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Il Tar dà il via libera alla ricerca di greggio nel Canale di Sicilia

where Ragusa when Mar, 09/06/2015 who roberto

I magistrati amministrativi respingono il ricorso di alcune associazioni contro l’uso dei giacimenti al largo di Ragusa

Dopo che Eni ed Edison avevano già ottenuto il parere positivotrivellesicilia.jpg della Via (Valutazione d’impatto ambientale), alcune associazioni avevano fatto ricorso al Tar contro il progretto di ricerca e sfruttamento dei giacimenti nel Canale di Sicilia, e in particolare del cosiddetto “offshore ibleo” al largo di Ragusa, Gela e Agrigento e contro il progetto dell’Edison per una nuova piattaforma da costruire vicino all’attuale piattaforma Vega.
Il Tar del Lazio ha respinto questo ricorso e ha detto che il progetto è in regola con le norme.
Otto pozzi - Il progetto prevede otto pozzi, di cui due “esplorativi”, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa delle province di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa. Parte delle istallazioni ricade entro le 12 miglia dalla costa, in cui dal 2010 vige il divieto di nuove attività petrolifere; tuttavia i progetti sono precedente al divieto e quindi non ne sono sottoposti.
Doppio ricorso degli ambientalisti - Greenpeace, Legambiente e Wwf hanno deciso di appellarsi al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar. Secondo le associazioni, “due capisaldi del ricorso non sono stati presi in dovuta considerazione. Con il primo si contestava il progetto di ENI ed Edison come non assentibile, per la presenza nell’area di habitat prioritari, dunque in violazione del DM 184/07. Con il secondo si contestava la decisione presa nel 2010 dai ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, con la quale il progetto era stato sospeso anziché archiviato, essendo intervenuto nel frattempo un preciso divieto di legge relativo alla distanza di queste attività dalla costa: il limite delle 12 miglia fissato dal cosiddetto decreto Prestigiacomo. Rispettiamo la sentenza del Tar, come ogni altra. Non entriamo nel merito delle valutazioni fatte, ma di quelle non fatte: il Tar omette infatti di pronunciarsi sulle questioni fondamentali del ricorso, come la presenza di habitat prioritari e il fatto che il progetto autorizzato differisca dal progetto originariamente presentato, prevedendo la costruzione di una piattaforma nel limite delle 12 miglia”, sostengono le associazioni.

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