Il gas rialza la testa. Ora anche in Germania e Spagna scommettono su nuova capacità
Berlino cambia strada e raddoppia la costruzione di nuove centrali a gas, mentre il gestore spagnolo della rete ha deciso di aumentare la quota di cicli combinati.
Lunga vita al gas! Si potrebbe dire così di una risorsa che oggi si dimostra essere più centrale e in grado di affiancare le rinnovabili nel percorso di transizione energetica. Da tempo aumenta la domanda mondiale di gas (+1,5% nel 2023, +2,8% nel 2024, +2% secondo stima 2025) e più di recente la voglia di metano è tornata a crescere anche in Europa e persino in Italia: da gennaio a maggio 2025 i consumi del nostro Paese hanno sottolineato un +6% rispetto allo stesso periodo del 2024 (grazie al termoelettrico, +13%). Se guardiamo soltanto al primo trimestre, cioè ai mesi più freddi, la domanda ha segnato un +10% (con il termoelettrico a +22%), trainata anche e soprattutto dalla necessità di compensare una produzione rinnovabile bassa. La riscossa del gas diventa più evidente anche se viene raffrontata con le notizie di questi giorni provenienti, per esempio, dalla Germania, dove raddoppia l’obiettivo della capacità termoelettrica prevista al 2030, e dalla Spagna, dove la quota del gas nel mix energetico si è impennata a maggio per garantire la stabilità della rete. Due Paesi diversissimi, certo, ma con un elemento di analogia: la forte politica di promozione delle tecnologie rinnovabili, soprattutto eolico e fotovoltaico, esige un maggiore ricorso agli impianti a gas per dare equilibrio al sistema.
La situazione tedesca
Con il cambio di governo a Berlino a trazione Cdu Csu, si sapeva già che il peso del gas sarebbe aumentato, al punto che la decisione di raddoppiare la costruzione di nuove centrali a gas, portando la capacità prevista da 10 a 20 GW entro il 2030, era già contenuta nel programma elettorale.
La Germania è il primo Paese per consumi e, come accade anche da noi, in Germania il ricorso al metano per riscaldare le case è molto diffuso (una casa su due), ma soprattutto nel breve e medio periodo il metano è destinato a rimanere cruciale per garantire la stabilità della rete elettrica e per bilanciare l'intermittenza delle rinnovabili.
Il solco è comunque tracciato: oggi si sviluppano contratti di fornitura a lungo termine con partner internazionali, e per il futuro si punta a riconvertire a idrogeno verde gli impianti a metano. Nei giorni scorsi la società pubblica tedesca Sefe e la compagnia di Stato azera Socar hanno firmato un accordo decennale che prevede le prime forniture a partire dal 2025 attraverso il gasdotto Tap, quello che passa per la Puglia. I volumi importati da Sefe arriveranno a regime a 1,5 miliardi di metri cubi l’anno i quali - aggiunti ad altri contratti - portano a 3 miliardi l’anno la quantità totale di gas azero che arriverà in Germania attraverso il Trans Adriatic Pipeline, che attraversa Grecia, Albania e termina in Italia. Da lì, il gas sarà immesso nella rete europea per raggiungere la Germania. Altri paesi europei – tra cui Albania e Bulgaria – stanno ampliando la capacità di importazione, mentre la Turchia rimane uno dei principali destinatari del gas azero fuori dall’Ue.
Ma la Germania, sul gas, si sta muovendo anche in un’altra direzione, in parte – se vogliamo – provando a replicare quanto presente in Italia: stando a quanto risulta a Bloomberg, infatti, i tedeschi starebbero valutando l’ipotesi di individuare un unico gestore dei siti di stoccaggio, in luogo - o quantomeno in raccordo - degli attuali 27. È evidente, in questo senso, l’intenzione di conseguire maggiori livelli di coordinamento, integrazione e sinergia industriale. In Italia, infatti, gli operatori sono solo due, Snam e Ital Gas Storage, e a Snam fa capo il 98,5% dell’intera capacità nazionale.
La situazione spagnola
Dopo lo shock del 28 aprile, quando l’intera Spagna e non solo è rimasta a lungo al buio, Madrid si sta interrogando non solamente sulle cause precise dell’accaduto, ma soprattutto sulle ragioni strutturali per le quali l’intero sistema ha fallito completamente. Su tutti i temi spicca la questione sicurezza della rete, secondo la quale un sistema elettrico con una quota importante di eolico e fotovoltaico - come quello spagnolo - presenta meno inerzia rispetto a un sistema elettrico dove giocano un ruolo maggiore impianti come le centrali termoelettriche con importanti masse rotanti. Queste, come è noto, giocano un ruolo cruciale nella stabilità della rete elettrica, in particolare per quanto riguarda la regolazione della frequenza e la risposta a squilibri tra domanda e offerta. La loro capacità di produrre energia in modo costante e la presenza di generatori rotanti, che accumulano inerzia, contribuiscono a rendere stabile la rete e contrastano i singhiozzi creati dalle fonti rinnovabili intermittenti.
Proprio in funzione dell’attuazione di misure di bilanciamento, il gestore della rete iberica Red Eléctrica de España ha deciso di massimizzare la funzione dei cicli combinati: la quota del gas nel mix è salita in maggio del +23,6% rispetto al mese precedente, mentre l’aumento rispetto al 2024 arriva addirittura al 64,3%. Un cambio di strategia all’orizzonte?
Che succede in Italia
Se il 1° gennaio di quest’anno abbiamo chiuso (quasi) completamente i rubinetti dalla Russia, i principali Paesi europei si sono mossi in chiave di diversificazione delle fonti. Non tutti però: Austria, Ungheria e Slovacchia dipendono ancora fortemente da Mosca (di qui le loro resistenze ai piani di Bruxelles sul phase out del metano russo), mentre l’Italia, grazie anche alla sua centralità geografica nel contesto mediterraneo ed europeo, gode di una posizione strategica che le ha permesso di affrancarsi da quelle forniture prima che l’UE lo esigesse d’ufficio. Questo risultato è stato possibile grazie all’aumento dei flussi da sud, che nel 2024 si sono attestati a oltre il 50% delle fonti di approvvigionamento di metano (Mazara del Vallo oltre il 30%, Melendugno 16% e Gela circa il 3%), e grazie all’apporto strategico delle navi rigassificatrici della Snam che hanno consentito un incremento della quota di gas naturale liquefatto (che nel 2024 si è attestata a quasi il 25%, rispetto a circa il 10% del 2021). Il gnl via nave si conferma stabilmente seconda fonte di approvvigionamento dopo le condutture in arrivo da sud, il cui apporto potrà aumentare quando sarà potenziata la Linea Adriatica, il grande gasdotto che già dalla fine dell’anno prossimo, con il completamento delle parti dell'opera rientrate nel Pnrr, consentirà di iniziare a incrementare la capacità di trasporto del gas lungo la direttrice che da Sud raggiunge le principali aree energivore e i siti di stoccaggio collocati nel nord del Paese.