torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

Paura. Le imprese del petrolio offshore scrivono al ministero: settore azzerato

where Ravenna when Lun, 16/03/2020 who roberto

Attualmente le aziende ROCA danno lavoro a circa 6.000 persone, di cui il 44% assunte all'estero

C’è allarme tra le imprese del distretto piattaforma-amelia.jpgdi Ravenna operanti nel settore offshore, preoccupate dell'attuale contesto a causa di Pitesai, lo strumento normativo che definisce il quadro di riferimento per la programmazione delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nei mari italiani, del crollo del prezzo del petrolio e ora dal coronavirus.
 
Dopo il lunedì nero, con la perdita del 30% del prezzo del Brent, ROCA, l’associazione che le riunisce, ha scritto una lettera a Stefano Patuanelli, Ministro delle Risorse Economiche, ai Direttori Generali del MISE Rosaria Fausta Romano e Gilberto Dialuce. "Il Governo potrebbe dare alle imprese una grande iniezione di fiducia - commenta il presidente del ROCA, Franco Nanni - senza costi per lo Stato, con l'immediato sblocco dell'offshore Adriatico. Attualmente le aziende ROCA danno lavoro a circa 6.000 persone, di cui il 44% assunte all'estero, per soddisfare le richieste imposte dalle nazioni dove si svolge il lavoro, mentre fino a pochi anni fa i dipendenti ammontavano ad oltre 10.000 ed erano per lo più basati a Ravenna".
 
La crisi del settore, la rilevante incertezza normativa, il fermo indiscriminato delle attività di prospezione e ricerca imposto dalla Legge n. 12/2019 di conversione del D.L. n. 135/2018 hanno causato l'azzeramento ingiustificato delle prospettive di investimento nel settore e distrutto l'attività locale delle PMI, costrette a tagliare migliaia di posti di lavoro ad elevato livello di specializzazione o addirittura a chiudere. ROCA ha fatto notare al Ministro che, negli ultimi anni, cinque aziende del settore sono entrate in procedure concorsuali e altre quattro hanno chiuso, o sono in fase di chiusura della sede di Ravenna; le Aziende ancora in attività lavorano quasi esclusivamente per commesse all'estero.
 
"Con la diminuzione del prezzo del petrolio, che è arrivato a quasi 30 dollari al barile (quotazione più bassa degli ultimi 18 anni), causerà certamente una riduzione degli investimenti da parte delle compagnie petrolifere e quindi si prevede una ulteriore diminuzione di lavoro anche all'estero. L'estero è l'unica possibilità di acquisire contratti per le aziende ROCA. Siamo a chiedere di riaprire con urgenza le attività estrattive in Adriatico per alleviare la minaccia di un ulteriore aggravamento della crisi ed il rischio di una paralisi completa".
In linea con quanto peraltro richiesto nei giorni scorsi dal Prefetto di Ravenna, dottor Caterino, dopo aver riunito nel palazzo del Governo tutte le Istituzioni, le associazioni di categoria e i sindacati. L'intervento del Signor Prefetto si è reso necessario in seguito alle reiterate richieste pervenute al Mise dal sindaco di Ravenna, dal Roca, dai sindacati, ancor prima della possibile crisi per la riduzione del prezzo del petrolio.
 
ROCA riconosce l'importanza della tutela ambientale e la necessità di utilizzare il gas solo come traghettatore verso l'energia rinnovabile, ma “non è accettabile una totale interruzione del nostro lavoro per scelte non ponderate e controproducenti anche in termini di economia nazionale. Gli studi scientifici dimostrano che il completo soddisfacimento della richiesta energetica, non può essere coperto, né ora, né nei prossimi decenni, dalle sole fonti alternative”.
 
ROCA chiede ancora al Ministro "perché essere costretti a un blocco indiscriminato delle ricerche e delle nuove coltivazioni (ora prolungato di altri 6 mesi) in attesa di un Piano per la Transizione energetica sostenibile delle Aree idonee (PiTESAI) che non ha criteri definiti, quando L. n. 979/1982 (Disposizioni per la difesa del mare), la L. n. 394/1991 (Legge quadro sulle aree protette) o il D.lgs. n. 152/2006 (Testo Unico ambientale) circoscrivono già efficacemente le aree marine da proteggere. Chiediamo, da subito, di avere la certezza di poter riprendere ad operare e dare la possibilità d'investire nelle zone di mare fuori dalle Aree Marine Protette".
 
ROCA ha già manifestato negli scorsi mesi l'interesse a collaborare con le Autorità competenti nella definizione di una Strategia Energetica Nazionale di medio termine, ma l'appello è caduto nel vuoto. ROCA rinnova l'offerta degli operatori del settore ad apportare il proprio contributo alla politica energetica del paese, che non può sopportare repentini cambi di direzione, come accaduto nell'ultimo decennio.
Nel Mare Adriatico, in aree non interessate da vincoli ambientali, abbiamo ancora grandi riserve di gas che non vengono sfruttate. Il metano è il combustibile meno inquinante, necessario per almeno 30-50 anni di transizione e la ricerca di questa risorsa non può essere bandita indiscriminatamente dal nostro mare, preferendo l'importazione dall'estero, con quindi maggiori costi, più inquinamento e perdita di posti di lavoro nel nostro Paese.
ROCA cerca una soluzione rapida: l'economia del distretto ha già subito troppi danni. Le nostre riserve potrebbero alleggerire le importazioni, con vantaggi per la bilancia dei pagamenti, oltre che dare lavoro alle aziende del settore.

immagini
piattaforma-petrolifera
leggi anche: