincolante al 2030, l’Europarlamento pronto ai negoziati con gli Stati

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A Strasburgo approvato il mandato negoziale per avviare il confronto con gli Stati membri per ridurre le emissioni di metano dai settori dell'energia

L’Europarlamentoemissioniinquinamentoansa-2.jpg riunito a Strasburgo ha adottato la scorsa settimana a larga maggioranza – con 499 voti a favore, 73 contrari e 55 astenuti – il mandato politico sul regolamento per ridurre le emissioni di metano dai settori dell’energia e avviare così i negoziati con gli Stati membri. Bocciati tutti gli emendamenti significativi al testo di compromesso che già qualche settimana fa era stato concordato dalle due commissioni parlamentari competenti sul dossier, la Itre (Ricerca, energia e industria) e Envi (Ambiente, salute e sicurezza alimentare).
 
Le tredici proposte
Come è noto, nell’Unione europea le emissioni di metano vengono soprattutto dall’agricoltura (il 53%), ma anche dall’industria e dall’energia (26% e il 19%). Su questi settori produttivi, Bruxelles ha iniziato a lavorare per ridurre l’impatto sul surriscaldamento globale causato dal metano che è ben 80 volte superiore a quello dell’anidride carbonica su un periodo di 20 anni. Dopo aver presentato a luglio 2021 tredici proposte nuove o di modifiche legislative per rivoluzionare la normativa europea in materia di energia e clima, la Commissione europea ha presentato a dicembre un ampio pacchetto per la decarbonizzazione del mercato del gas, proponendo per la prima volta una stretta sulle emissioni di metano prodotte dai settori dell’energia.
 
Includere le importazioni

Oltre a petrolio, gas fossili, carbone e biometano (che già erano nella proposta della Commissione) i deputati hanno chiesto che le nuove regole includano anche il settore petrolchimico, esortando la Commissione Ue a proporre entro la fine del 2025 un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di metano dell’Ue per il 2030 per tutti i settori interessati dalla normativa. Gli Stati membri dovrebbero fissare obiettivi nazionali di riduzione come parte dei loro piani nazionali integrati per l’energia e il clima. Rispetto alla proposta della Commissione, la novità più importante su cui insistono gli eurodeputati riguarda la necessità di includere le importazioni nella normativa, dal momento che le emissioni di metano dal settore energetico arrivano principalmente dal gas e dal petrolio, di cui l’Ue non è un grande produttore quanto un importatore. Da qui la proposta di estendere il regolamento alle importazioni di gas, petrolio e carbone entro il 2026, garantendo così “condizioni di parità e un impatto globale”. Secondo la proposta, gli operatori dovranno presentare alle autorità nazionali competenti un programma di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite di metano entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del regolamento. I deputati chiedono che le indagini di rilevamento e riparazione siano più frequenti rispetto alla proposta della Commissione e di rafforzare gli obblighi di riparazione delle perdite, e che tutti i componenti con fuoriuscite di metano siano riparati o sostituiti subito dopo la rilevazione della perdita, o al massimo cinque giorni dopo.
 
 

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