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​Shale gas e fracking. Una petizione contraria di 300 associazioni

where Bruxelles (Belgio) when Lun, 27/01/2014 who michele

In Italia i promotori sono No Fracking, ProNatura Mare Nostrum, Comitato per la tutela del Gargano, Emergenza Petrolio Abruzzo, FederEscursionismo Sicilia

Sono già circa 300 tra gruppi, associazioni e comitati di tutta Europa ad aver firmato la petizione anti-fracking, la tecnica utilizzata per l'estrazione di shale gas, shale oil, tight gas e metano di origine minerale. Indirizzata alla Commissione Europea e al suo presidente José Manuel Barroso, ai membri del Consiglio Europeo, ai capi di Stato e ai membri del Parlamento europeo, ha tra i firmatari anche 7 sigle italiane tra cui No fracking Italia, ProNatura Mare Nostrum, Comitato per la tutela del mare Gargano, Emergenza Petrolio Abruzzo, FederEscursionismo Sicilia.
Al centro della petizione, la preoccupazione per lo sviluppo in Europa dei combustibili fossili non convenzionali e, in particolare, "per i recenti sviluppi della revisione della Valutazione di Impatto Ambientale (Via), per i piani di un quadro europeo sui combustibili fossili non convenzionali, per gli accordi transatlantici e i progetti della Commissione europea". Ed ecco i motivi della preoccupazione dei firmatari della petizione: il diffondersi delle attività di fracking andrebbe di pari passo con molteplici e inevitabili impatti su ambiente, clima, salute delle persone e consumo di terra, acqua e aria, contrastando con la necessità di puntare, invece, sulle energie rinnovabili allontanando l'Ue dalla realizzazione degli obiettivi su clima ed energia.
Sempre secondo quanto denunciano le sigle aderenti, queste attività richiedono un massiccio sistema di gasdotti, stazioni di pressione e nodi di trasporto che comporterebbero fughe di metano stimate tra il 4% e l'11% del volume totale del metano prodotto (dal punto di vista dell'effetto serra il metano è 86 volte più potente della CO2 su un orizzonte temporale di 20 anni).
Si tratterebbe dunque di un'attività industriale insostenibile che richiede "un'industrializzazione su larga scala con un impatto massiccio sulla pianificazione regionale e su aree sensibili, come osservato negli Stati Uniti, in Canada e Australia", con impatti devastanti in particolare sulle aree rurali e le popolazioni che le abitano. "La promozione politica di queste attività - si legge nella petizione - contraddice completamente il crescente bisogno di sistemi economici locali basati sul patrimonio naturale e culturale e sulle energie rinnovabili".
Sul banco degli imputati, "l'attuale situazione giuridica Ue che non garantisce una Via obbligatoria per l'esplorazione e l'estrazione di Uff (unconventional fossil fuels) in Europa" e "il quadro europeo sugli Uff che verrà annunciato dalla Commissione europea" e che rappresenta "solo un insieme non vincolante di raccomandazioni", mentre "si stanno aprendo le porte a un'industria scarsamente regolamentata e fortemente inquinante". La petizione denuncia anche casi di corruzione e repressione, con violazioni delle regole democratiche e dei diritti umani, recentemente registrati a Pungesti in Romania, Zurawlow in Polonia e Barton Moss in Gran Bretagna.
Per queste ragioni, la petizione chiede ai membri del Consiglio europeo, ai Commissari e i membri del Parlamento europeo di intervenire subito nell'interesse delle popolazioni degli Stati membri e di tutti i cittadini dell'Ue, rendendo obbligatoria la Valutazione di Impatto Ambientale prima dell'avvio di ogni esplorazione o attività riconducibili allo sfruttamento delle fonti di energia da combustibili fossili.
 
 

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