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Transizione energetica. Europa al top, ma l’Italia è indietro

where Milano when Lun, 26/04/2021 who roberto

Secondo il rapporto Fostering Effective Energy Transition 2021 del World Economic Forum, nell’ultimo decennio solo 13 paesi hanno fatto progressi costanti verso la transizione energetica

Sono europei nove dei primi dieciwef.jpg Paesi più attivi nella corsa alla transizione energetica. Svezia, Norvegia e Danimarca sono ai primi tre posti mentre l’Italia, pur facendo progressi negli anni, si trova al 27esimo. A scattare la foto è il rapporto “Fostering Effective Energy Transition 2021”  del World Economic Forum, giunto alla sua decima edizione e realizzato in collaborazione con Accenture.
 
Progressi costanti solo per pochi Paesi

Sui 115 Paesi presi in esame, solo 13 hanno fatto progressi costanti nell’ultimo decennio nella transizione energetica, che - sottolinea il Wef - richiede una totale trasformazione del sistema globale dell’energia, dell’economia e della società. È un processo che va avviato subito, perché i prossimi dieci anni saranno cruciali per raggiungere gli obiettivi climatici. Il rapporto si fonda sull’Indice della Transizione Energetica, che valuta l’attuale performance dei sistemi energetici sulla base di tre dimensioni - lo sviluppo economico e la crescita, la sostenibilità ambientale e la sicurezza e l’accesso all’energia - oltre alla prontezza dei Paesi nel passare a un sistema energetico sicuro, inclusivo e con prezzi accessibili. I progressi, nell’insieme, non mancano. Otto delle dieci maggiori economie del pianeta si sono impegnate a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro la metà del secolo.
 
Oltre 500 miliardi di investimenti

Gli investimenti annui globali nella transizione energetica hanno superato i 500 miliardi di dollari per la prima volta nel 2020, nonostante la pandemia. Il numero delle persone senza accesso all’elettricità è diminuito a meno di 800 milioni dagli 1,2 miliardi di 10 anni fa. L’aumento della capacità nelle energie rinnovabili ha aiutato i Paesi importatori ad aumentare sia la sostenibilità ambientale, sia la sicurezza energetica. Resta il fatto che solo il 10% dei 115 Paesi ha fatto progressi regolari e costanti, il che riflette anche le difficoltà che il processo di transizione energetica incontra, anche per le implicazioni in termini di mercato del lavoro, costi per i bilanci pubblici e crescita. Tanto che l’intensità di anidride carbonica è addirittura aumentata in molti Paesi emergenti dell’Asia e dell’Africa Sahariana. Nel dettaglio, la graduatoria dell’Indice di Transizione Energetica mostra ai primi dieci posti Paesi dell’Europa occidentale e nordica. La Svezia si conferma al primo posto per il quarto anno consecutivo, seguita dalla Norvegia e dalla Danimarca. Al quarto posto si piazza la Svizzera, davanti all’Austria e alla Finlandia. Il Regno Unito (settimo), la Francia (9) e la Germania (18) sono gli unici Paesi del G20 nel ‘top 20’ della classifica. Unica eccezione extraeuropea è la Nuova Zelanda (8). Gli Stati Uniti sono 24esimi e l’Italia è 27esima (come lo scorso anno, in base alla nuova metodologia di calcolo dell’indice).
 
Italia al 27esimo posto
L’Italia – indica il Wef – “ha fatto buoni e costanti progressi negli ultimi 10 anni, guidando le altre economie avanzate in termini di miglioramento dell’indice (5,1% dal 2012) e si distingue per l’equilibrata performance in quasi tutte le dimensioni” della transizione energetica. In ogni caso, l’Italia è preceduta persino dall’Albania (25esima) e dal Costa Rica (26simo). Tra i Paesi maggiori ha fatto decisamente peggio il Giappone (36esimo), che continua ad essere penalizzato sul fronte della sicurezza energetica, in considerazione dell’aumento delle importazioni di energia. La maglia nera va allo Zimbabwe, preceduto da Haiti e Mongolia. Verso il fondo della classifica anche i due big emergenti, Cina (68esima) e India (87esima), che assieme rappresentano circa un terzo della domanda globale di energia: paesi che, comunque, hanno fatto netti progressi in 10 anni, anche se il carbone continua ad avere una parte rilevante nel loro mix energetico. La Cina ha ridotto l’intensità energetica della sua economia, ha fatto passi avanti rispetto alle emissioni di anidride carbonica grazie all’espansione delle energie rinnovabili e ha migliorato l’impatto ambientale tramite investimenti e infrastrutture. L’India ha ottenuto miglioramenti con la riforma dei sussidi e favorendo l’accesso all’energia.

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wef
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