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Il rinnovamento dei vecchi inceneritori fa correre il mercato in Italia. L’analisi di Frost & Sullivan

where Londra (Regno Unito) when Mar, 07/05/2013 who roberto

Cruciale per lo sviluppo del settore termovalorizzatori è la collaborazione tra aziende di gestione dei rifiuti e compagnie energetiche

Con la maggior parte dei propri impianti di termovalorizzazione da rinnovare, si prevede che l’Italia diventerà uno dei mercati più interessanti in Europa per la produzione di energia dai rifiuti tra il 2013 e il 2016. Lo rivela una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata “European Waste to Energy Plant Market”.

In Italia ci sono attualmente 55 termovalorizzatori (noti anche come impianti “waste-to-energy” o wte). Tuttavia, si stima che l’83,2% dei termovalorizzatori installati abbia più di 10 anni. Pertanto, nel breve periodo l’Italia rappresenta un mercato attraente per la modernizzazione delle vecchie tecnologie, al fine di fornire una maggiore efficienza energetica.  Da questo punto di vista la collaborazione tra aziende di gestione dei rifiuti e compagnie energetiche per costruire soluzioni integrate che massimizzino le prestazioni dell’impianto e garantiscano ritorni saranno comunque cruciali per l’espansione del mercato in Europa.
Le preoccupazioni circa l’aumento del volume dei rifiuti solidi urbani e la riduzione della capacità delle discariche aiuteranno di certo a sostenere gli investimenti. Nel 2012, il numero di impianti in Europa era 480, per lo più di capacità media, con un input di 39,4 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani.  Lo studio rileva inoltre che il mercato ha prodotto entrate per circa 4,22 miliardi di dollari nel 2012 e stima che questa cifra raggiungerà quota 4,94 miliardi di dollari nel 2016.
“Le aziende di gestione dei rifiuti stanno gradualmente reindirizzando i rifiuti solidi urbani dalle discariche verso l’impiego per la produzione di energia, a causa delle normative sulla limitazione delle discariche e degli incentivi per la riduzione delle emissioni di carbonio - afferma Monika Chrusciak, analista di Frost & Sullivan nell’ambito di energia e ambiente -. La conversione dei rifiuti in energia rinnovabile attraverso l’applicazione di tecnologie di trattamento termico, vista sempre più come una soluzione allettante per la gestione dei rifiuti, riduce anche i costi operativi”.
Nonostante questi benefici sul settore pesano ancora due fattori: gli elevati costi iniziali delle soluzioni “waste-to-energy” per il trattamento dei rifiuti potrebbero però scoraggiare i potenziali investitori. Inoltre, in passato c’è stata una forte opposizione del pubblico all’installazione di nuovi termovalorizzatori, a causa dei temuti effetti sulla popolazione locale, che ha rappresentato una grossa sfida per lo sviluppo ulteriore del mercato. 

“Incorporare soluzioni di trattamento termico può aiutare le aziende di gestione dei rifiuti a trasformare i materiali di scarto con scarso valore per il riciclaggio in una risorsa preziosa - conclude Chrusciak -. Ciò creerà diverse opportunità per i fornitori nella regione, offrendo tecnologie innovative, efficaci dal punto di vista dei costi e rispettose dell’ambiente.”
 

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