La relazione Arera. A mente fredda. Ecco tutti i dati sul mercato dell’energia
Continuiamo l’analisi dei dati presentati dall’Arera durante la relazione annuale. I consumi di gas hanno registrato un leggero aumento. I consumatori domestici italiani hanno pagato tariffe superiori del 5,3% rispetto alla media dell’area euro. Le imprese italiane hanno pagato un prezzo lordo (cioè comprensivo di oneri, imposte e tasse) più conveniente rispetto a quasi tutti i principali competitor europei.
I consumi di gas sono aumentati, mentre la produzione è in calo e c’è una netta differenza nei prezzi dell'energia tra mercato libero e quello a maggior tutela simile a quello che ha caratterizzato i due mercati nello scorso decennio. Sono alcuni dei punti segnalati dal presidente di Arera, Stefano Besseghini, nella presentazione della Relazione al Parlamento dell'Autorità, di cui continuiamo l’analisi. Questa è l'ultima relazione di questo collegio, che ha ricordato in particolare che “dal 2012 al 2019 il prezzo nel servizio di maggior tutela per i clienti domestici è stato costantemente inferiore a quello espresso dal mercato libero con un differenziale in media pari al 19%”.
Consumi, import e stoccaggi gas
A livello internazionale il 2024 ha visto una ripresa dei consumi mondiali di gas, passati da 4.095 a 4.212 miliardi di metri cubi (miliardi m3) con una crescita del 2,8% che ha portato il valore a un nuovo picco storico, trainati soprattutto dai Paesi dell’area Asia Pacifico.
Nell’Unione europea, dopo la flessione del 7% nel 2023, i consumi di gas hanno registrato un leggero aumento dello 0,5% e un volume totale di circa 332 miliardi m3, valori ancora lontani dai 412 miliardi m3 del 2021. La variazione dei consumi non è stata dello stesso segno per tutti i Paesi europei: all’aumento di Germania (+1,6%), Italia (+0,6%), Paesi Bassi (+1,3%), si contrappone una riduzione per Francia (-6,2%) e Spagna (-4,2%), dove maggiore è stato il peso sul mix elettrico di fonti alternative, rispettivamente nucleare (+12% su 2023) e rinnovabili (+11%).
Sul fronte dell’estrazione, l’aumento è stato dell’1,4% circa spinto, come negli anni precedenti, dalla crescita (+2%) del gas non convenzionale che rappresenta il 32% del totale. Nel 2024 i volumi importati dai Paesi dell’Unione Europea sono risultati di circa 275 miliardi m3, in calo del 6% sul 2023 e del 18% sul 2022. Il 63% è provenuto via gasdotto e il 37% via gnl. Complessivamente, il principale fornitore è stata la Norvegia con il 33%, seguita dalla Russia con il 19%, dagli Stati Uniti con il 17%, dal Nord Africa con il 14%.
Secondo i dati della Commissione europea, relativamente alle importazioni via gasdotto (-2% sul 2023) il principale fornitore si conferma la Norvegia con una quota del 50% mentre lato gnl la quota preponderante è arrivata dagli Stati Uniti (45%). Tra le cause che hanno inciso sulla riduzione dell’import di gnl, sceso del 16% in confronto al 2023, le principali sono state la ripresa di una regolarità dei flussi via tubo, le problematiche di transito attraverso il Mar Rosso e i prezzi più alti offerti dall’Asia per attrarre più carichi.
Rincari alle famiglie
La relazione ha toccato anche il capitolo prezzi: nel 2024 i mercati del gas naturale hanno mostrato segnali di riequilibrio pur rimanendo sensibili agli stimoli del contesto geopolitico internazionale. In Europa, la media annua dei prezzi spot al Ttf olandese è stata di 34,4 euro il megawattora, per un calo del 15% in confronto al 2023 e del 72% rispetto al 2022, mentre il Psv italiano ha segnato 36,7 euro, con diminuzioni percentuali anno su anno analoghe all’hub olandese. Lo spread medio annuo tra Psv e Ttf è stato di 2,3 euro il megawattora.
Quanto invece ai prezzi per i clienti domestici, nel confronto internazionale con i principali Paesi dell’Area euro il prezzo medio del gas naturale (comprensivo di imposte e oneri) per i consumatori domestici in Italia ha registrato nel 2024 un aumento significativo (+15,1%) raggiungendo i 13,1 centesimi al chilowattora. Contrariamente a quanto accaduto nel 2023, i consumatori italiani hanno pagato tariffe superiori del 5,3% rispetto alla media dell’area euro (-8,3% nel 2023).
L’aumento è sostanzialmente riconducibile a due fattori: la crescita dei costi di rete (passati da 2,6 nel 2023 a 3 centesimi al chilowattora nel 2024) e, soprattutto, quella della componente fiscale (passata da 0 a 3,2 centesimi). Nel 2024 sono esauriti gli effetti degli interventi governativi che avevano stabilito la riduzione dell’IVA al 5% e l’azzeramento temporaneo degli oneri di sistema che aveva, di fatto, annullato l’impatto di questi ultimi sul prezzo del gas.
Ribassi alle imprese
Infine, il prezzo medio pagato dai clienti non domestici italiani si è attestato a 6,75 centesimi al chilowattora, con un calo (-18%) superiore a quello registrato nell’area euro (-13,5%) il cui prezzo medio si ferma a 6,93 centesimi. Le imprese italiane hanno pagato un prezzo lordo (cioè comprensivo di oneri, imposte e tasse) più conveniente rispetto a quasi tutti i principali competitor europei (-9,8% rispetto alla Francia, -7,7% rispetto alla Germania) tranne che la Spagna (+38%).
