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Investimenti. Gli scioperi costringono la Tunisia ad importare energia

where Tunisi when Lun, 10/10/2016 who michele

Accordo quadro da 310 milioni di dollari con la Banca islamica di sviluppo: finanzieranno l'importazione di gas, petrolio greggio e prodotti petroliferi

Le agitazioni dei dipendenti della Petrofac, i quali chiedono contratti a tempo indeterminato, mettono in difficoltà la disponibilità di energia in Tunisia e svuotano le casse dello Stato. Così i rappresentanti di Tunisia e della Banca islamica per lo sviluppo (Ibd) hanno firmato un accordo quadro del valore di 310 milioni di dollari per finanziare l'importazione di gas, petrolio greggio e prodotti petroliferi. petrofac-logo.jpg
Il documento è stato firmato dal ministro dello Sviluppo, degli investimenti e della cooperazione internazionale, Fadhel Abdelkefi, e dal presidente esecutivo della International Islamic Trade Finance Corporation (ente affiliato all'Ibd), Hani Salem Sonbel, a margine della conferenza economica di Tunisi sulla competitività per la regione Mena (Medio Oriente e Nord Africa), giunta alla sua quarta edizione.

Un totale di 150 milioni di dollari andranno all'ente elettrico algerino Steg per importare gas naturale, altri 160 milioni di dollari finiranno nelle casse alla società tunisina per la raffinazione industriale Stir per l'acquisto di greggio e prodotti petroliferi.
Il problema nasce dalle continue proteste dei giovani disoccupati che hanno portato, nelle scorse settimane, la compagnia petrolifera britannica Petrofac a minacciare di lasciare il paese e di citare in giudizio il governo, con gravissime conseguenze per l'economia del paese magrebino. Solo un accordo dell'ultimo minuto ha consentito alla Petrofac, che copre il 12-13 per cento del fabbisogno di gas del paese, di non abbandonare la Tunisia a causa delle proteste che impedivano all'azienda di operare.

La Petrofac aveva investito somme rilevanti per aiutare il Governo tunisino nato dopo la “primavera araba” nella politica di riduzione della disoccupazione. La Petrofac aveva assunto, su indicazione del Governo, moltissimi diplomati senza lavoro, ma non aveva offerto loro contratti a tempo indeterminato.
Le proteste di questi mesi dei dipendenti sono mirate a condizioni migliori di lavoro e a ridurre l’incertezza sulla durata dei contratti.
È stato calcolato che, nei nove mesi in cui Petrofac è rimasta inattiva, il governo ha speso circa 100 milioni di dollari per acquistare il gas dalla vicina Algeria, attingendo dalle riserve in valuta estera.

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Logo della compagnia petrolifera britannica Petrofac
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