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Raffineria nella bufera. Saras, perquisizioni per l’inchiesta sul presunto contrabbando di greggio con l’ISIS

where Milano when Lun, 12/10/2020 who roberto

Perquisizioni effettuate nelle sedi della società di Sarroch e Milano, dove la Guardia di finanza ha raccolto materiale su barili provenienti dall’Iraq

È bufera sulla raffineria Saras di Sarrochraffineriasaras.jpg, in Sardegna, che si trova al centro di una indagine della procura di Cagliari e sta avviando le procedure di cassa integrazione per i 1.300 lavoratori. A Piazza Affari il titolo della società controllata per il 40% dalla famiglia Moratti ha subito in settimana un calo del 7,6% a 0,48 euro.
 
La raffineria, una delle più grandi in Europa e delle più avanzate in termini di complessità degli impianti, è al centro di una indagine della direzione distrettuale antiterrorismo di Cagliari circa un presunto traffico di petrolio. L'inchiesta, in corso da diversi anni, ha portato nei giorni scorsi alle perquisizioni effettuate nelle sedi della società di Sarroch e Milano, dove la Guardia di finanza ha raccolto 18 quintali di documenti. L'ipotesi su cui stanno lavorando i pubblici ministeri Danilo Tronci e Guido Pani riguarda il presunto arrivo nella raffineria di Sarroch di barili provenienti dallo stato islamico - partendo dall'Iraq e passando dalla Turchia - acquistati a prezzi estremamente convenienti. Nel fascicolo si ipotizzano i reati di riciclaggio, falso e reati fiscali, mentre nel registro degli indagati sarebbero finiti i vertici aziendali, Franco Balsamo e Marco Schiavetti.
 
La replica di Saras - Saras respinge "fermamente ogni associazione del nome della società al contrabbando di petrolio e di carburante, in quanto del tutto priva di fondamento e lesiva della immagine propria e dei collaboratori del gruppo". La società è comunque a "disposizione nella piena consapevolezza della bontà e della trasparenza delle operazioni effettuate dal gruppo".  Vicinanza alla società è stata espressa dal presidente di FederPetroli, Michele Marsiglia, il quale ricorda come nel 2015 "fummo noi stessi ad escludere qualsiasi rapporto tra depositi e raffinerie italiane con il Daesh ed altre organizzazioni non ufficiali e terroristiche ci sorprenderebbe apprendere di operazioni diverse".
 
Arriva la cassa integrazione - Ma sull'impianto si è abbattuta anche la tegola della cassa integrazione per 1.300 lavoratori a causa del trend negativo del comparto petrolifero, piegato dalla crisi del Covid. "Lo stato di crisi alla Saras? È una bomba sociale: bisogna convocare subito un tavolo in Regione", afferma Michele Ciusa, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle. "Oltre ai dipendenti interni - aggiunge - questa notizia interessa le sorti di tutti quei lavoratori impiegati mediante le ditte aggiudicatarie degli appalti".

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