La riduzione del prezzo in Italia è dovuta interamente alla componente energia, pari a 4,4 centesimi al chilowattora (-32,7%) che incide per il 65% sul prezzo finale mentre le altre due componenti, cioè i costi di rete e gli oneri e imposte, che incidono entrambe per circa il 17% sul prezzo complessivo, hanno registrato un incremento sul 2023 rispettivamente del +0,9% e del +125%.
Giacimenti italiani
La produzione nazionale ha registrato un altro calo del 4,1%, attestandosi poco sotto 2,6 miliardi di metri cubi dai 2,7 dell’anno precedente; scendono anche le importazioni nette, che passano da 59,2 a 58,8 miliardi di metri cubi (-0,7% rispetto al 2023) a causa della discesa delle importazioni lorde diminuite di 2,4 miliardi (-3,9% rispetto al 2023) solo parzialmente attutita dal quasi azzeramento delle esportazioni (-2 miliardi metri cubi).
Il livello di dipendenza dall’estero è diminuito: nel 2024 il 95,2% del gas disponibile in Italia è arrivato dall’estero (era il 96,3% nel 2023). Il gruppo Eni controlla il 65% della produzione (62,4% del 2023).
Per il terzo anno consecutivo, le importazioni sono scese a 59,4 miliardi metri cubi dai 61,8 miliardi metri cubi del 2023 (-3,3%) riportandole vicine al minimo storico degli ultimi 15 anni registrato nel 2014 a 55,8 miliardi.
Il calo più rilevante, pari a 3,6 miliardi metri cubi, si è avuto nei volumi di gas nordafricani: -2,2 miliardi dall’Algeria (che rimane il primo fornitore con 23,3 miliardi), così come i volumi dalla Libia si sono quasi dimezzati, passando da 2,5 a 1,4 miliardi metri cubi. In calo anche l’import di gnl che si è fermato a 14,7 miliardi di metri cubi, contro i 16,5 acquistati nel 2023, in riduzione dell’11%. I principali Paesi di provenienza si confermano Qatar, Algeria e Usa da cui arriva il 95% del gnl. Arretra Eni, che rimane al primo posto delle imprese importatrici, con una quota di mercato del 30,9% (32,3% nel 2023), seguita da Edison (17,6%) e Azerbaijan Gas Supply Company (15,9%). I primi tre importatori hanno approvvigionato il 64,4% del gas entrato nel mercato italiano (era 63,8% nel 2023).
Qualità servizi
L’autorità Arera monitora la qualità dei servizi erogati dalle imprese. Per quanto riguarda il rispetto degli indicatori della qualità commerciale dei servizi di vendita del settore elettrico, lo scorso anno le imprese hanno ricevuto: 298.690 reclami scritti (-8,3% rispetto al 2023), 261.117 richieste di informazione (-20,7%), 6.566 rettifiche di fatturazione (-0,6%) e 565 rettifiche di doppia fatturazione (-57,2%). Gli indennizzi automatici per il mancato rispetto degli standard sono stati prevalentemente erogati per ritardi nei reclami scritti. In totale, sono stati corrisposti indennizzi per oltre 1,1 milioni di euro nel 2024 (poco meno di 1,7 milioni di euro nel 2023) per lo più destinati a clienti domestici nel mercato libero.
Nel 2024, sono stati ricevuti 202.784 reclami scritti da parte delle imprese di vendita del gas, in aumento rispetto all’anno precedente (19,5%), con l’83,3% proveniente da clienti domestici nel mercato libero. Le richieste di informazioni scritte sono state 127.311 (-19,9%) e le rettifiche di fatturazione sono state 7.775 (-16,8%). Gli indennizzi riconosciuti sono stati 21.134 (-5% circa rispetto al 2023), la maggior parte dei quali per il mancato rispetto dei tempi di risposta ai reclami scritti, con un totale di oltre 922mila euro erogati, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (-5%).
Mercato libero e switching
Il 2024 è stato caratterizzato, anche per il settore della vendita del gas, dalla fine del servizio di tutela gas per i clienti domestici non vulnerabili che dal 1° gennaio 2024 sono transitati nel mercato libero.
Nel 2023 la percentuale di switching è risultata complessivamente pari al 18,7% in termine di clienti e al 25,5% dei volumi: entrambi i valori mostrano un aumento rispetto al2023, sicuramente stimolati dal termine del servizio di tutela che dal 1° gennaio 2024 è stato riservato a quelli tra loro che sono vulnerabili. A livello geografico, il mercato libero ha raggiunto in tutte le regioni la quota largamente maggioritaria, con punte superiori al 90% in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna. Nel 2024, la percentuale di clienti domestici che ha sottoscritto nel mercato libero un contratto a prezzo fisso è diminuita in modo significativo rispetto all’anno precedente, passando dal 44% al 28,6%. I contratti a prezzo variabile si confermano più vantaggiosi per tutte le categorie di clienti — domestici, condomini e non domestici — rispetto a quelli a prezzo fisso. Il differenziale a favore dei contratti a prezzo variabile è particolarmente elevato per i clienti domestici (29,4 centesimi al metro cubo). Il mercato libero resta più costoso rispetto a quello riservato ai clienti vulnerabili, con un prezzo finale medio pari a 114,9 centesimi contro i circa 100 centesimi dei tutelato.